AVELLINO - Contestazioni a S.Angelo dei Lombardi (Avellino) verso il presidente del Senato, Mancino, intervenuto per il ventennale del terremoto in Irpinia. Cinquanta giovani dei centri sociali, con il sacerdote don Vitaliano della Sala (non nuovo a proteste del genere) hanno criticato quello che definiscono 'un affare di stato'. L'arcivescovo Nunnari ha stigmatizzato il comportamento del sacerdote. Mancino: 'la ricostruzione e' sotto gli occhi di tutti'.
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Il mattino, Venerdì 24 Novembre 2000
LA PROTESTA: «NO ALL’ALBERGO
NELL’EDIFICIO RISTRUTTURATO»
Via Foria: sfrattati e centri sociali occupano un
palazzo del Comune
«L’edificio del Comune ristrutturato con i fondi del dopo-terremoto non può essere fittato come albergo in una città dove incombono 2.400 sfratti a danno di disoccupati, lavoratori precari, pensionati e disabili». Così, ieri pomeriggio, gli occupanti di un palazzo del Comune in via Foria (di fronte all’Orto Botanico) hanno spiegato i motivi della loro iniziativa. La manifestazione è stata inscenata subito dopo il corteo che si è svolto in città per ricordare i venti anni dal terremoto. A occupare l’edificio, il Comitato antisfratto auto-organizzato, di cui fanno parte militanti dello Ska-Officina 99, di Rifondazione comunista, disoccupati del Movimento di lotta per il lavoro, coordinamento di lotta Lsu, Slai-Cobas, Rdb, Cobas. «Il palazzo - spiegano gli occupanti in un una nota - è stato recentemente ristrutturato dal Comune per destinarlo al fitto di privati che dovranno gestire un albergo di seconda categoria. È una vicenda emblematica della politica dela casa a Napoli. Il 60 per cento del patrimonio edilizio del centro storico è di proprietà pubblica o della Chiesa ed è lasciato in gran parte disabitato e cadente. Nonostante ciò, il Comune ristruttura un suo fabbricato e lo dà in gestione a privati per farne un albergo. Chiediamo un tavolo di trattativa a sindaco e prefetto per chiedere il blocco degli sfratti fino a quando non ci saranno alloggi sostitutivi per le famiglie sfrattate». Nel tracciare il bilancio delle manifestazioni di ieri a Napoli e in altre città campane, gli organizzatori hanno annunciato che «è il primo passo della costruzione dell’accoglienza ai mpadroni del mondo che si vedranno a metà marzo 2001 a Napoli per il Global Forum dell’Ocse».
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Repubblica, Venerdì 24 Novembre 2000
Sisma, Mancino in Irpinia contestato
da un sacerdote
Nel ventennale del terremoto. Il prete sospeso a divinis
LIONI (e.b.)- "La ricostruzione è sotto gli occhi di tutti, non
la vede solo chi non vuole. E il giudizio complessivo non può che
essere positivo, anche se qua e là restano ombre da diradare". Il
presidente del Senato Nicola Mancino era ieri in Irpinia per la cerimonia
di commemorazione delle vittime del terremoto dell'80. Ha partecipato al
consiglio comunale aperto a Sant'Angelo dei Lombardi, poi alla inaugurazione
del "parco della memoria" a Lioni. La visita è stata accompagnata
da una manifestazione dei Centri sociali, guidata da don Vitaliano della
Sala, parrocco di Sant'Arcangelo a Scala, che ha esposto uno striscione
con la scritta "Terremoto infinito". Mancino sull'episodio è lapidario:
"Manifestazione di irresponsabili". E il vescovo di Sant'Angelo dei Lombardi,
presente a quelli che definisce "schiamazzi" ha sospeso a divinis dalla
sua diocesi il sacerdote.
