A Bologna il
primo sexy shop dedicato alle donne. E gestito da un gruppo di militanti
del Tpo Un locale come tanti "Niente vergogna", spiegano le titolari.
"Il nostro è un posto in cui le persone si fermano per chiacchierare
e magari bere una cioccolata"
SARA MENAFRA -
BOLOGNA Quando "porca
l'orca" è una mini camicia da notte con merletti verdi e gialli, quando
nelle vetrine troneggiano vibratori iridescenti e la pianta della
città di Bologna è punteggiata da indicazioni women- friendly. Niente
paura: siete all'interno del "Sexy shock!", il primo sexy
shop al femminile d'Italia, che il primo dicembre ha aperto
i battenti all'interno del Teatro polivalente occupato di Bologna.
L'idea di ripensare al femminile uno spazio in cui solitamente "si
spaccia roba pornografica" è ispirata a quella del Women's erotic
emporium di Londra Sh! (http:// Hyperlink http://www.sh-womenstore.com
www.sh- womenstore.com). Lo spazio, che esiste dal 1992 con un nome
che davvero è tutto un programma (è l'acronimo di hushed up, messo
a tacere), ospita per la maggior parte creazioni originali pensate
da donne e realizzate in esclusiva da un un laboratorio artigianale.
Ed qui è che le ragazze del Tpo di Bologna vengono periodicamente
a fare acquisti per rimpinguare gli scaffali del "Sexy shock!".
Niente bambole gonfiabili dunque, ma preservativi di tutte
le forme e misure, fumetti erotici, palline che provocano imprevedibili
orgasmi, magari mentre corri per prendere l'autobus come
racconta il sito di Sh!, vibratori a forma di coniglietto e varie
amenità "che vibrano e massaggiano, dalla clitoride all'orecchio sinistro",
come si legge su una delle vetrine dello spazio bolognese. Ma ci sono
anche cioccolate in tutte le forme, grappe aromatiche, tisane rilassanti
per un effetto di "piacere a tutto tondo". "Le acquirenti sono quasi
tutte donne - spiega Betty - comprano oggetti sia le ragazze che da
sempre frequentano il Tpo sia donne più grandi che fino ad oggi facevano
parte della nostra utenza trasparente. Quelli che vengono solo per
i concerti e all'una sono già fuori". Insomma dentro al "Sexy shock!"
entra un po' di tutto. L'unica che preferisce rimanere sulla porta
è la Vergogna: "Non c'è un clima teso. E' un posto in cui
le persone si fermano per chiacchierare ed osservare e magari bere
una cioccolata".
L'idea è venuta a un gruppo di donne che si era messo insieme per
affrontare l'ultima battaglia del femminismo bolognese. Quella che
circa un anno fa ha visto riaggregarsi tutti i gruppi femministi vecchi
e nuovi perché in una cittadina della provincia un sindaco di sinistra
aveva aperto gli spazi del consultorio locale a una associazione antiabortista
che fa riferimento al "Movimento per la vita" (quelli che fanno le
veglie funebri davanti agli ospedali in cui si pratica l'aborto, tanto
per intenderci). Dopo le tante proteste, culminate in una manifestazione
di 3000 persone lo scorso 30 giugno, il gruppetto che si era aggregato
attorno al Tpo ha deciso di allargare il discorso sulla legge
194 al tema della sessualità responsabile, vista
al femminile e dal suo lato più piacevole, con un pizzico di irriverenza
e di ironia. "Qualcuno ha detto - racconta Betty, una delle
ideatrici del progetto - che il femminismo storico non avrebbe accettato
un sexy shop femminile. Secondo noi non è vero. L'epoca d'oro del
femminismo è anche quella delle minigonne e del simbolo della figa
brandito in piazza.
Certo in quel contesto non era molto interessante fare un progetto
come il nostro. Il nostro contesto è più problematico e per questo
abbiamo avuto l'idea di prendere qualcosa che proviene dal
mercato per trasformarla e restituirla all'esterno in modo completamente
diverso". Il "Sexy shock!" comunque, non è solo un negozio
ma anche uno spazio di discussione da cui qualche mese fa è partita
una sexy inchiesta sull'immaginario sessuale di uomini e donne a partire
dalla pornografia. Nei prossimi mesi nascerà anche un gruppo
di lavoro sulla prostituzione organizzato in collaborazione con il
"Comitato per i diritti civili delle prostitute" e sarà presentato
il libro di Cristina Morini "Serva servae", una inchiesta sul lavoro
domestico in Italia. Tutto insieme in un unico laboratorio: "perché
- come si legge sul documento di nascita del "Sexy shock" - i corpi
lavorano, comprano, vengono violentati, prostituiti, ma desiderano
anche, provano piacere, fanno l'amore. Perché questa complessità non
viene riconosciuta, non ha ancora un sistema di rappresentazione.
Sembra che non sia comunicabile perché è contraddizione vivente. Ma
la realtà è fatta anche di questo: contraddizioni che vivono, si muovono,
si attraversano, si contaminano e mutano".