-----Messaggio originale-----
Da: Il Grillo Parlante) <grilloparlante@hotpop.com>
Data: giovedì 9 dicembre 1999 1.15
Oggetto: Riviste.net / Politica // PMLI-CARC: errata corrige + siti-----BEGIN PGP SIGNED MESSAGE-----
Cari compagni
Sono Pierluigi di Caserta.
Vi chiedo scusa per l'invio degli articoli: non sono molto pratico
degli allegati e dei limiti di spazio delle mailboxes.
Riecco il mio intervento, tale e quale, con gli articoli a fondo
pagina.
Ribadisco che non condivido nè il tono degli articoli nè gli epiteti
che rivolgono ai trotzkisti e ai centri sociali, e che non so nulla
dei fatti di cui vengono accusati i CARC. In effetti è anche per
questo che scrivo: ritengo che di cose del genere tra di noi dovremmo
discutere e informarci a vicenda, e non tacere (o prenderci a
cazzotti, che non serve a niente....), e che per discutere, sia
necessario farlo il più possibile con coscienza di causa.
Condivido, invece, pienamente l'analisi sugli effetti del terrorismo.
Per ulteriore completezza, ecco dove trovare informazioni sia sui CARC
sia sul PMLI (faccio notare che entrambi si richiamano al cosiddetto
marxismo-leninismo e a Mao):
PMLI sede centrale pmli@dada.it
via Gioberti 101
50121 Firenze
Telefono: 0552347272
Fax: 0552347272
Pagina Web: http://www.dadacasa.com/pmli
Partito - Linea Rossa dubla@planio.it
via Oberdan 3
74020 Leporano Taranto
Telefono: 0995315701/678
Fax: 0995315701/678
Pagina Web: http://www.planio.it/linearossa/
Note (tratte dal sito):
Il Partito - L.R si rivolge ai lavoratori per i quali diventare colti
significa educarsi ad una coscienza socialista (Mao),
è per
la formazione di quadri che in quanto avanguardie riconosciute
costruiscono un moderno processo rivoluzionario, la rifondazione di un
partito comunista di quadri con una ' linea di massa' il prevalere
nella dialettica della lotta di classe, interna e esterna al partito
del proletariato, della ' linea rossa ' (coerenza fra principi,
strategia e tattica )
è contro
la 'linea nera ', l'opportunismo e il codismo, l'attesismo burocratico
e settario, contro l' infiltrazione delle classi borghesi dentro il
partito della classe operaia,
Contro il dogmatismo e il settarismo nel movimento operaio (Lenin).
La classe operaia, senza la guida del partito di classe e
rivoluzionario, senza la guida di un partito comunista di quadri e di
massa, non è in grado di prendere il potere; la rifondazione di questo
partito, in Italia, è compito prioritario, ma senza astrattismi
ideologici e settarismi, perchè rifiutare il dottrinarismo sterile e
l'estremismo non significa affatto accettare il revisionismo moderno,
cioè il riformismo e l'opportunismo, l'abbandono dei princìpi del
marxismo-leninismo.
Oggi, nell'ambito della rifondazione del partito dei comunisti
italiani, esterna e interna al PRC, si ripropone la contesa accanita
tra le 'due linee': è inscritto nella dialettica materialista che la
lotta di classe sia esterna e interna all'organizzazione proletaria;
noi vogliamo essere parte integrante di questa dialettica, dare forza,
vigore e slancio alla 'linea rossa'.
La LINEA ROSSA prevarrà solo nel fuoco della lotta aperta contro tutti
coloro che direttamente o indirettamente tradiscono gli interessi del
proletariato, nel quadro della liquidazione, non solo teorica, ma
anche pratica, dell'opportunismo e del carrierismo...
Ci ispiriamo per questo alla teoria e alla pratica del marxismo
creativo, da Marx, Engels a Mao-Tse-Tung e ad Antonio Gramsci e Pietro
Secchia.
Ecco il mio intervento:
Ringrazio innanzitutto il Grillo Parlante per avermi permesso di
partecipare a questa discussione.
Sono un membro del Collettivo Studenti di Giurisprudenza in Lotta di
Napoli (Stu.Gi.Lo.) e del CSA ex-Canapificio di Caserta.