Presidente, a vent'anni al sisma lei ritiene dunque che il bilancio
irpino sia soddisfacente? "La ricostruzione abitativa è praticamente
ultimata, e i Comuni sono rinati: ciò che mi ha colpito è
la vivacità che si riscontra anche a livello delle giovani generazioni.
L'autonomia è stata un elemento fondamentale nelle leggi per il
dopo-terremoto. Tutto è stato affidato ai sindaci, che nel complesso
hanno saputo rispondere alle aspettative. Forse si poteva fare di più,
ma non si può negare che si siano poste le basi perché il
futuro sia migliore del passato". Ma ci sono stati degli scandali. "Irpinia-gate
si è trasformato in uno slogan, che tende a coprire anche quel che
di buon c'è stato".
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corriere della sera, 24 novembre 2000
Cerimonia di commemorazione con protesta a vent’anni dal terremoto: don Vitaliano Della Sala era assieme a giovani dei centri sociali
Contesta Mancino sull’Irpinia:
sacerdote sospeso
La gente del posto si è scagliata verbalmente contro i manifestanti
DAL NOSTRO INVIATO
AVELLINO - Doveva essere una cerimonia venata di emozioni e rimpianti.
Ma una cinquantina di ragazzi dei centri sociali, insieme al sacerdote
Vitaliano Della Sala, hanno deciso di ricordare i vent’anni del terremoto
in Irpinia contestando duramente il presidente del Senato, Nicola Mancino,
intervenuto al consiglio comunale straordinario di Sant’Angelo dei Lombardi,
uno dei paesi più colpiti dal sisma. Il parroco di S. Angelo a Scala,
un altro paesino dell’Avellinese, s’è arrampicato sul tetto d’una
casa in costruzione, proprio di fronte al municipio, e ha issato uno striscione
con su scritto: «Terremoto infinito, un affare di Stato», con
la lettera «s» sostituita dal simbolo del dollaro.
Non è la prima volta che don Vitaliano compare alla ribalta
di clamorose manifestazioni politiche, suscitando il malumore delle gerarchie
ecclesiastiche. Malumore che ieri, dopo la protesta contro Mancino, ha
assunto il sapore d’una condanna inappellabile. Il sacerdote, infatti,
è stato sospeso «a divinis» da monsignor Salvatore Nunnari,
arcivescovo di Sant’Angelo dei Lombardi. Il parroco, dunque, non potrà
svolgere attività pastorale e amministrare i sacramenti nel territorio
della diocesi che comprende anche i comuni di Conza, Nusco e Bisaccia.
Un analogo provvedimento potrebbe essere preso nelle prossime ore da monsignor
Tarciso Nazzaro, abate di Montevergine, responsabile della diocesi di don
Vitaliano.
«Un manipolo di facinorosi guidati, purtroppo, da un prete -
è scritto nel comunicato della Curia -, intervenendo violentemente
nel dibattito democratico e schiamazzando, ha apostrofato i presenti chiamandoli
ladri e assassini. Al perentorio invito rivolto dall’arcivescovo al sacerdote,
questi non solo non ha ubbidito, ma si è permesso anche di offenderlo.
Lo stesso sacerdote, dopo, ha nuovamente partecipato alla gazzarra inscenata
a Lioni».
Don Vitaliano, però, non si arrende. «Impugnerò
questo provvedimento, perché la sospensione "a divinis" va adottata
non sulla base del mio impegno sociale - afferma -, ma su dichiarazioni
contrarie alla fede o alla morale. E io, sinceramente, penso di non aver
mai fatto tali dichiarazioni. Come cittadino, sono libero di esprimere
le mie opinioni e immaginavo che lo stesso avrei potuto fare come cristiano
e come prete. Invece non è così. Certo, ho contestato Mancino,
ma non credo che questo sia un problema della Chiesa».
