INTERVISTA A MADJIGUÈNE CISSÉ

Radio Sherwood, Padova, febbraio 1997

 

D.: Ciao Madjiguène, come prima domanda vorrei saperne di più su quello che state facendo adesso nel Sud-Ovest della Francia con questa "carovana dei sans papiers" e quale è lo scopo di questa azione?

R.: Lo scopo di questa "carovana dei sans papiers" è di andare verso le popolazioni e anche incontrare gli amministratori locali per spiegare il senso della nostra lotta, del perché abbiamo iniziato da quasi un anno questa lotta collettiva. Così possiamo spiegare che siamo stati "clandestinizzati" dalle leggi. Noi, donne e uomini, siamo in Francia da anni, lavoriamo e paghiamo le tasse come tutti i cittadini francesi. Vogliamo anche spiegare che la situazione in questo paese è grave, visto lo sviluppo del razzismo e della xenofobia, basta citare l'ultimo esempio delle elezioni amministrative di Vitrolles in cui il Front National (F.N.) ha vinto.

D.: Che reazione ha la popolazione nei vostri confronti?

R.: Positiva, ci aiuta molto psicologicamente perché la popolazione reagisce benissimo. Per esempio, ieri a Périgueux siamo stati accolti dai diversi collettivi e associazioni antirazziste, con la presenza anche dei sindacati. Siamo anche stati ricevuti dall'esecutivo del Consiglio Provinciale.
Abbiamo organizzato una manifestazione davanti al Palazzo di Giustizia e una riunione pubblica la sera alla Camera del Lavoro con la presenza di più di 200 persone. E' una buona partecipazione per una cittadina di queste dimensioni.

D.: Vorrei sapere che bilancio fai di questo movimento che dura da quasi un anno?

R.: Se parliamo sul piano delle regolarizzazioni, il risultato è molto parziale. Bisogna chiarire che non si tratta di regolarizzazione ma di permessi provvisori di un anno o ancora peggio di semplici ricevute delle domande di permesso di soggiorno valide per 3 o 6 mesi. Questo ci lascia in una situazione di altissima precarietà che non garantisce assolutamente una regolarizzazione definitiva. Più della metà dei 300 occupanti della chiesa di S.Bernard non ha finora visto nulla. Quindici di noi sono stati espulsi, fra cui due padri di famiglia e un malato.

D.: Che bilancio fai dell'impatto del vostro movimento sulla società civile in Francia?

R.: La lotta si è allargata grazie alla moltiplicazione dei collettivi di sans papiers sull'intero territorio francese. Oggi per esempio siamo nella città di Agen in cui c'è un collettivo di sans papiers che lotta per la regolarizzazione. Abbiamo federato tutti i collettivi in un coordinamento nazionale.
La carovana per esempio è composta di sans papiers della Regione Parigina e di sans papiers di collettivi locali.
Il sostegno delle popolazioni è forte e molto vivace, sia sul piano delle relazioni umane, sia della loro partecipazione alle nostre manifestazioni ed anche sul piano della solidarietà materiale con la raccolta dei fondi.

D.: Adesso vorrei avere la tua opinione sul movimento di disobbedienza civile lanciato dal mondo intellettuale in Francia? E anche, che cosa vi aspettate da questo?

R.: Vorrei ricordare in poche parole il contenuto del progetto di legge Debré. Prima di tutto è una legge liberticida! È una legge che priva gli stranieri in situazione regolare, ma anche i francesi, delle loro libertà e quindi è una legge che dobbiamo tutti combattere esigendo il suo ritiro. Riguardo al problema dei sans papiers è una legge che da un lato, non permetterà mai lo loro regolarizzazione e dall'altro allargherà la repressione nei nostri confronti: basta pensare al prolungamento dei tempi di custodia, che è un modo per facilitare le espulsioni. Questo progetto toglie il potere alla giustizia per concentrarlo nelle mani della polizia. Ovviamente se si pensa all'articolo 1, che riguarda il certificato di ospitalità, ci viene in mente il governo di Vichy, quando i Francesi erano costretti a segnalare al comune o alla polizia il fatto che ospitavano ebrei a casa loro.
Noi, sans papiers siamo contenti della mobilitazione degli intellettuali e del corpo sanitario. Però c'è un rischio con questa petizione ed è quello che il movimento di protesta si limiti all'articolo 1 mentre tutte le disposizioni della legge Debré sono quanto mai antidemocratiche e liberticide.
La mobilitazione attuale è un punto di partenza positivo ma bisogna allargarla per chiedere tutti insieme il ritiro globale di questa legge.
Questa petizione non deve limitarsi agli intellettuali ma deve essere firmata da tutti i ceti della popolazione.

D.: Cosa ti aspetti della manifestazione del 22 febbraio? E secondo te cosa può produrre di significativo?

R.: Questa manifestazione ha lo scopo di gridare forte la pericolosità di questa legge. Per questo si chiama la manifestazione "delle persone con il cognome dalla pronuncia impossibile". Sono personalità di origine straniera e quindi con cognome straniero. Queste personalità del mondo della cultura, se fosse stata in vigore questa legge all'epoca del loro arrivo, sarebbero stati immediatamente espulsi dalla Francia.
Dobbiamo anche ricordare che se tutte le persone di origine straniera venissero espulse dalla Francia, resterebbero in Francia solo dodici milioni di abitanti.
Questi intellettuali che si stanno mobilitando in questi giorni, ricordano che negli anni '40 la popolazione francese non si è mossa contro le leggi razziste, loro però non sono disposti a rimanere immobili e fare finta di non vedere la deriva fascista che sta conoscendo la Francia dei giorni nostri.
Ovviamente il coordinamento nazionale dei sans papiers aderisce a questa manifestazione, noi speriamo che sia una grandissima giornata di lotta contro la legge Debré prima che il suo progetto sia discusso alla Camera dei Deputati.
C'è una seconda manifestazione prevista davanti alla Camera dei Deputati, il 25 febbraio, appunto quando inizierà il dibattito parlamentare.
Speriamo che attraverso queste due manifestazione riusciremo a costringere il governo a fare marcia indietro su questo progetto.

D.: Per concludere, ovviamente senza auspicarlo ma visto l'atteggiamento di Juppé e del suo governo sembra una probabilità da non escludere, nel caso in cui la legge venisse votata che prospettive di lotte immaginate debba darsi il movimento?

R.: Prima facciamo tutto il nostro possibile per impedire l'approvazione di questa legge. Nel caso che sottolinei tu, continueremo la lotta.
Non dimenticare che la nostra lotta è iniziata contro le leggi Pasqua e che il nostro impegno è di riuscire a fare cambiare tutte le leggi che dal '74 sono state create contro gli immigrati.


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