|
Da "Umanità Nova" n. 36 del 22/11/98
Gli effetti scontati del piano antidegrado: campi lager e manganellate
La settimana che é iniziata il 9 novembre ed é finita il 14
novembre ha portato Bologna agli onori delle cronache non già per essere
la vetrina del buongoverno ulivista ma perché questa vetrina é
stata infranta dalla lotta per la casa di un centinaio di immigrati.
Ripercorrerne le tappe non aggiunge nulla alle notizie già diffuse dalla
"grande cronaca" ma permette ai fatti di prendere la parola in termini
inequivocabili su quanto andiamo da tempo dicendo: il governo della sinistra
é un governo come gli altri, svolge le stesse funzioni e quando non
può garantire l'ordine attraverso il consenso e le clientele non
disdegna l'uso della forza. Ciò a dispetto delle anime belle della
sinistra radicale che vivendo nel mondo dei puffi ancora sognano soluzioni
neosocialdemocratiche capaci di invertire il segno della crisi e le politiche
di governo. Le figure che si sono agitate sul palcoscenico bolognese sono
esemplificative dei ruoli assegnati dalla grande regia di governo: femministe
militanti che chiamano la polizia allo sgombero, reduci degli anni di piombo
che siedono su quei banchi comunali dai quali viene disegnata la politica
urbanistica di Bologna, preti furbi e voraci che trasformano il disagio dei
soggetti sociali deboli in lucrosi affari.
Nei numeri scorsi di Umanità Nova abbiamo più volte segnalato
alcuni aspetti significativi delle vicende bolognesi: il piano antidegrado
varato da Sindaco, Questore e Prefetto, la questione casa e le lotte degli
immigrati, degli studenti, la manifestazione del 10 ottobre che ha visto circa
900 persone (di cui una parte consistente erano immigrati) protestare contro la
politica abitativa bolognese e promuovere iniziative di lotta, i 95 interventi
effettuati negli ultimi due mesi dalla polizia per reprimere il movimento delle
occupazioni abusive (con il relativo stuolo di oltre 3000 interventi di
identificazioni, fermi, denunce, ecc.). Ma a questo si connettono le questioni
dei piani urbanistici condizionati dall'alta velocità, le politiche di
deportazione (effettuate anche tramite il degrado urbano) di interi rioni,
l'immancabile speculazione edilizia, immobiliare e pretesca. 140 persone
immigrate a Bologna da alcuni anni dopo aver sperimentato le delizie del
mercato immobiliare (600.000 lire di affitto per 40 mq se italiani, 1.200.000
lire di affitto per 40 mq se africani), la speculazione di affittacamere
spregiudicati ma timorati di dio (800.000 lire al mese per una stanza in cui
dormire in 10 persone), l'accoglienza pelosa della Caritas (che intasca 36.000
lire al giorno per ogni assistito dall'assessore alle politiche sociali), hanno
deciso che era venuto il momento di far sentire la loro voce e, come era
già accaduto in via Saffi, al Paccinotti, a via del Pallone, hanno
occupato uno stabile IACP in via Rimesse. Tale stabile era stato già
ristrutturato da tre anni e non ancora assegnato. L'assessore alle politiche
sociali, Lalla Golfarelli, che già voleva inviare la polizia a
sgomberare lo stabile di via Saffi ha perso le staffe. E' necessario aprire una
parentesi sul personaggio Golfarelli: é assurta alle cariche di potere
dopo lunga militanza femminista e altrettanto lungo impiego nel volontariato
dove la solidarietà si esercita grazie a lauti stipendi, forte della
professionalità acquisita sul campo da assessore ha ben pensato di
organizzare la sua cordata clientelare con assegnazione di appalti ed
elargizione di incarichi e consulenze con un cipiglio decisionista e
manageriale che nemmeno i socialisti degli anni d'oro sapevano ostentare. I
suoi nepoti poi sono equamente distribuiti fra le cooperative sociali della
sinistra radicale, le cooperative punto e basta del PCI-PDS e le associazioni
del volontariato cattolico.