Il presidente del Senato, affiancato dai cittadini che gridavano «buffoni,
buffoni» ai contestatori, ha liquidato la faccenda con una battuta:
«Ognuno si esprime come meglio o come peggio sa». E ha aggiunto:
«La ricostruzione è sotto gli occhi di tutti, solo chi non
vuol vederla si rifugia nel passato. Complessivamente, il giudizio non
può che essere positivo. Qua e là restano ombre da diradare:
ma dire di non aver mai visto la luce è pretestuoso».
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Il mattino, Venerdì 24 Novembre 2000
«Fai l’istrione, ti sospendo»
Monsignor Nunnari punisce Don Vitaliano
Della Sala
NORBERTO VITALE
Ha atteso poche ore, il tempo di consultare i suoi esperti di diritto
canonico, poi ha assunto la decisione senza attendere un secondo di più:
don Vitaliano Della Sala non potrà amministrare i sacramenti nè
svolgere attività pastorale nel territorio della diocesi di S. Angelo
dei Lombardi.
Monsignor Salvatore Nunnari, l’arcivescovo che ieri mattina si è
sentito chiamare, insieme ai sindaci riuniti con il presidente del Senato
Nicola Mancino, ”ladro” e ”assassino”, aveva affrontato a viso aperto il
parroco di S. Angelo a Scala che, insieme ad un gruppetto di giovanissimi
venuti dei centri sociali di Napoli e Benevento, aveva fatto irruzione
nella sala dove aveva appena preso la parola Mancino. «Vitaliano,
esci fuori, vergognati!» ha gridato Nunnari. Per tutta risposta,
don Vitaliano ha rivolto al vescovo frasi ingiuriose e pesanti.
Monsignor Nunnari, ma così non rischia di passare per chi censura
e persegue il dissenso?
«La Chiesa è madre e attende sempre la conversione dei
suoi figli. Però c’è un momento, e credo che sia arrivato
il momento, di dire: o dentro o fuori. L’istrionismo e il cattivo esempio
del signor Della Sala non rientrano nella vocazione sacerdotale e nella
missione della Chiesa».
Ma Monsignore, la diocesi di Montevergine da cui il parroco di S. Angelo
a Scala dipende, si è guardata bene dall’intervenire in questi anni?
«L’Abate ha molta pazienza. Se fossi io il suo vescovo, l’avrei
chiamato, ammonito, sospeso e poi ridotto allo stato laicale».
Vuol dire che i preti non possono criticare la ricostruzione post-terremoto?
«Intanto i sacerdoti non fanno gli istrioni, educano al dialogo
e si spendono per rafforzare la comunità, non per dividerla e avvelenarla
usando la criminalizzazione come metodo. Della Sala dovrebbe educare i
giovani al dialogo. Da tempo è un esempio costante di maleducazione
e scostumatezza».
Ma sulla ricostruzione, il giudizio non è mai stato unanime?
«Ci sono state anche le ombre ma irrompere in una assemblea e
chiamare ladri e assassini chi sta ricordando le vittime e chi non ha mai
taciuto di fronte a sprechi e ritardi, ce ne passa. Un prete è sempre
un educatore, anche quando contesta. Mi sono spiegato?».
Sì, ma lei sospendendo ” a divinis ” don Vitaliano da una diocesi
di cui il sacerdote non fa parte, lancia di proposito un segnale molto
forte sia alla gerarchia ecclesiastica che alla comunità dei fedeli.
«Guardi che per me la vicenda di ieri mattina è circoscritta
ad un volgare schiamazzo animato dal solito Vitaliano. Mi rendo conto che
la decisione che ho adottato è destinata ad alimentare polemiche
di cui nessuno sente il bisogno. Ma, come sta scritto nel Vangelo, bisogna
trovare coraggio e responsabilità per dire si-si, no-no».
Quale coraggio, Monsignor Nunnari, e quale responsabilità occorrono
per misurarsi con un terremoto di venti anni fa?
«Intanto non bisogna confondere, mettere insieme ciò che
è accaduto in Campania e quello che ha riguardato l’Alta Irpinia.
