È nato a Bologna, negli spazi di un centro sociale occupato,
il primo sexy-shop italiano al femminile. Dove, oltre a comprare falli
di gomma, abiti osé e preservativi colorati, si puo discutere
e chiacchierare bevendo tisane
di Fernando Pellerano
Palline autostimolanti e ditali di lattice sono in assoluto gli oggetti
più richiesti e venduti. Incuriosiscono, procurano piacere,
costano poco, ma soprattutto si acquistano in un ambiente rassicurante,
divertente, niente affatto morboso. Benvenuti al Sexyshock, primo
emporio erotico pensato e realizzato dalle donne per le donne.
È un'esperienza unica in Italia, nata a Bologna grazie a Betty,
nome collettivo dentro il quale si ritrovano decine di ragazze, dai
20 ai 30 anni, che studiano e lavorano in città ma non sono
necessariamente bolognesi e che provengono dalle più disparate
esperienze: movimenti politici, università, lavori teatrali,
collettivi femministi e non.
Attenzione, però, perché questo sexy-shop declinato
al femminile, secondo le intenzioni di Betty, non vuol essere solamente
una "bottega del sesso" per rincorrere utili e profitti,
ma un luogo aperto dove creare relazioni. Il Sexyshock, inaugurato
poche settimane fa con una grande festa arricchita da una sfilata
e un dj-set tutti al femminile (con 2000 partecipanti), si trova non
a caso in uno dei luoghi più vivi e creativi della città,
ed è nato da un'occupazione che poi ha dato il via a diversi
sgomberi e trasferimenti: è il Teatro Polivalente Occupato.
gigantesco centro sociale che ora si trova nella prima periferia di
Bologna, in via Lenin 3, nell'ex Euraquarium, ma era nato in pieno
centro, nel mai utilizzato Teatro dell'Accademia di Belle Arti. E
la prossima estate, grazie a un accordo raggiunto dopo lunghe contrattazioni
con la giunta di centro destra, si trasferirà a ridosso della
stazione, in via Casarini. Ciò che più colpisce del
Tpo è la numerosa presenza di ragazze. Qui si organizzano laboratori
teatrali e informatici di grafica e di fotografia, presto partirà
un corso di coreografia, e poi si tengono incontri di graffitari,
concerti, spettacoli teatrali, autoprodotti e non. Tra piccoli set
cinematografici e mense autorganizzate aperte a tutti. Il Tpo, che
pratica prezzi popolari al bar come al botteghino, è anche
un laboratorio politico: nei suoi spazi si ritrova il Bologna Social
Forum, si organizzano manifestazioni e convegni su biotecnologie e
globalizzazione, le tute bianche si organizzano, vengono presentati
libri "scomodi", spesso distributi fuori dal circuito dei
grandi mass media, si proiettano video e film (di recente sul G8 genovese),
si affrontano battaglie politiche, come quella contro i centri di
detenzione per immigrati clandestini. E ora, nel primo sexy-shop "rosa"
d'Italia, si discute su temi che coinvolgono la vita delle donne,
dalla mercificazione del corpo al lavoro femminile,
dalle questioni riguardanti la sicurezza nelle città alla contraccezione.
Nell'ambito dell'attività del Sexyshock sono partiti gruppi
di approfondimento su prostituzione, lavori atipici e salute, molte
ragazze stanno completando una inchiesta sul sesso,
con 12 domande dirette su perversioni e dintorni, che sarà
poi valutata da alcuni sociologi e infine presentata al pubblico.
I gruppi non sono formati da sole donne: quella di Betty è
infatti una scelta non separatista, perché uno dei suoi obiettivi
è ridurre il tasso di machismo presente, al
di là dei documenti che tutti ufficialmente sottoscrivono,
all'interno del movimento alternativo. In quest'ottica
il Sexyshock rappresenta una provocazione anche nel mondo in cui nasce.
E infatti, in attesa che parta il sito (www.ecn.org/sexyshocksar),
è già vivacissimo il dibattito in rete. In una mailing
list con ottanta iscritte si è discusso, per esempio, sulla
sfilata d'inaugurazione, che ha visto salire in pedana una ragazza
completamente nuda, soltanto con il burqa a coprirle viso e spalle
(infosexyshock@inventati.org). Per il suo shop Betty ha scelto uno
spazio piacevole, non soffocante o morboso come quello dei locali
di questo genere rivolti a un pubblico maschile. E lo ha lanciato
con uno slogan non proprio da corteo: "Esprimi un desiderio".
L'interno è fatto di morbidi divani ondulati, pareti colorate
di blu, luci calde, un angolo bar dove servire tisane e cioccolate
calde. in barattoli trasparenti si può trovare ogni tipo di
preservativi, sui tavoli materiale informativo sulle tematiche più
disparate. Tra vestiti sexy realizzati artigianalmente dalle Betty-sarte,
riviste hard, libri e cd, naturalmente le vetrine con gli oggetti
che procurano piacere e curiosità, dai vibratori ai falli in
gomma di ogni foggia, rivestiti, profumati, colorati, a più
velocità e grandezze, a forma di farfalla o di pinguino, con
la cintura, riempiti di palline. Gran parte di questo materiale viene
acquistato da un altro sexyshop femminile, quello londinese di Coronet
street, che si chiama "Sh!", dove le "colleghe"
inglesi confezionano anche, artigianalmente, ogni ulteriore oggetto
di desiderio. Il Sexy-shock di Bologna si può visitare tutte
le sere in cui il Teatro Polivalente Occupato ospita spettacoli aperti
al pubblico.