Di fronte all'occupazione di via Rimesse la prode Golfarelli ha pensato bene di
usare il pugno di ferro, spalleggiata dalla giunta Vitali che aveva appena
ricevuto benedicenti visite romane e veltroniane, avallata dalla compagine
comunale di Verdi e Rifondazione Comunista che partecipano e sostengono la
giunta. Già martedì 10 ottobre dettava alle cronache le
condizioni dello sgombero di via Rimesse senza (secondo lei) possibilità
di replica o mediazione. Di fronte alla resistenza degli occupanti che
anziché andarsene a dormire sotto i ponti aumentavano di numero la
nostra prode amazzone ha dettato alle cronache l'ordine politico dello
sgombero. Giovedì 12 novembre, nella mattinata, mentre un corteo
studentesco entrava in piazza maggiore a seguito di un riuscito sciopero nelle
scuole superiori bolognesi contro il finanziamento alle scuole cattoliche,
reparti celeri della polizia di stato facevano irruzione nello stabile di via
Rimesse. Gli occupanti ai quali si aggiungevano compagne e compagni del
comitato Senza Frontiere, studenti universitari, militanti vari della sinistra
antagonista e anarchici, si dirigevano verso il centro cittadino per protestare
contro lo sgombero e per richiedere pronta soluzione alle loro esigenze
abitative. La piazza era già presidiata a pochi minuti dal termine delle
operazioni di sgombero di via Rimesse. Quando il corteo di qualche centinaio di
persone giungeva in piazza partivano le prime cariche che non si fermavano
nemmeno di fronte allo schierarsi in prima fila della donne con i bambini in
braccio. A questo punto qualcuno ha avuto la brillante idea di entrare nella
basilica di S.Petronio. Ciò ha salvato gli immigrati dalle botte e ha
permesso di aprire lo scenario mediatico che pur conoscendo alla perfezione i
fatti si era ben guardato dal dare visibilità alla questione. Cosa
é successo dopo é noto ai più, arrivati i giornalisti e le
televisioni i funzionari della Questura che fino a pochi minuti prima esibivano
il proprio macismo muscoloso si sono ridotti a ligi travet statali che devono
rispettare le leggi e soprattutto la decenza per non fare fare brutte figure ai
superiori. 140 immigrati, uomini, donne e bambini asserragliati nella basilica,
cordone di polizia tutt'intorno e relativa agibilità della piazza dove
nel corso della serata si raccolgono circa 600 persone in una veglia di
solidarietà con la lotta degli immigrati. Nella piazza i compagni e le
compagne riescono a dar vita ad una manifestazione che mette a nudo le
contraddizioni prodotte dalla politica della giunta. La prode Golfarelli
però non demorde e ancora nella serata di giovedì detta alle
cronache che non vi é nessuna possibilità di mediazione, gli
immigrati devono liberare la basilica e andare a dormire sotto i ponti. Il
sindaco Vitali assente. La curia bolognese grida alla profanazione del tempio.
Ma intanto i telegiornali fanno fare il giro d'Italia alle immagini della
basilica presidiata dalla polizia che evoca indiscutibilmente la lotta dei sans
papier francesi. Evidentemente qualcuno a Roma alza il telefono e spiega, con
modi spicci, ai prodi bolognesi che la politica non si fa così. Verso
mezzanotte la prode Golfarelli che pur deve obbedire ai capi romani ma non
vuole giocarsi subito la faccia fà intervenire la Caritas diocesana (che
le deve un sacco di favori) competente per territorio con il mandato (come si
scoprirà la mattina del 13 novembre) alla trattativa negata alcune ore
prima. Il funzionario (togato) della Caritas svolge il mandato assegnatogli e
nella mattinata del venerdì 13 novembre i 140 immigrati possono uscire
dalla basilica per essere accompagnati in una scuola di via del Pallone. Ironia
della sorte questa scuola era stata occupata per ben tre volte e per ben tre
volte sgomberata coattivamente, in una occasione l'occupazione era
caratterizzata dai clochard, in due occasioni dagli immigrati. La scuola aveva
ancora porte e finestre murate (usuale provvedimento anti occupazione) e una
cooperativa di immigrati é stata incaricata di svolgere i lavori per
rendere "abitabile" lo stabile perennemente inutilizzato (salvo, appunto, i
brevi periodi di occupazione abusiva).
La giunta mastica amaro, Biffi celebra una messa riparatoria contro la
profanazione del tempio ma il racket al potere non demorde e con non calanche
annuncia che fra quindici giorni gli immigrati dovranno sgomberare la scuola di
via del Pallone (senza dire dove potranno andare a dormire in alternativa ai
ponti) accompagnando la dichiarazione con l'illustrazione dello stato avanzato
dei lavori per la costruzione del campo di concentramento di via Roncrio dove
verranno incarcerati quegli immigrati che non sono in grado di regolarizzare la
loro posizione e quelli che hanno commesso reati nella loro permanenza in
Italia. La natura mafiosa del messaggio può sfuggire ancora una volta
solo alle anime belle che vivono nel paese dei puffi.
redb
| |