Le ombre ci sono, anche da noi, i miei predecessori ed io stesso le abbiamo
denunciate, abbiamo chiesto che venissero diradate. Ma una cosa è
certa: nella nostra ricostruzione, non ci sono stati arricchimenti illeciti,
politici corrotti e intrusioni della criminalità. Le case, le chiese,
i centri storici sono stati ricostruiti. Adesso si deve dare impulso ai
processi per lo sviluppo e l’occupazione».
Condanna don Vitaliano e assolve la classe politica?
«No. Dico che l’Irpinia deve continuare ogni giorno a guadagnarsi
il rispetto messo in discussione da anni di accuse e coinvolgimenti scandalistici.
La gente irpina ha volori forti, non può essere offesa e criminalizzata
come fa il signor Della Sala».
E i politici?
«Se la classe dirigente ha un demerito, è quello di essersi
arroccata. In Alta Irpinia abbiamo grandi maestri dela politica, ma dietro
di loro si intravede poco e nulla».
Nella sua lettera pastorale ha spronato i giovani a sognare il futuro
per poterlo realizzare. Ma i sogni dei giovani, nel Sud, da anni muoiono
all’alba.
«Credo che il futuro è già dentro di noi. Dobbiamo
riprendere e sollecitare la passione sopita delle nostra gioventù.
I ragazzi possono costruire la nuova società civile impegnandosi
nelle istituzioni, dalla famiglia alla scuola, dal volontariato allo sport.
Per essere portatori di una voce e non portaborse».
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Il mattino, Venerdì 24
Novembre 2000
Terremoto, una scossa di polemiche
DALL’INVIATO A SANT’ANGELO DEI LOMBARDI
NICOLA BATTISTA
Silenzioso come un gatto, don Vitaliano entra nel salone del consiglio
comunale riunito in seduta straordinaria e si apposta accanto a una scolaresca.
Gli occhi accesi, la barba da pope di campagna nerissima e minacciosa,
le mani strette nella giacca a vento. È il ventennale del terremoto,
un’occasione troppo ghiotta. Il parroco barricadero è pronto a combinarne
un’altra delle sue, ad inscenare una di quelle clamorose proteste che ne
hanno fatto un «prete da prima pagina». Il bersaglio è
davanti a lui, in campo aperto: il presidente del Senato sta tenendo il
suo discorso. Per il colpo di teatro, basta attendere solo il momento giusto,
e quando Nicola Mancino parla di «errori che si sarebbero potuti
evitare con una maggiore solidarietà», la voce alterata di
don Vitaliano Della Sala risuona nella sala con lo stesso effetto di una
bomba accecante.
«Perché non parli dei soldi che avete rubato con la ricostruzione?»,
urla il sacerdote ribelle. In un attimo spuntano dieci o dodici giovani
dei centri sociali che tentano di aprire uno striscione e «sparano»
altre ingiurie contro Mancino. Dopo alcuni secondi di sconcerto, i poliziotti
e i carabinieri si lanciano contro i ragazzi. Don Vitaliano viene bloccato.
Il questore Gallotti si avvicina rapidamente al sacerdote, invitandolo
ad andar via. Confusione, spintoni, altre grida. «Aiuto, mi stanno
malmenando», strilla Don Vitaliano. Monsignor Nunnari, visibilmente
alterato, intima al prete di smetterla: «Vitaliano guardami, sono
il vescovo. Vitaliano esci dal salone. Vitaliano ubbidisci al vescovo».
Dopo un minuto circa di bagarre, i contestatori vengono allontanati,
mentre alcuni bambini piangono e qualcuno grida: «Buffoni, ritornate
nei vostri paesi». Quando torna la calma, Nunnari prende la parola:
«Mi vergogno per quanto è successo, chiedo scusa a tutti.
È scandaloso che un uomo di chiesa si comporti così. Mi rivolgerò
al Vaticano perché prenda gli opportuni provvedimenti». Quindi,
sempre più infuriato, il vescovo s’allontana.
