I DISOCCUPATI NON HANNO NULLA DA FESTEGGIARE: OCCUPATA LA CHIESA DEL GESÙ NUOVO
Diverse centinaia di disoccupati sono entrate alle 9.30 all'interno
della chiesa del Gesù Nuovo.
La situazione è molto tesa a causa dell'atteggiamento nervoso
e arrogante delle forze dell'ordine che hanno isolato i manifestanti barricati
all'interno della chiesa e blindato l' edificio e la piazza antistante.
Alle 11 c'è stata una prima carica di alleggerimento contro gli
oltre trecento disoccupati che presidiano all'esterno della chiesa.
Carica respinta, il portone è resta presidiato dai manifestanti.
La richiesta è di un incontro con Bassolino e la giunta regionale
per affrontare e risolvere definitivamente la questione dei criteri di
accesso per l'accesso dei movimenti di lotta nei corsi di formazione professionale.
Da parte dei disoccupati vi è la determinazione a continuare ad oltranza questa forma di lotta fino a quando non si apre uno spiraglio sulla vertenza "corsi di formazione", una battaglia che li vede in piazza da ormai diversi anni e sembra ora esser giunta ad un brutale epilogo: la regione Campania vuole a breve far partire i corsi, lasciando fuori i movimenti di lotta, gli stessi movimenti che con la loro pressione dal basso, con la loro mobilitazione sono riusciti a far approvare il piano di formazione professione 98/9 e quindi a non far perdere i finanziamenti europei.
Una parte di questi corsi di formazione appartengono di diritto a chi da anni scende in piazza per rivendicarli, a chi ha fatto di tutto, a livello del governo centrale (nell'ultimo incontro al ministero del Lavoro in data 12/12/2000 si è riusciti a strappare ulteriori 15 miliardi per l' "emergenza occupazionale in Campania") e con tutti gli enti locali, per spostare quante più risorse economico-finanziarie per far fronte al gravoso bisogno di formazione e occupazione per i disoccupati di lunga durata.
Ora invece le istituzioni sbattono la porta in faccia ai disoccupati.
Sbattono la porta in faccia ai movimenti di lotta che per anni si son
fatti portavoce delle istanze e dei bisogni sociali della Napoli capitale
della precarietà e della disoccupazione.
Dopo aver speculato per anni sulla pelle dei disoccupati, dopo
aver lucrato per anni sulla questione formazione professionale, partiti
e istituzioni continuano imperterriti sulla strada della spartizione clientelare,
sull'interccio perverso tra politica e affari.
Nei palazzi ormai è chiaro che non interessa a nessuno avviare
una seria politica di formazione professionale come strumento per combattere
la disoccupazione: il piano di formazione professionale 98/9 altro non
è per lor signori che un ulteriore strumento per "oliare" ulteriormente
i propri meccanismi clientelari, foraggiare le struttura di riferimento
nel campo della formazione professionale.
L'inchiesta di questi giorni della magistratura sulle irregolarità
nella gestione dei fondi "scopre" quello che da anni i movimenti denunciano:
i corsi di formazione professionale in Campania non sono uno strumento
per avviare al lavoro i disoccupati, ma semplici strumenti per rafforzare
carriere politiche e portafogli personali.
I movimenti di lotta devono quindi restare fuori da questi corsi di formazione, non solo perché non hanno padrini e padroni politici, sponsor istituzionali o paraistituzionali, ma devono restare fuori anche e soprattutto alla luce del loro impegno rispetto una reale trasparenza nei criteri d'accesso, rispetto ad una finalizzazione concreta della formazione professionale.
Gran parte dei miliardi destinati alla formazione professionale vengono dilapidati in maniera assurda per foraggiare clientelismo e affarismo: la gestione nelle mani della solita crocchia di enti e società politicamente ben agganciate, docenti che guadagno finanche un milione al giorno; ai disoccupati non restano che le briciole, 3.000 lire a ora o poco più, ma anche le briciole devono essere clientelarmente spartite, anche il semplice accesso ad un corso professionale deve diventare un favore del potente e non un diritto acquisito per tutti.
Il nostro "criterio" per l'accesso ai corsi, per quanto ne dicano lor
signori, è molto più oggettivo del loro clientelismo: si
basa sulla perseveranza a mobilitarsi, a denunciare, a impegnarsi, a partire
dai propri bisogni.
CHI OGNI GIORNO SI ORGANIZZA E LOTTA PER RIVENDICARE I PROPRI DIRITTI
NEGATI,
CHI COMBATTE PERCHE' IL LAVORO NON SIA UN FAVORE MA UN DIRITTO PER
TUTTI,
CHI, PER TUTTO QUESTO, VA INCONTRO A MANGANELLATE, DENUNCE,
ARRESTI, E MALGRADO CIO' CONTINUA PER LA SUA STRADA,
CHI SCEGLIE DI SCENDERE IN PIAZZA ANCHE ALLA VIGILIA DI NATALE
E PROMETTE DI FAR ALTRETTANTO A NATALE, A CAPODANNO, UN GIORNO SI' E L'ALTRO
PURE
Ebbene questa determinazione non nasce dal caso, ma da una condizione
di disagio sempre più esasperante, da un bisogno sempre più
impellente: e questo bisogno fondamentalmente rappresenta a nostro avviso
un criterio, un criterio oggettivo e indiscutibile.
MOVIMENTO DISOCCUPATI AUTORGANIZZATI - CENTRO SOCIALE OFFICINA 99