Un emporio
del piacere pensato, gestito e rivolto alle donne. Non semplice negozio,
ma laboratorio politico e spazio di discussione. Un vero progetto
insomma
di Fernando Pellerano
Il giorno dell'inaugurazione sono passate, assai incuriosite, più
di millecinquecento persone, in molti però non sono riusciti a dargli
neppure un'occhiata. La fila si è formata quasi subito, non appena
è cominciata la festa, è andata avanti per ore e non si è mai interrotta.
Mentre nelle diverse sale dell'immenso edificio che ospita il Teatro
polivalente occupato, si suonava, si ballava, si beveva, si cazzeggiava
sulle installazioni presenti, si ricordavano le giornate di Genova,
magari sfogliando l'ultima pubblicazione in vendita all'infoshop,
una lunga coda di ragazzi e ragazze, in paziente attesa, per fortuna
al caldo, spuntava in fondo all'ultima sala, quella presa d'assalto.
Una sala nuova, inaugurata appunto quella notte, una sala come si
può intuire diversa dalle altre, decisamente particolare.
Solo alle 3 e mezzo di notte Betty ha detto "basta, grazie,
si chiude", ponendo fine alla fila che non si era interrotta
neppure durante la provocante asta sfilata di mezzanotte.
Nessuno si aspettava un simile assalto. Così è andato il primo giorno
del Sexyshock, il primo sexyshop d'Italia pensato, realizzato e gestito
dalle donne e rivolto (soprattutto) alle donne.
Il locale, una quarantina di metri quadrati, si trova a Bologna, all'interno
del Teatro polivalente occupato, in via Lenin 3, luogo trasversale,
frequentato da molte ragazze, sinteticamente etichettato come centro
sociale (è nato appunto dall'occupazione di un teatro dell'Accademia
delle belle arti degli anni '60 mai utilizzato, sgombrato due anni
fa, riposizionato dalla giunta di centrodestra del sindaco Guazzaloca
in un ex Euraquarium e dalla prossima estate con una sede definitiva
in via Casarini, vicino alla stazione), insomma uno spazio ad alta
intensità creativa - ci sono laboratori di ogni genere, concerti,
set cinematografici, spettacoli teatrali, presentazione di libri,
appuntamenti politici, mensa per i lavoratori, convention di graffittari,
qui parlano Agnoletto e Casarini, suona Jannacci, si producono video
e adesso c'è pure il Sexyshock.
Un emporio del piacere dove si trovano più o meno le stesse
cose, gli stessi oggetti che ci sono nei sexyshop, ma con una sensibilità
tutta femminile. Non c'è lo squallore e il senso d'oppressione
dei classici "paradisi del sesso", l'ambiente qui è rilassato,
accogliente e stimolante, le pareti sono colorate, i divani divertenti,
è stato allestito un bar dove si servono cioccolate e tisane, c'è
uno spazio riservato all'abbigliamento (realizzato artigianalmente
da Betty), uno alle riviste, ai libri, ai video, al materiale informativo,
ai condom e poi te vetnne con gli oggetti del piacere, dildo e vibratori
di ogni genere (rivestiti, profumati, legati a una cintura, con farfalline
e ammennicoli vari, grandi piccoli e storti, a forma di pinguino,
ruvidi, morbidi, ecc.), palline autostimolanti e ditali in lattice
dei più svariati. Gran parte di questo materiale proviene da Londra,
da un altro sexyshop "rosa", il "Sh!, women's erotic
emporium", al 39 di Coronet street. È qui che Betty si rifornisce.
Le colleghe inglesi producono direttamente tutto il materiale e prossimamente
anche Betty cercherà di farlo, "i vestiti già li hcciamo noi,
in futuro vorremmo specializzarci sul lattice". Un altro obiettivo
è quello del contenimento dei prezzi, non a caso si vendono molti
ditali e palme autostimolanti (dai 5 ai 10 euro) e qualche vibratore
in meno (sui 30 euro). Ma attenzione perché il Sexyshock non vuole
essere semplicemente un negozio, anzi. Lo store è solo una scusa.
Quello del Sexyshock è un vero e proprio progetto, nato durante
le manifestazioni che si sono tenute l'altr'anno a Bologna,
quando un piccolo comune dell'hinterland (Zola Predosa, con giunta
di centro sinistra) decise di aiutare il Movimento per la vita a entrare
in un consultorio pubblico, mentre a livello nazionalrshri-parlava
di rimettere in discussione la legge sull'aborto: le donne bolognesi
scesero in piazza, invasero la città e in quei giorni Betty decise
che era arrivato il momento di fare qualcosa. Un progetto. Il Sexyshock,
dunque, si presenta non come un semplice negozio, ma come un laboratorio
politico aperto alle donne e uno spazio pubblico di discussione ed
elaborazione. Le aree di ricerca sessuata sono sicurezza,
lavoro, biotecnologie, linguaggio e comunicazione, sessualità.
