Sono accorsi in molti, sabato 25, alla
retrospettiva su Darko Maver
allestita nei sotterranei del Centro Sociale Forte Prenestino di Roma.
Segno evidente che la controversa fama dellartista jugoslavo, deceduto
in circostanze poco chiare pochi mesi fa nel carcere militare di
Podgorica, è ormai arrivata ben oltre i confini dellunderground in cui
fino a qualche tempo fa era rimasta nascosta. Già quando Maver era stato
arrestato in Kossovo nei primi di gennaio con laccusa di propaganda
antipatriottica, infatti, la campagna di solidarietà in suo favore
aveva raccolto un cospicuo numero di adesioni fuori e dentro il mondo
dellarte, con articoli su diverse riviste, mobilitazioni telematiche
intorno ai siti a lui dedicati (come
http://members.tripod.com/darko_maver,
http://www.geocities.com/SoHo/Coffeehouse/6563/inding.html
e
http://www.0100101110101101.org/EntarteteKunst),
e una mostra a Bologna
al Livello 57.
Poi la notizia del sucidio.
Da allora è stato un susseguirsi di iniziative e tributi alla sua
memoria: alla Biennale dei Giovani Artisti del Mediterraneo i romani
SCIATTOproduzie hanno ricordato Maver con una poderosa installazione,
mentre la settimana scorsa, alla Biennale di Venezia, è stato proiettato
il video-documentario Darko Maver: larte della guerra, curato dalla
Free Art Campaign.
La mostra romana (organizzata da alcune realtà culturali della capitale
nellambito di uniniziativa in solidarietà con Luther Blissett)
presentava un elemento di richiamo anche per lesposizione di opere
giovanili di Maver finora inedite, per lo più sculture e collage,
realizzate nei primi anni 80 insieme ai bolognesi Sprizzi&Rondelet che
hanno gentilmente concesso agli allestitori la propria collezione
personale.
Esposte anche, oltre ad alcuni scritti, le discusse foto che documentano
Tanz der Spinne, progetto di macabra installazione itinerante avviato
da Darko Maver nel 1990 sullintero territorio della ex-Jugoslavia,
consistente nellabbandonare in luoghi pubblici manichini orribilmente
sfigurati, simulazioni di omicidi violenti, sanguinose esposizioni
splatter con cui Maver intendeva mettere in scena la scomparsa del
corpo dellartista attraverso una beffarda rappresentazione.
E a questo proposito risuonano oggi più inquietanti e profetiche che mai
le affermazioni di Maver rilasciate lo scorso anno durante lunica
esposizione del suo materiale, alla galleria Kapelica di Ljubljana:
Lomicidio è il punto in cui la storia e il crimine si incontrano. La
morte dellarte richiede lomicidio dellartista. Solo così può emergere
la vera anti-arte.
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"...Conosco anche un'altra storia, a proposito di Otake e Go Seigen che
una
volta consultarono un veggente nel tentativo di capire quale fosse lo
stato
mentale per vincere a go. Venne loro risposto che era necessario creare
un
vuoto mentale, dimenticarsi di sè mentre l'avversario meditava."
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