Scrivo questa lettera a titolo puramente personale.
Affinché tutti possano formarsi una propria idea sull'accaduto in
piena coscienza di causa ho allegato i dettagliati articoli sui CARC,
che hanno costituito il "casus belli", la scintilla, che ha fatto
divampare questi scontri (a volte non solo metaforicamente: da quello
che ho saputo una sede del PMLI è stata bruciata da ignoti...).
A questo voglio aggiungere alcune considerazioni personali:
Premetto che non mi reputo uno stalinista, e, anche se in merito
ammetto di non avere le idee del tutto chiare, i gulag e le purghe mi
ripugnano, così come non sono d'accordo col leaderismo e il culto del
"maestro".
Premetto inoltre che non condivido i toni inquisitori degli articoli
del "Bolscevico" allegati.
Quanto al merito della questione, se i CARC siano o meno collusi con
il terrorismo e i servizi segreti, devo ammettere la mia
totale ignoranza: anche se voci che girerebbero all'interno dei centri
sociali napoletani sembrerebbero confermare le accuse, non considero
attendibili le fonti da cui mi sono, oltretutto indirettamente,
pervenute.
Ho avuto la fortuna di conoscere militanti e simpatizzanti del PMLI,
qui a Napoli, e di collaborare con loro nei collettivi
universitari e nelle lotte di piazza.
Uso il termine fortuna perché costoro, nella pratica quotidiana della
lotta, si sono dimostrati ai miei occhi infaticabili organizzatori,
aperti e disponibili a tutti e con tutti i compagni, assolutamente non
settari, al punto da guadagnarsi il rispetto di tutti i compagni
indistintamente: i disoccupati del Coordinamento di Lotta per il
Lavoro, i compagni dello SKA e Officina 99, nonché del TNT Occupato, i
Cobas-scuola, i compagni studenti, persino militanti di Rifondazione.
Nella pratica mi hanno dimostrato, questi compagni (dopo le lotte
fatte assieme nelle piazze e all'interno del Collettivo Studenti di
Giurisprudenza in Lotta e del Coordinamento dei Collettivi
Universitari Napoletani, i quali accolgono compagni di linee politiche
disparate, non esito a definirli tali), di non lasciarsi ostacolare da
pregiudizi nel giudicare il valore di un compagno (nemmeno nei
confronti dei trotzkisti), di non volere imporre a tutti i costi la
propria posizione nei movimenti, di ascoltare e tenere conto delle
posizioni di ogni compagno, di non essere d'accordo coi leaderismi di
nessun genere. Essi hanno sempre apprezzato le iniziative del
movimento, nel campo dei bisogni sociali, delle scuole e
dell'università, della musica e dell'arte, della riappropriazione
degli spazi negati. Questi compagni (insisto: per quanto mi riguarda
si sono dimostrati ottimi compagni) hanno vissuto instancabilmente le
battaglie per il lavoro, la casa, i servizi sociali gratuiti per i
proletari, a fianco dei disoccupati, degli studenti, dei centri
sociali E degli LSU, e dei precari in genere; con essi, questi
compagni si sono confrontati giorno dopo giorno, alla pari, senza
pretendersi in alcun modo superiori.
Venerdi, alla manifestazione che a Napoli ha visto sfilare almeno 5000
compagni (almeno tanti mi sono sembrati...c'erano studenti medi e
universitari, disoccupati, precari, membri del "Freitlin" e del gruppo
musicale "99 Posse", di "FalceMartello" e di "Spartaco",
militanti di
Rifondazione, nonché i CARC), dalla stazione FFSS al palazzo della
Regione, passando davanti all'Università, al palazzo della Borsa, al
Comune, alla Questura, a McDonald's, per protestare contro i tentativi
di sgombero del CSOA Officina 99 e per chiedere lo sblocco dei fondi
regionali per i corsi di formazione-lavoro, questi compagni non sono
potuti venire: i CARC, soltanto loro, li hanno "diffidati" dal
partecipare al corteo, loro che di corteo non se ne sono persi uno, da
che li conosco. Sono stati costretti da una piccolissima minoranza dei
manifestanti a non partecipare al corteo, per evitare altri scontri.