Davanti al castello restaurato, che ha ospitato la cerimonia di commemorazione,
il questore e don Vitaliano discutono a lungo. Gallotti vuole evitare che
la contestazione si ripeta poco più tardi a Lioni, in occasione
dell’inaugurazione del «Parco della memoria», dedicato alle
vittime del terremoto. Ma tutto sarà inutile. Appena il sindaco
di Lioni, Rosetta D’Amelio, si avvicina al classico nastro, i giovani dei
centri sociali urlano a squarciagola: «Assassini, vergognatevi, la
gente vive ancora nei prefabbricati» e riescono a srotolare il loro
striscione. Si può leggere, ma solo per qualche secondo: «Terremoto
infinito, affare di Stato». Poi intervengono le forze dell’ordine
e, questa volta, vanno per le spicce. I ragazzi e don Vitaliano vengono
trascinati via, vola pure qualche schiaffo. Nel parapiglia, si nota anche
la fascia tricolore di un sindaco. Il coro di «buffoni, buffoni»
è molto più forte rispetto a Sant’Angelo. Un’anziana ha le
lacrime agli occhi: «Non è giusto che succedano queste cose».
Imbarazzo e disagio tra le numerose autorità presenti. Nunnari è
terreo e per nulla disposto a porgere l’altra guancia. La sua rabbia sfocerà
in una proposta di sospensione a divinis di don Vitaliano nel territorio
della diocesi di Sant’Angelo.
Il prete replicherà a muso duro: «Impugnerò questo
provvedimento perché la sospensione a divinis va adottata non sulla
base del mio impegno sociale, ma su dichiarazioni contrarie alla fede o
alla morale ed io sinceramente penso di non aver mai fatto tali dichiarazioni».
Mancino cerca di glissare sulla contestazione, ma poi sibila: «Ognuno
si esprime come meglio o peggio sa». «Il bilancio della ricostruzione
- aggiunge il presidente del Senato - è largamente positivo ed è
sotto gli occhi di tutti. Sul piano dello sviluppo si poteva fare di più,
ma le basi sono state poste». «I sindaci irpini - dice ancora
Mancino, replicando indirettamente anche all’intervista rilasciata dall’ex
presidente della Repubblica e della commissione parlamentare d’inchiesta
Oscar Luigi Scalfaro - hanno operato nella massima trasparenza. Parlare
ancora di Irpiniagate è assurdo».
Il presidente dell giunta regionale Antonio Bassolino arriva a Lioni
quando le acque si sono calmate. Nessun discorso, solo una breve dichiarazione:
«La ricostruzione è fatta di luci ed ombre. A Lioni è
stato compiuto un ottimo lavoro. Far finta, però, che non ci siano
stati gli sprechi e le cose negative sarebbe un grave errore. Adesso bisogna
completare l’opera, dando una vera casa a chi vive ancora nei prefabbricati
pesanti. Sarà decisivo il ruolo della Regione che potrà sfruttare
la grande chance dei fondi europei».
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Il mattino, Venerdì 24 Novembre 2000
Terremoto, veleni sul «ventennale»
Più polemiche che riflessioni.
Don Vitaliano «ruba» la scena e si fa sospendere
L’aveva annunciato, l’ha fatto. Sulle celebrazioni a Sant’Angelo dei
Lombardi per il «ventennale» del sisma, «piomba»
Don Vitaliano Della Sala, parroco di Sant’Angelo a Scala. Il sacerdote
ha fatto irruzione nella sala del consiglio comunale di Sant’Angelo, accompagnato
da alcuni giovani dei centri sociali. Ha interrotto il discorso del presidente
del Senato, Nicola Mancino, pronunciando una frase assai dura, parlando
di «ladri», ed ha tentato di esporre uno striscione su cui
era scritto «Terremoto infinito, affare di Stato». É
intervenuta la Polizia, che ha allontanato Don Vitaliano. Monsignor Nunnari,
vescovo di Sant’Angelo dei Lombardi, ha reagito contro il sacerdote, chiedendo
scusa ai presenti a nome della Chiesa. Ed ha poi rincarato la dose, annunciando
la sospensione «a divinis» per il prete «barricadero».
