unlogopiccolo

Da "Umanità Nova" n.01 del 14 gennaio 2001

Palermo
Un dicembre di lotta

Il dicembre di lotta in Sicilia si è ormai concluso. Dalle iniziative di Palermo sono emersi segnali molto incoraggianti che ci fanno ben sperare per il futuro. Qualche breve riflessione va comunque fatta.

L'11 e il 12 dicembre l'opposizione sociale è scesa in piazza a Palermo per dire il suo NO all'esibizione dei potenti del mondo in occasione della conferenza ONU sulla criminalità. Più di 3000 persone hanno manifestato con un corteo che ha attraversato le strade e i vicoli del centro storico, quei vicoli "dimenticati" dall'amministrazione comunale e dalla "Palermo-bene" tutte intente negli ultimi mesi a strombazzare le virtù e le meraviglie della città siciliana per offrire alla kermesse delle Nazioni Unite una cornice quanto più rassicurante e patinata. Alla faccia dell'allucinante blindatura di Palermo, noi abbiamo preferito "riappropriarci" della città vera, la città dei bisogni e delle contraddizioni sociali, per puntare ancora una volta il dito contro un ceto politico che è sempre più distante dalle esigenze di chi, giorno per giorno, vive il malessere di un sistema economico e politico che costringe all'emarginazione, ma allo stesso tempo adotta misure di repressione e giustizialismo che finiscono col tutelare sempre i soliti noti.

Gli abitanti dei quartieri popolari (Ballarò, Albergherìa...) hanno dimostrato solidarietà ai manifestanti in più momenti, esprimendo così una significativa sintonia con le ragioni della protesta.

Durante il corteo (da segnalare le numerose presenze nello spezzone anarchico e la partecipazione di compagni anche non siciliani), la tensione è sempre stata presente a causa delle costanti provocazioni da parte dei reparti antisommossa che non hanno mai smesso di schierarsi davanti ai manifestanti in maniera inequivocabilmente minacciosa.

Fino a qualche giorno prima, infatti, il Coordinamento Action Against Global Crime aveva incontrato delle grosse difficoltà a ottenere la disponibilità della piazza, cosa che - se si fosse verificata - avrebbe costituito un precedente gravissimo di limitazione alla libertà di espressione.

Le iniziative alfine sono state realizzate, e la loro riuscita politica è sotto gli occhi di tutti: un corteo finalmente vero dopo tanto tempo, equidistante sia da logiche legalitarie o buoniste, sia da attitudini pseudoscontriste di chi si spaccia per alternativo ma, possibilmente, è più sbirro degli sbirri.

L'esperienza del Coordinamento AAGC si è dunque rivelata soddisfacente, anche perché è stata concepita in un contesto politico (qual è quello palermitano) aperto al confronto e al dialogo fra soggetti e aree molto diverse fra loro. Superando quelle inconciliabilità e quei paletti ideologici che molto spesso inibiscono l'azione e cristallizzano le posizioni, abbiamo dimostrato che è possibile intraprendere un percorso di antagonismo politico che non sia autoreferenziale ma che vuol essere aperto al contributo di quante più forze possibili. È chiaro che nessuno è invitato a rinunciare alla propria forma mentis o, peggio, costretto a operare in maniera contraria ai propri principi, ma è pur vero che se si vuol intendere la politica come un azione sperimentale che si costruisce dal basso, bisogna lavorare in una realtà sociale piena di sfaccettature e contraddizioni. Le inutili beghe che si scatenano all'interno dei movimenti sono sempre molto dolorose da sopportare, soprattutto perché tendono alla disgregazione e di conseguenza fanno il gioco sporco dell'avversario. Le distinzioni forzate fra chi è più "antagonista" degli altri ci sembrano pretestuose oltre che arroganti, poiché chi non è mai in grado di mettersi in discussione rivela sempre una buona dose di autoritarismo che non ci appartiene. Ciò che ci sta più a cuore è creare qui a Palermo e in tutta la Sicilia un movimento reale, sganciato da qualunque istituzione, legato alle istanze di chi rivendica giustizia, libertà dal bisogno, parità di diritti. Pensiamo sia necessario scardinare le logiche di dominio che dettano ancora legge su questa terra (checché ne dica Arlacchi) muovendoci insieme a chi di queste logiche è, giocoforza, vittima: i disoccupati, gli immigrati, i senza potere. Le iniziative di dicembre in occasione delle quali si sono mobilitate così tante persone, non sono dunque un punto di arrivo: da qui bisogna ripartire per nuove battaglie e per raggiungere obiettivi sempre più alti.

T.A.Z. laboratorio di comunicazione libertaria - Palermo



Contenuti UNa storia in edicola archivio comunicati a-links


Redazione: fat@inrete.it Web: uenne@ecn.org