La decisione di escluderli, presa esclusivamente da pochi esponenti,
legati ai CARC, del Coordinamento LSU (mi è stato riferito addirittura
che la base del coordinamento in questione non sarebbe stata neppure
consultata), ha provocato, da quello che mi è stato detto, scontri,
anche fisici, all'interno degli stessi LSU.
La cosa non mi stupisce: i compagni napoletani del PMLI non hanno mai
mostrato pregiudiziali nei confronti degli LSU, bensì solo di qualche
specifico individuo, o di precise posizioni politiche. Al contrario,
essi sono sempre stati al fianco degli LSU, da quello che ho visto,
sostenendoli con la efficienza, la disponibilità e l'infaticabilità
che li contraddistinguono, in tutte le loro lotte.
I CARC non hanno mai risposto alle accuse con un contro-comunicato: si
sono limitati a usare le mani. E' un comportamento che non
condivido assolutamente. Sono convinto che ad accuse politiche si deve
rispondere con difese ed eventuali contro-accuse politiche: ad un
articolo, ad un volantino, ad un comunicato, si risponde con lo stesso
mezzo.
Visto che i CARC non hanno neanche tentato di ribattere in altro modo
che non fosse la violenza, contro persone, lo ripeto, che si sono
dimostrati a tutti gli effetti compagni, non posso fare a meno di
pensare che il Bolscevico potrebbe aver detto il vero...
Le aggressioni, avvenute nel bel mezzo di cortei importantissimi,
hanno avuto un unico effetto: quello di farci ridere appresso,
tutti, dalla stampa borghese, "La Repubblica" in testa. Sappiamo tutti
che costoro non aspettano altro che di gettarci fango addosso,
mostrandoci come una massa di fanatici idioti e rissosi; ora è
stata data loro un'altra scusa per farlo, e un altro pretesto da
addurre come prova.
Questi compagni PMLIsti, di cui vi ho parlato, mi hanno riferito, che,
scacciati dal corteo di Firenze in seguito all'aggressione,
sono stati diffidati dalla DIGOS (!!) dal partecipare al corteo, e dal
"causare altri disordini".
Secondo voi che ne devo pensare?
Concludo precisando due cose:
Di nuovo, scrivo a titolo esclusivamente personale.
A causa di confusione generata da un mio precedente comunicato, ci
tengo a precisare che non sono il Pierluigi del Collettivo Politico
dell'Istituto Universitario Orientale di Napoli (IUO), che pure
considero compagno e amico, e che è una delle colonne portanti del
Coordinamento dei Collettivi Universitari Napoletani (CCUN).
Saluti
Ecco gli articoli del "Bolscevico", organo del PMLI
IL MARXISMO-LENINISMO NON C'ENTRA. SONO SOLO DEI PROVOCATORI AL SOLDO
DELLA REAZIONE
Il 19 ottobre sono scattate in mezza Italia decine e decine di
perquisizioni da parte della Digos e dei Ras in abitazioni, studi
privati, uffici e "centri sociali" appartenenti o frequentati da
esponenti dei "Comitati di appoggio alla resistenza - per il comuni-
smo" (Carc) (vedi scheda a parte) o comunque vicini all'organizzazione
che sarebbe prossima a costituire il "nuovo partito comunista
clandestino".
I controlli sono avvenuti a Milano, Bologna, Napoli, Torino, Modena,
Reggio Emilia, Pistola, Bergamo, Venezia, Firenze, Rignano sull'Arno e
Abbadia San Salvatore.
I reati ipotizzati dai magistrati della procura di Roma Franco lonta,
Giovanni Salvi, Pietro Saviotti e Federico De Siervo, gli stessi che
indagano sull'assassinio di Massimo D'Antona, sono l'associazione
sovversiva ed eversiva". Uno dei principali destinatari dei
provvedimenti emessi dalla magistratura è il noto provocatore
trotzkista e avventurista Giuseppe Maj (vedi scheda a parte) da sempre
leader dei Carc e attualmente "irreperibile".
