Federica
Frabetti
“In teoria & pratica” - Prato, 6-8 dicembre 2002 -
Conference Paper
Nel mio
intervento vorrei sviluppare alcuni problemi, che Preciado lascia
aperti, derivanti dalla sessualizzazione/erotizzazione del rapporto
corpo/macchina.
Suggerisco che il punto di vista metacostruzionista dal quale possiamo
ripensare corpi e tecnologie in fase post-identitaria è più
complesso di quanto il Manifesto contra-sessuale lasci intendere,
e che per individuarne le potenzialità liberatorie abbiamo
bisogno di molta analisi politica.
D’altra parte ritengo molto importante che Preciado riesca a
immaginare uno studio della tecnologia in funzione antiessenzialista.
Lo studio degli strumenti sessuali risulta prioritario nel Manifesto
perché ha lo scopo di denaturalizzare il corpo e la sessualità:
lo studio delle tecnologie può così diventare anche
una forma di resistenza alla eteronormatività, uno strumento
per evidenziare tutto ciò che è costruito e innaturale
nella nostra cultura (comprese le nostre interpretazioni della tecnologia).
Propongo innanzitutto alcuni temi di indagine che potrebbero diventare
oggetto di futuri studi contra-sessuali, (accanto a quelli già
proposti da Preciado e.g. sul dildo che gode o sul corpo transessuale.
1. Teoria
e pratiche del Robot Fetish. Accenno a un’analisi del
robot fetish come pratica sessuale (vedi alt.sex.fetish.robot).
Qual è il posto delle pratiche tecnofeticistiche in uno
scenario post-queer? Ci sono aspetti S/M nel robot fetish e
in generale nella nostra erotizzazione della tecnologia (tema
della perdita/cessione del controllo nelle interrelazioni umano-macchina)?
Qual è il ruolo degli stereotipi di genere nel robot
fetish (robot come pin-up e sesso queer con i robot)? Che cosa
significa fare sesso con una macchina che imita un essere
umano che imita una macchina (o con un essere umano che imita
una macchina che imita un essere umano?) Perché e in quali
circostanze
un cyborg può fingersi macchina? Che
cosa significa pensare le macchine come soggetti (Haraway) e
non come strumenti? Il robofetish funziona da rivelatore di
alcuni aspetti tecnologici della sessualità, materializzando
un particolare tipo di "dispositivo sessuale"?
2. Alan
Turing come primo queer cyborg della "storia" dell’Information
Technology. Propongo di studiare alcuni aspetti del lavoro di Turing,
grande matematico britannico gay inventore dell’"imitation
game" (fondativo nel campo dell’intelligenza artificiale),
che fu sottoposto a trattamento ormonale forzato in epoca maccartista.
L’imitation game (noto anche come "test di Turing")
separa il corpo incarnato dal corpo rappresentato e li connette tramite
una macchina in uno scenario cyborg. Questo disembodiment dell’informazione
si colloca, secondo N. Katherine Hayles (How We Became Posthuman),
alle radici dell’immaterialità tecnologica (e.g.
il postumanismo extropico di Hans Moravec). Mi interrogo sul
rapporto tra concezioni costruzionistiche e metacostruzionistiche
della tecnologia e sulle loro valenze politiche.
La figura di Turing getta una luce ironica
sul rapporto tra modelli di problem solving e ordine coercitivo
delle società omofobiche.
3. Il
cyborg e le teorie del marketing. Esistono alcuni teorici
del marketing che si sono appropriati della figura del cyborg
per meglio indirizzare i messaggi pubblicitari al "consumatore
postmoderno". In che senso il cranio penetrato dal Memory Stick
che si trova in una pubblicità della Sony è diverso
dalla testa-dildo di Preciado? L’equivalenza tra umani e macchine
come processori di informazioni fa parte dell’informatica del
dominio quanto la costruzione del corpo operaio come protesi
della macchina faceva parte dello scenario fordista. Mi interrogo
su alcune conseguenze del flexible capitalism sulla vita emotiva delle
persone (perdita di controllo sul proprio tempo di vita, incertezza
endemica del quotidiano). In questa fase post-identitaria, la
domanda politica per eccellenza potrebbe essere: chi gestisce
le reti?
4. Erotizzazione della tecnologia. Suggerisco di prestare attenzione
ai vincoli sui tipi di tecnologia che possono essere considerati
erotici (o con i quali potremmo avere relazioni erotiche). Probabilmente
qualunque tipo di tecnologia può essere/è stato testato
per il suo potenziale come oggetto di piacere erotico per qualcuno,
ma in ogni momento soltanto alcune tecnologie sono diventate centri
di focus erotico (telescopi, treni a
vapore, elettricità, telefono, aereo,
televisione, modem e tecnologie comunicative, organi bionici, ingegneria
transgenica). La questione è sia stabilire che cosa conta
come tecnologia erotica sia che cosa conta come erotico quando ci
si relaziona alla tecnologia. Propongo di
prestare attenzione a vari modi di erotizzazione della tecnologia,
dalla mediazione verbale necessaria al net-sex e alla teledildonica
alle forme di tecnoerotismo non genitale che rendono una tecnologia
più "sexy" di un’altra (Zoe
Sofoulis). Accenno all’ipertesto come uno de! i possibili strumenti
per "queerizzare" la tecnologia (non è
possibile una narrazione lineare di sé tramite un ipertesto).
Ricordo anche le analisi delle metafore di genere impiegate
nel discorso sul cyberspazio (dalle metafore penetrative del cyberpunk,
criticate da Rosi Braidotti, alle future cunts del primo cyberfemminismo).
Vorrei
a questo punto mettere a fuoco alcuni problemi che Preciado lascia
aperti e su cui si potrebbe discutere:
1. Definizione
delle modalità con cui alcune tecnologie possono essere
trasformate in luoghi di investimento politico (le pratiche contrasessuali
come forma estrema di "ironia tecnologica"). Suggerisco
di analizzare (con Haraway) il punto in cui il pensiero tecnologico
binario diventa confusione di confini tra umano e macchina e come
esso ritagli poi i suoi propri confini; l’analisi potrebbe aiutarci
a stabilire come noi possiamo invadere i confini che il
patriarco-capitalismo non vuole vedere invasi.
2. Problema della promiscuità tra corpo e tecnologia
(la tecnologia "prende corpo"): a quali conseguenze
potremmo giungere se spostassimo il problema dal rapporto tra
corpo e protesi (Preciado) al rapporto tra fisico e non-fisico
(approfondendo il carattere metaforico della
tecnologia). Preciado sfiora il problema dell’epistemologia
femminista in campo tecnologico. Mi richiamerò brevemente
anche alla mia personale concezione della high tech per suggerire
come la tecnologia non sia interamente
né l’apoteosi dell’ultramoderno (Fox Keller) né
un costrutto interamente riconducibile alla "postmodernità"
(lascio a questa parola tutta la sua ambiguità di significazione):
pur descrivendosi in termini ultramoderni molta tecnologia non
sa riconoscere la distinzione tra fisico e non-fisico (e.g.
tra informazione e particella/onda) perché quando cerca
oltre la propria autodescrizione ultima, trova ancora una descrizione.
3. Dire "cyber" per dire "nuovo": sostengo
una maggiore cautela in questo impiego linguistico (e politico) rispetto
a quanto viene attualmente fatto in alcuni interventi culturali e
filosofici.
4. Propongo anche alcune ipotesi di comunità "contra-telematiche"
e di pratiche "contra-telematiche" che si possono pensare
a partire da Preciado (sviluppo questo tema inventando situazioni
ipotetiche all’interno di una ipotetica comunità
queer)..