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Da "Umanità Nova" n. 24 del 19/7/98

Il bavaglio elettronico: il sequestro del server di "Isole nella Rete"

Sabato 27 giugno la polizia postale di Bologna ha sequestrato il computer che ospitava il sito Internet di "Isole nella Rete", una associazione no-profit che ha tra i suoi scopi principali quello di battersi per la libertà di comunicazione elettronica anche fornendo gli strumenti necessari a vari soggetti appartenenti all'area della sinistra sociale.

Nei suoi due anni di esistenza su questo sito hanno trovato ospitalità gruppi, collettivi ed associazioni che vanno dai Centri Sociali alla LILA, da "Freedom Press" (la più antica editrice anarchica esistente) al Ponte della Ghisolfa. Anche "Umanità Nova" è stata colpita indirettamente dal sequestro, infatti proprio in quei giorni si stavano mettendo a punto le pagine del settimanale che avrebbero dovuto essere rese disponibili alla fine di giugno.

Le motivazioni che hanno portato al sequestro ed alla conseguente chiusura di migliaia di pagine di informazione non allineata sono tra le più risibili, anche seguendo una logica legalitaria: qualcuno aveva inviato ad una lista di discussione ospitata su "Isole" il testo di un volantino nel quale si accusava una agenzia di viaggi di essere indirettamente coinvolta nelle tristemente note pratiche repressive del governo turco, da questo la querela dell'agenzia.

In altre parole, a seguito di una denuncia per diffamazione, un magistrato ha pensato bene di far chiudere un servizio essenziale per la comunicazione per migliaia di persone in quanto "Isole" fornisce anche indirizzi di posta elettronica a molte realtà di base ed antagoniste italiane e straniere.

L'azione del magistrato ha avuto l'effetto di far partire una immediata campagna di solidarietà che si e' sviluppata a livello internazionale: fin dalle prime ore dopo il sequestro erano già attive su molti indirizzi Internet alcune pagine di controinformazione sulla vicenda e, contemporaneamente, centinaia di persone discutevano via posta elettronica sulle ulteriori azioni di solidarietà da mettere in atto.

Per fortuna, ma certamente anche grazie alla mobilitazione crescente, dopo soli quattro giorni, il computer veniva dissequestrato e restituito all'Associazione, che lo rimetteva completamente in funzione il 6 di luglio.

Nonostante il successo dell'azione di protesta, sono rimasti immutati i problemi (comunque già noti) sollevati dal sequestro, vale a dire che chi fornisce un servizio come quello di "Isole" non può e non deve assolutamente essere ritenuto responsabile delle informazioni che un suo utente "pubblica". E' come se la Telecom venisse chiusa perché un suo abbonato ha fatto una telefonata minatoria o come se un quotidiano venisse sigillato perché ha pubblicato un articolo diffamatorio.

Restano immutate anche le posizioni delle forze in campo: da una parte quelli che lottano per la libertà di espressione e che rifiutano conseguentemente qualsiasi tipo di regolamentazione e dall'altra chi vorrebbe restringere sempre più la possibilità di comunicare liberamente per via elettronica, omologando nei fatti questo agli altri mezzi di comunicazione, tutti controllati direttamente o indirettamente dal potere.

In mezzo gli "ingenui", quelli che pensano sia possibile riuscire a far approvare una legge che impedisca il ripetersi di simili episodi di censura e che non si rendono conto che la loro posizione possibilista fa solo il gioco di chi vuole restringere gli spazi di libertà che finora Internet ha fornito a molti soggetti non allineati.

Tornando al nostro settimanale, adesso che dovrebbe funzionare tutto chi vuole può vedere le nuove pagine di "Umanità Nova" all'indirizzo http://www.ecn.org/uenne/

Pepsy



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