L'inchiesta intende accertare l'esistenza di un'organizzazione
clandestina già in stato di "avanzata operatività" che si propone la
costituzione di un "nuovo partito comunista clandestino" il cui nucleo
centrale sarebbe costituito da una sorta di struttura segreta degli
stessi Carc
Indipendentemente dagli esiti di tale inchiesta e dai suoi risvolti
giudiziario vogliamo fare chiarez- za su alcune questioni fondamen-
tali poiché da parte degli inqui- renti e soprattutto della stampa di
regime si tenta di accreditare come vera la presunta matrice
marxista-leninista dei Care e di questo "(nuovo) partito comuni- sta
italiano" che sarebbe in gestazione. Questo per screditare il
comunismo e gli autentici marxisti-leninisti come era già successo in
passato con le sedicenti "Brigate Rosse", in realtà nere.
I Carc e il "(nuovo) partito comunista italiano", checché ne dicano
forrnalmente e opportunisticamente i loro leader e i loro documenti,
non hanno niente da spartire con il marxismo-leninisrno-pensiero di
Mao, coi socialismo e il comunismo. Essi sono esattamente all'antitesi
dell'ideo- logia e della pratica marxiste- leniniste e nemici della
strategia rivoluzionaria della conquista dei potere politico da parte
dei proletariato.
Si tratta di provocatori al soldo della reazione che tentano ancora
una volta di egemonizzare le forze rivoluzionarie, gli anticapitalisti
e i cosiddetti "antagonisti", irretirli e dirottarli sulla via
fallimentare e suicida dell'avventurismo e dei terrorismo. li vero
obiettivo di chi li pilota, foraggia e copre è quello di impedire che
queste forze destinate a crescere dopo l'espe- rienza dei governo di
"centro sinistra" D'Alema e il progressivo smascheramento delle sue
coperture a "sinistra", costituite dai partiti di Cossutta e
Bertinotti, si saldino all'autentico Partito marxista-leninista e si
muovano all'interno della strategia della rivoluzione socialista.
Come afferma l'Ufficio politico dei PMLI nel Comunicato dei 21 maggio
1999 di condanna del barbaro e controrivoluzionario assassinio di
D'Antona: "il terrorismo non ha mai torto un capello al capitalismo e
all'imperialisrno. Anzi li ha rafforzati. Non è mai riuscito a
spostare le masse sul terreno rivoluzionario e dei socia- lismo. Anzi
le ha lasciate in balia della borghesia e dei suoi partiti. Noi
marxisti-leninisti italiani da sempre combattiamo il terrorismo, sia
perché si contrappone alla strategia della rivoluzione socialista
bruciando importanti forze rivoluzionarie, sia perché finisce
inevitabilmente per essere infiltrato, manipolato, strumenta- lizzato
e usato da qualche cen- trale borghese per i suoi fini di potere
politico".
E' del resto singolare che proprio dall'interno della stessa polizia e
in particolare da parte dei Segretario dell'associazione dei
funzionari di polizia, Giovanni Aliquò, si sia spezzata una lancia in
difesa dei Carc.
Questo sedicente "(nuovo) par- tito comunista italiano" che si intende
costituire non è un auten- tico partito marxista-leninista tan- t'è
vero che esso si ricollega al PCI di Gramsci e soprattutto alle
sedicenti "Brigate rosse", stru- menti della reazione e della P2, che
considera addirittura il "se- condo tentativo di ricostruire il
partito comunista" e alle quali contesta sostanzialmente solo la
questione della costruzione dei partito.
Non è certo frutto della conce- zione marxista-leninista quel partito
che nasce a priori come partito clandestino. Ogni autentico comunista
e rivoluzionario sa bene che oggi il regime neofascista imperante e il
governo dei rinnegato D'Alema si devono combattere a volto scoperto e
alla luce del sole affinché le masse capiscano che questi sono i loro
nemici e li combattano per spazzarli via. La trasformazione della
società, l'abbattimento dei capitalismo e la conquista dei socialismo
possono avvenire solo attraverso la lotta di classe e la rivoluzione
proletaria che è opera delle masse proletarie e popolari, non di
singoli individui o piccoli gruppi clandestini.