Un provvedimento che impedirà a Don Vitaliano di celebrare i sacramenti
nella diocesi altirpina (il sacerdote ha annunciato di volersi appellare).
Durissimo il Vescovo Nunnari: «Questo sacerdote fa l’istrione, ed
io prendo provvedimenti. Ora mi auguro che faccia lo stesso il mio collega»,
riferendosi evidentemente all’Abate di Montevergine, che ha competenza
territoriale su Don Vitaliano. Intanto, nel pomeriggio, la manifestazione
di Lioni, dove in mattinata era approdato anche il presidente della Regione
Campania, Antonio Bassolino, mentre a Conza della Campania veniva inaugurato
il nuovo Centro Sismico e - nel cratere - ha girato una delegazione di
Rifondazione. A Lioni si sono incontrati, in un’atmosfera di commozione,
volontari e sopravvissuti al sisma. Ad Avellino (dove oggi approdano Cofferati,
Monsignor Nervo e don Elvio Damoli), ieri sera, sono state ricordate le
vittime del terremoto, con l’apposizione di una corona d’alloro in piazza
23 novembre. E in serata è stata celebrata una Santa Messa nel Duomo
di Avellino.
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Repubblica 24/11/2000
Sospeso dal vescovo
don Vitaliano il ribelle
Il parroco ha contestato il presidente del Senato
Si sono presentati davanti al castello di Sant’Angelo dei Lombardi,
dove i sindaci dei paesi vicini e il Comune erano riuniti per un consiglio
aperto alla presenza del presidente del Senato Nicola Mancino. Sono saliti
sul tetto di una casa e hanno allargato uno striscione: "Terremoto infinito,
un affare di Stato". Una cinquantina di giovani, in gran parte beneventani,
in gran parte dei Centri sociali, guidati da don Vitaliano della Sala,
il parroco di Sant’Arcangelo a Scala, zona di Mercogliano, provincia di
Avellino.
Poi, quando il presidente del Senato ha cominciato a parlare, don Vitaliano
e una decina dei suoi sono entrati nella sala e hanno cominciato a gridare,
allargando un altro striscione: «Invece di venir qui a fare chiacchiere,
pensate ai soldi che avete permesso di rubare». Sono stati allontanati,
mentre il vescovo di Sant’Angelo dei Lombardi, tra gli invitati, gridava
al prete disobbediente: «Fuori di qui, Vitaliano: sei un istrione».
E il presidente Mancino, ostentando grande tranquillità, diceva:
«Ognuno si esprime come sa». Ma non era finita. Nella tarda
mattinata, don Vitaliano e il manipolo di giovani era a Lioni, dove si
svolgeva la cerimonia organizzata dal Comune e da Legambiente a ricordo
della spinta di solidarietà cui dette origine il terremoto. Nuovo
striscione, nuove grida. Altro tafferuglio. Un ragazzo dei Centri sociali
che sostiene di essere stato ferito.
La giornata si è conclusa male per don Vitaliano, che la gente
ha respinto urlandogli «Buffone». Che i sindaci bocciano senza
mezzi termini, se è vero che da Sant'Angelo, Teora, Torella, Caposele
e Nusco è una sola voce: «E’ stata una manifestazione propagandistica
e incivile organizzata per alimentare la stagione dei veleni e della criminalizzazione
delle comunità già vittime del terremoto». E che infine
il vescovo di Sant’Angelo, Salvatore Nunnari, ha sospeso a divinis dal
territorio della sua diocesi: «Il signor Vitaliano dice dovrebbe
educare i giovani al dialogo e non alla scostumatezza».
(eleonora bertolotto)