"Il Sexyshock", racconta Bettys "è nato per essere
un luogo in cui sottrarre la sessualità alla cultura mercantile e
restituirla ad una cultura delle relazioni capace di valorizzare le
differenze: più che a una vetrina vuole assomigliare a un portale
della rete Internet".
Il progetto è firmato da Betty, che non è una ragazza,
ma una pluridonna, una donna dalle pluridentità o pluripersonalità
e insieme un'identità sola". Sotto quel nome collettivo, escogitato
per eludere il meccanismo della rappresentanza, si celano e si riconoscono
tutte le ragazze che alla fine dell'anno scorso, a Bologna, hanno
inaugurato il loro Sexyshock, con lo slogan "Esprimi un desiderio"
(fra gli esclusi troviamo "Sposami" e "Tutto quello
che vuoi"). Le Betty sono una trentina di giovani ragazze, dai
20 ai 30 anni, non necessariamente bolognesi, con esperienze comuni
all'interno del movimento, dell'autorganizzazione e dell'università
e che lavorano più o meno tutte in un ambito creativo. Ci
sono Betty grafiche, Betty architette, Betty sarte, Betty giornaliste.
Betty mamme per ora no. C'è qualche Betty ex femminista e
molte di loro sono figlie di donne impegnate, 30 anni fa, nel movimento
femminista. Anche per questo, forse, sottolineano che non vogliono
essere considerate delle militanti. Precisazione necessaria per marcare
le differenze col passato. Il Sexyshock non ha fatto una scelta separata,
ha deciso di lavorare come spazio di donne aperto anche agli uomini.
Non c'è nessuna Betty uomo, ma non c'è alcuna esclusione a partecipare
alle iniziative.
Betty non rinnega percorsi e conquiste del passato, anzi ha un buon
rapporto, ma pensa che sia necessario liberare i linguaggi e indagare
nell'immaginario. Il luogo prescelto è il Sexyshock, dove esiste anche
I a pornografia. Un tema quest'ultimo dibattuto dai movimenti femministi
con aspre contrapposizioni: da una parte si pensava che incitasse
allo stupro mortificando il corpo della donna, dall'altra che rappresentasse
comunque un'espressione delle fantasie sessuali, seppur deformate.
Un'altra Betty, la Friedan (autrice di numerosi testi femministi e
fondatrice del National Organization of Women, 1969), negli anni '80
andò oltre, affermando che era necessario "smetterla con l'ossessione
della pornografia e affrontare la vera oscenità, che è quella della
povertà". E non èun caso che il primo "strumento politico"
usato da Betty è quello della Sexyinchiesta, che cerca di indagare
l'immaginario sessuale di uomini e donne a partire dalla pornografia:
15 domande dirette (tipo: Hai fantasticato di penetrare un uomo? Cos'è
un dildo? Hai usato oggetti per giocarci sessualmente? Hai fatto sesso
in più di due?), con relative immagini, da sottoporre a un campione
di almeno 300 persone. I risultati verranno presentati in primavera.
Il progetto ha ormai due mesi di vita, il Sexyshock è aperto al pubblico
tutte le sere in cui ci sono degli spettacoli al Tpo, e Betty
ha già organizzato diversi gruppi di lavoro con riunioni serali. Il
primo a partire è stato quello sulla prostituzione, a seguire quello
sulla sicurezza e infine quello sul lavoro atipico. In attesa
che parta il sito Internet ci si può iscrivere alla vivace mailing
list che conta già un centinaio di partecipanti (infosexyshock@inventati.org).
Numerosi i temi dibattuti, feroci le polemiche come quelle relative
all'asta/sfilata dell'inaugurazione quando una ragazza completamente
nuda ma col burqa sul volto è scesa in passerella. E un altro tema
attende di essere discusso: il machismo imperante all'interno del
movimento. <'E vero che tutti sono pronti a sottoscrivere documenti
contro la prostituzione e la violenza, ma poi la tua prassi quotidiana
parla un altro linguaggio e le dinamiche di auto rappresentazione
sono molto maschili. C'è un insopportabile alone di politicamente
corretto ", dice una Betty"
Intanto la gente continua a entrare nel Sexyshock senza vergogna,
inciampando fra un vibratore e un opuscolo sulla contraccezione o
sull'Aids. La relazione vincente è anche questa.