Come può essere infine questo "nuovo partito comunista clande- stino"
un partito autenticamente marxista-leninista dal momento che il
Partito marxista-leninista c'è già e fin dal 9 aprile 1977. Chiunque
si reputi un marxista- leninista e un autentico comunista non può non
fare i conti con il PMLI, con la sua linea e strategia. Se non lo fa,
nega la sua esistenza e addirittura teorizza la necessità di un "nuovo
partito comunista" già di per sé svela la sua reale natura
provocatoria e controrivolu zionaria.
COSA SONO I CARC
I "Comitati di appoggio alla resistenza - per il comunismo" (Carc),
sui quali è in corso l'indagine della magistratura, na- scono a
Viareggio durante un convegno tenutosi il 21-22 no- vembre 1992. A
promuoverli so- no un coacervo di rottami politici provenienti da
gruppi degli anni '70 sedicenti marxisti-leninisti, di l'autonomia
operaia", trotzkisti e operaisti, nonché di frange e spezzoni di
gruppi terroristi vec- chi e nuovi. Giuseppe Maj ne diviene il
segretario nazionale.
In questi quasi sette anni di vita i Carc lavorano dentro i movimenti
cosiddetti "antagonisti", i "centri sociali", sindacati non
confederali, promuovono o stringono rap- porti con altri organismi
sedicenti comunisti. Sono particolarmente attivi in Lombardia, Emilia
Romagna, Campania e in Toscana. In questa regione non solo sono nati
ma hanno tenuto anche un convegno nazionale a Firenze il 14 marzo
1998.
Fra gli organismi ad essi collegati ci sono i Centri di documentazione
Filorosso, la casa editrice Edizioni Rapporti Sociali, l'Associazione
solidarietà proletaria (ASP), che pubblica attualmente il
"Bollettino", e il "Movimento proletario anticapitalista" (MPA) fra i
cui leader si annoverano Michele Michelino (già PCI m-l Servire il
popolo) e Alberto Pantaloni.
Tra i gruppi sedicenti comunisti legati al Carc c'è anche il
cosiddetto Centro Lenin di Catania, il cui bollettino mensile esce
come supplemento di "Nuova Unità", nuova serie, diretta da Carla
Francone, già direttrice dello stesso foglio quand'era organo dei
cosiddetto PCd'i (m-i) poi confluito nel PRC.
Alcuni membri di detto Circolo, come la Francone, lavorano "dentro e
fuori" il partito di Bertinotti secondo la vecchia politica
opportunista dei trotzkisti
Sono finiti sotto inchiesta della magistratura per i loro legami con i
Carc anche i centri sociali romani "Che-ntro di Torbeliamonaca" e
"Spazio occupato Tiburtino", nonché l'associazione Pietro Secchia (che
sembra però si sia spostata con la cosiddetta "Linearossa") e la
Cooperativa edi- le "25 Aprile" entrambi di Roma, il Centro di
quartiere delle Casermette di Pistoia.
Una nota a parte merita il Centro di iniziativa popolare (CIP)
Alessandrino che ha sede nella capitale. Tra i fondatori di tale
centro infatti si annovera tale Alberto Luzzi, socio della cooperativa
"il geranio", redattore della rivista "Assalto al cielo". Luzzi è il
figlio di Matilde Martucci, l'ex segretaria personale del fu direttore
dei Sisde Riccardo Malpica e con lui finita nello scandalo dei fondi
neri del Sisde. La "zarina", così era stata soprannominata la
Martucci, avrebbe intestato al figlio un appartamento in via Santa
Maria Maggiore e l'agen zia di viaggio "Scilla Travel" (costo 350
milioni) che poi egli avrebbe gestito.
I Carc intrattengono rapporti con organizzazioni e partiti terroristi
o para-terroristi e sedicenti comunisti esteri. Fra questi la Raf
tedesca, la francese Action directe, il PCE(R) e il Grapo spagnoli.
