Sexyshock quando eros porta la gonna. Il manifesto - 3 gennaio 2002

 


A Bologna il primo sexy shop dedicato alle donne. E gestito da un gruppo di militanti del Tpo Un locale come tanti "Niente vergogna", spiegano le titolari. "Il nostro è un posto in cui le persone si fermano per chiacchierare e magari bere una cioccolata"

SARA MENAFRA -

BOLOGNA Quando "porca l'orca" è una mini camicia da notte con merletti verdi e gialli, quando nelle vetrine troneggiano vibratori iridescenti e la pianta della città di Bologna è punteggiata da indicazioni women- friendly. Niente paura: siete all'interno del "Sexy shock!", il primo sexy shop al femminile d'Italia, che il primo dicembre ha aperto i battenti all'interno del Teatro polivalente occupato di Bologna. L'idea di ripensare al femminile uno spazio in cui solitamente "si spaccia roba pornografica" è ispirata a quella del Women's erotic emporium di Londra Sh! (http:// Hyperlink http://www.sh-womenstore.com www.sh- womenstore.com). Lo spazio, che esiste dal 1992 con un nome che davvero è tutto un programma (è l'acronimo di hushed up, messo a tacere), ospita per la maggior parte creazioni originali pensate da donne e realizzate in esclusiva da un un laboratorio artigianale. Ed qui è che le ragazze del Tpo di Bologna vengono periodicamente a fare acquisti per rimpinguare gli scaffali del "Sexy shock!".

Niente bambole gonfiabili dunque, ma preservativi di tutte le forme e misure, fumetti erotici, palline che provocano imprevedibili orgasmi, magari mentre corri per prendere l'autobus come racconta il sito di Sh!, vibratori a forma di coniglietto e varie amenità "che vibrano e massaggiano, dalla clitoride all'orecchio sinistro", come si legge su una delle vetrine dello spazio bolognese. Ma ci sono anche cioccolate in tutte le forme, grappe aromatiche, tisane rilassanti per un effetto di "piacere a tutto tondo". "Le acquirenti sono quasi tutte donne - spiega Betty - comprano oggetti sia le ragazze che da sempre frequentano il Tpo sia donne più grandi che fino ad oggi facevano parte della nostra utenza trasparente. Quelli che vengono solo per i concerti e all'una sono già fuori". Insomma dentro al "Sexy shock!" entra un po' di tutto. L'unica che preferisce rimanere sulla porta è la Vergogna: "Non c'è un clima teso. E' un posto in cui le persone si fermano per chiacchierare ed osservare e magari bere una cioccolata".

L'idea è venuta a un gruppo di donne che si era messo insieme per affrontare l'ultima battaglia del femminismo bolognese. Quella che circa un anno fa ha visto riaggregarsi tutti i gruppi femministi vecchi e nuovi perché in una cittadina della provincia un sindaco di sinistra aveva aperto gli spazi del consultorio locale a una associazione antiabortista che fa riferimento al "Movimento per la vita" (quelli che fanno le veglie funebri davanti agli ospedali in cui si pratica l'aborto, tanto per intenderci). Dopo le tante proteste, culminate in una manifestazione di 3000 persone lo scorso 30 giugno, il gruppetto che si era aggregato attorno al Tpo ha deciso di allargare il discorso sulla legge 194 al tema della sessualità responsabile, vista al femminile e dal suo lato più piacevole, con un pizzico di irriverenza e di ironia. "Qualcuno ha detto - racconta Betty, una delle ideatrici del progetto - che il femminismo storico non avrebbe accettato un sexy shop femminile. Secondo noi non è vero. L'epoca d'oro del femminismo è anche quella delle minigonne e del simbolo della figa brandito in piazza.

Certo in quel contesto non era molto interessante fare un progetto come il nostro. Il nostro contesto è più problematico e per questo abbiamo avuto l'idea di prendere qualcosa che proviene dal mercato per trasformarla e restituirla all'esterno in modo completamente diverso". Il "Sexy shock!" comunque, non è solo un negozio ma anche uno spazio di discussione da cui qualche mese fa è partita una sexy inchiesta sull'immaginario sessuale di uomini e donne a partire dalla pornografia. Nei prossimi mesi nascerà anche un gruppo di lavoro sulla prostituzione organizzato in collaborazione con il "Comitato per i diritti civili delle prostitute" e sarà presentato il libro di Cristina Morini "Serva servae", una inchiesta sul lavoro domestico in Italia. Tutto insieme in un unico laboratorio: "perché - come si legge sul documento di nascita del "Sexy shock" - i corpi lavorano, comprano, vengono violentati, prostituiti, ma desiderano anche, provano piacere, fanno l'amore. Perché questa complessità non viene riconosciuta, non ha ancora un sistema di rappresentazione. Sembra che non sia comunicabile perché è contraddizione vivente. Ma la realtà è fatta anche di questo: contraddizioni che vivono, si muovono, si attraversano, si contaminano e mutano".