I Carc subiscono in questi anni due scissioni. La prima nel dicembre
'97 da parte di un gruppo che darà vita all'organizzazione e
all'omonima rivista "Linearossa per la ricostruzione del partito
comunista italiano" con sede a Viareggio e circoli locali a Milano,
Trieste, Bologna, Mantova, Carpi, Firenze, Pisa, Massa e che, secondo
i Carc, si opponeva alla "costruzione di un'organizzazione nazionale
centralizzata". Attualmente questa organizzazione collabora
stabilmente con la sedicente "iniziativa comunista".
La seconda scissione avviene il 15 maggio 1999 da parte di una
minoranza della Segreteria nazionale dei Carc e dai comitati locali di
Vicenza, Padova e Foggia accusati dalla maggioranza del Maj di
"movimentismo e tendenze anarchiche".
Fin dal loro nascere i Carc si pongono come obiettivo strategico la
"ricostruzione dei partito comunista". Nel corso dei 1999 avviene un
salto di qualità di tale strategia. Anche se non ufficialmente, i Carc
danno vita a un secondo livello che prende la denominazione di
"Commissione preparatoria dei congresso di fondazione dei (nuovo)
Partito comunista italiano" e allo scopo viene anche pubblicata una
rivista clandestina denominata "la voce dei (nuovo) Partito comuni-
sta italiano" (primo numero dei marzo 1999) dove vengono illustrati i
caratteri e la natura di tale "nuovo" partito che si afferma
chiaramente dovrà essere un'or ganizzazione clandestina. Un partito
che più che al PCI si ricollega all'esperienza delle se dicenti
"Brigate rosse" che, pur criticate in riferimento alla costruzione del
partito, vengono considerate come il "secondo tentativo di ricostruire
il partito comunista" (il primo sarebbe stato quello dei PCd'i m-i).
Il primo numero de "la Voce" contiene anche un "caloroso saluto" ai
"rivoluzionari prigionieri, esuli e latitanti provenienti dalle
Brigate Rosse e dalle altre Organizzazioni Comuniste Combattenti che
negli anni '70 hanno preso nelle loro mani la bandiera della lotta per
il comunismo".
I Carc nella riunione della Segreteria nazionale dei 15 maggio 1999,
approvano una dichiarazione di appoggio alla "Commissione preparatoria
dei congresso di fondazione dei (nuovo) Partito comunista italiano e
alla diffusione della rivista La Voce" che considerano "un passo
avanti nella lotta per la ricostruzione dei partito comunista, un
primo importante traguardo".
Le attività e gli obiettivi dei Carc erano ben noti da anni, e almeno
dal 1996 oggetto di inchieste e denunce, ma solo l'8 ottobre scorso la
magistratura ha deciso di eseguire controlli diretti che si sono poi
svolti il 19 ottobre con perquisizioni in Lazio, Emilia Rornagna,
Toscana e Lombardia. Sono state così eseguiti una sessantina di
controlli in abitazioni, studi privati, uffici e centri sociali nelle
città di Milano, Bolo- gna, Napoli, Torino, Modena, Reggio Emilia,
Pistoia, Bergamo, Venezia, Firenze, Rignano sull'Arno (Firenze) e
Abbadia San Salvatore (Siena). A parte il Maj solo due nomi di
indagati sono emersi dalla stampa. Quello di Angelo Martini, il
segretario milanese dei Carc che lavora nella cooperativa di cui resta
tuttora "sindaco supplente" il Maj, e Venio Gorini dei Carc di Abbadia
San Salvatore.
CHI E' GIUSEPPE MAJ
Chi è Giuseppe Maj attualmen- te ricercato nell'ambito dell'inchie-
sta sui Carc dei quali è da sempre il "teorico" e leader? E' un
autenti- co comunista? Vediamo come stanno esattamente le cose. An-
che se per quanto ci riguarda abbiamo le idee chiare da tempo e
l'abbiamo anche smascherato pubblicamente fin dal 1990 (vedi "il
Bolscevico" n. 34/1990) come un ben noto provocatore trotzkista e
avventuriero.
Nato a Schilpario (Bergamo) il 20 luglio 1939, Maj si è laureato in
ingegneria e in seguito è divenuto pubblicista, editore, socio della
cooperativa "La Goccia". Tutte attività direttamente connesse alla sua
"attività politica" e che difficilmente gli possono aver consentito
entrate tali da giustificare le enormi spese che comportano non solo
la propria sopravvivenza, ma viaggi, incontri anche internazionali,
convegni, pubblicazioni e adesso anche la clandestinità.
Politicamente si segnala per la prima volta la sua presenza nella
cosiddetta Lega della gioventù comunista (marxista-leninista) d'Italia
fondata nel novembre '64 da Arnaldo Bressan (proveniente dal Centro
Lenin di Milano), Ugo Duse (già direttore di "Nuova Unità" e membro
dei gruppo sedicente marxista-leninista "Viva il leninismo" fondato
nel '62 da costui insieme a Vincenzo Calò) e altri. Tale Lega pubblica
il giornale "Gioventù rivoluzionaria".
In seguito, nel marzo-aprile 1966, Maj segue la frazione Bressan che
si stacca dalla Lega. Tale frazione continuerà a chiamarsi Lega della
gioventù comunista (marxista-leninista) d'Italia e pubblicherà
"Gioventù marxista-leninista". L'esperienza dura solo pochi mesi
perché il 3 luglio 1966 Maj e Bressan insieme a "Azione comunista" di
Luciano Raimondi, elementi provenienti da "Nuova Unità" e le Edizioni
Oriente (dirette da Giuseppe Regis), fondano la Federazione rnarxista-
leninista d'Italia che pubblica "Rivoluzione proletaria" il cui primo
numero appare nel settem- bre 1966. Tale Federazione il 3 settembre
1967 si trasformerà con un congresso nella Federazione dei comunisti
rnarxisti-leninisti d'Italia.
Merita sottolineare che il Raimandi - ex PCI e stretto compagno dei
trotzkista oggi defunto Giulio Seniga (segretario di Pietro Secchia,
espulso nel '54 perché scappato all'estero con documenti segreti e la
cassa dei partito, poi, tornato in Italia, schierato con Craxi e il
PSI, e già segretario nazionale deli"'Unione democratici amici di
Israele") coi quale fondò la sedicente "Azione comunista" - in base al
dossier Mitrokhin fu reclutato nel '70 dal Kgb in Messico, dove
lavorava presso l'istituto per le relazioni culturali tra Italia e
Messico. Tornò nel nostro Paese nel '74 come funzionario dei ministero
degli Esteri.
All'indomani dello scioglimento della Federazione (2 agosto 1968), il
3 agosto 1968, proprio con il Raimondi e altri, il Maj fonda il
Partito rivoluzionario marxista-le- ninista d'Italia divenendone il
segretario. Tale partito mantiene la testata della Federazione
"Rivoluzione proletaria" di cui il Maj diventa il Direttore politico
sostituendo l'altro ben noto trotzkista e opportunista Aldo Serafini
dal quale si era separato precedentemente.
Anche questo ennesimo imbroglio ai danni degli autentici
marxisti-leninisti e rivoluzionari si esaurisce ben presto e il 18
gennaio 1970 il suddetto partito viene sciolto.
Il Maj entra quindi nella cosiddetta Unione dei comunisti italiani
marxisti-leninisti (UCI m-i) di un altro noto agente provocatore
trotzkista, Aldo Brandirali, ora esponente di Forza Italia.
Ben presto Maj, che nel frattempo, il 24 novembre 1969, viene iscritto
come pubblicista dall'ordine dei giornalisti di Milano, diviene il
direttore responsabile dell'organo di stampa dell'UCI, "Servire il
popolo", e terrà tale carica fino al luglio '71.
L'UOI m-1, che nel frattempo, nel marzo '72, si trasforma in Partito
comunista italiano marxi- sta-leninista (PCI m-i), vivrà ancora alcuni
anni fino all'espulsione nel 1976 dei suo leader Brandirali. L'ultimo
numero di "Servire il popolo" è il 2 dei 30 gennaio 1975 che lascia lo
spazio al nuovo organo di stampa dei PCI m-I "La voce operaia". Questa
testata viene "ereditata" dal cosiddetto Partito comunista
marxista-leninista fondato nell'estate dei '77 e sciolto nel marzo
1979. Durante il movimento dei '77 la rivista diventerà attigua
all'"autonomia".
Il nome di Maj riappare ufficialmente nel 1983 come membro dei
"Comitato di propaganda comunista" (Coproco). Nel frattempo ha anche
fondato la sua casa editrice, la "Giuseppe Maj editore".
L'8 febbraio 1985 il Maj viene arrestato per "Associazione sovversiva
con finalità di terrorismo" e recluso nel carcere di Belluno per circa
un anno. L'accusa è di essere un fiancheggiatone della colonna veneta
delle sedicenti "BR", la "Ludmann-Alasia".
Non è la prima volta che Maj viene arrestato era già successo nel '68
(per lesioni personali), nel '73 (come ex direttore di "Servire il
popolo" per diffamazione) e nel 1981 (per associazione sovversi- va).
Comunque ogni volta il Maj risulterà alla fine prosciolto. Anche suo
fratello Angelo Maj viene arrestato nel 1981 per tentato omicidio e
processato a Bergamo come esponente di "Prima Linea". Attualmente è
latitante.
Nel 1986, Giuseppe Maj prova anche un approccio con l'agente dei
revisionisti di Mosca Armando Cossutta scrivendo una lettera dal
carcere di Belluno alla rivista "Orizzonti" (quella finanziata
direttamente dai revisionisti sovietici), apprezzando l'iniziativa.
Nel dicembre 1987, Maj diventa direttore responsabile dei "Bollettino
dei coordinamento dei Comitati contro la repressione", succedendo ad
Alfredo Simone che si è schierato con Curcio. Tale "Bollettino" di
area terrorista e autonoma che pubblica numerosi documenti di
terroristi e brigatisti fuori e dentro le carceri, entra così a far
parte delle pubblicazioni della Giuseppe Maj editore, insieme alle
riviste "Solidarietà proletaria" e "Rapporti sociali".
In questo stesso periodo, su iniziativa dei Maj e delle sue
organizzazioni, nascono in varie città d'Italia i Centri di
documentazione "Filorosso".
Il 21 e 22 novembre 1992, al Convegno di Viareggio, il Maj insieme a
un coacervo di rottami dei gruppi degli anni '70 sedicenti
marxisti-leninisti, di "autonomia operaia", trotzkisti e operaisti,
nonché di frange e spezzoni di gruppi terroristi vecchi e nuovi, dà
vita ai Comitati di appoggio alla resistenza - per il comunismo (Carc)
e ne diviene il segretario nazionale.
Nel 1994 la redazione del "Bollettino" e la Commissione di
"Solidarietà proletaria" si fondano in un unico organismo,
I"'Associazione solidarietà prole- taria" (ASP) di cui il
"Bollettino"
diventa organo. Maj ne è sempre il direttore fino all'ultimo numero
uscito nella primavera 1999. Lo stesso numero che annuncia il
trasferimento della "nuova" Reda- zione dei "Bollettino" da Milano a
Napoli.
Nel febbraio dello stesso anno i Carc danno vita anche a un proprio
organo di stampa "Resistenza" poi diventato mensile e diretto sempre
dal Maj fino all'ultimo numero per ora uscito il n. 9 dei settembre
1999.
Maj è anche il responsabile della redazione delle Edizioni Rapporti
Sociali che gradualmente è andata a sostituirsi alla Giuseppe Maj
Editore. Fra altri libri dedicati al terrorismo, la casa editrice
pubblica anche testi di Gallinari (colui che ha dato il colpo di
grazia a Moro), Seghetti, Notarnicola.
L'entrata dei Mai in "clandestinità" per quanto si dice, almeno dal
maggio scorso, corrisponde non solo all'uccisione di D'Antona il 20
maggio 1999, ma anche al salto di qualità dei Carc nella loro
strategia per la "ricostruzione dei Partito comunista italiano" con
l'appoggio ufficiale alla costituzione della "Commissione preparatoria
del congresso di fondazione dei (nuovo) Partito comunista italiano" e
alla nascita della rivista "La Voce del (nuovo) Partito comunista
italiano". Un partito che, si dichiara ufficialmente, sarà un "partito
clandestino".
Sperando di esservi stato utile
**************Pierluigi******************
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(cancellate del_this per rispondere)
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