|
Da "Umanità Nova" n.18 del 20 maggio 2001
Inform@zione
Firenze: presidio dei comitati popolari toscani
Sabato 5 maggio eravamo un centinaio sotto la sede della Regione a
Firenze per protestare contro la "Toscana delle nocività". C'erano i
rappresentanti dei comitati attivi nelle provincie di Firenze, Siena, Pistoia,
Prato, Pisa e Livorno (ma le adesioni erano pervenute anche dai comitati delle
provincie di Lucca e Grosseto), del WWF regionale, di alcuni circoli di
Legambiente, dei ferrovieri della FLTU-CUB, dei Cobas della Regione. Anche se
l'iniziativa si è svolta nell'inquinata via Cavour, durante il presidio
si respirava una bell'aria, aria di gente che si impegna quotidianamente per
difendere l'ambiente e la salute dagli attacchi delle lobby dell'incenerimento,
energetiche, telefoniche e alimentari. Si respirava una bell'aria anche
perché mancava tutta quella schiera di "politicanti e politiconi" che
spesso cercano di strumentalizzare le lotte ai loro fini. Troppo impegnati
nella fiera elettorale, questi signori hanno disertato l'iniziativa anche
perché sapevano che non gli avrebbe fruttato l'unica cosa che interessa
loro: i voti. Fra l'altro qualcuno ha ipotizzato che in certe località
alcuni di questi signori abbiamo cercato di far fallire l'iniziativa. Ma gli
è andata male.
La manifestazione, conclusasi con un incontro con l'assessore all'ambiente
Franci, era stata convocata sulla base in un articolato documento, l'Agenda
politica dei comitati popolari e del movimento per la difesa della salute e del
territorio, frutto di un lavoro collettivo e sintesi di anni di esperienze e di
lotte sul fronte di rifiuti, elettrosmog e OGM. Questa la sintesi della
piattaforma: 1) blocco delle produzioni sporche, 2) avvio di processi di
liberazione del territorio dalle nocività ambientali, 3) diritto alla
salute, 4) priorità alla prevenzione e alla precauzione, 5) riduzione
dei rifiuti e riciclaggio, 6) blocco dell'inquinamento elettromagnetico, 7) no
agli Organismi geneticamente modificati.
Pur fra mille difficoltà, la manifestazione ha avuto un discreto
risalto, segno che in Toscana la rete dei comitati e associazioni ambientaliste
rimane attiva e presente, rappresentando, fra l'altro un valido strumento per
lotte in difesa della salute e dell'ambiente.
Ci siamo lasciati dandoci due appuntamenti: sabato 19 maggio, il coordinamento
dei comitati si ritrova a Pontedera (ore 15, via Fiumalbo, 19) per discutere
della seconda conferenza regionale sui rifiuti incentrata sulle tematiche della
lotta agli inceneritori e discariche per una reale politica di riduzione;
sabato 26 maggio, ore 15, invece, i comitati si ritrovano Ancaiano-Sovicille
(Siena) dove gli attivi comitati locali organizzano una festa.
Per ricevere il testo completo dell'Agenda e avere informazioni più
dettagliate delle riunioni previste, rivolgersi a faber.b@libero.it, tel-fax
0573 20720.
Duclos
Verona aggressione fascista
Pubblichiamo i principali passaggi del comunicato diffuso dal
Coordinamento Cesar K. dopo l'aggressione fascista di sabato 5 maggio: "Ieri
verso le 19 una decina di fascisti di Forza Nuova armati di cinghie e catene ha
aggredito i compagni del Circolo Pink e del Coordinamento Cesar K. che si
trovavano in via Leoni con un banchetto. Gianni Zardini presidente del Circolo
Pink è stato ferito al volto da una cinghiata, contusi altri giovani del
coordinamento. Conseguenze peggiori sono state evitate anche grazie alla
reazione di sdegno delle persone che si sono trovate ad assistere allibite
all'aggressione.
Gli aggressori sono stati identificati con certezza come dirigenti e militanti
di Forza Nuova. Un partito che a Verona è riuscito a presentarsi alle
elezioni e che può ostentare con arroganza gesti, simboli e armamentario
ideologico del fascismo e del nazismo e che solo la scorsa settimana in piazza
Bra ha potuto gridare impunemente tutto il suo odio e la sua violenza contro
immigrati e omosessuali sfoderando saluti romani e croci celtiche. Perfino ieri
sera Roberto Bussinello candidato di FN durante un comizio ha attaccato
violentemente la comunità gay. Un partito che non riesce a mascherare la
sua origine e le sue aspirazioni eversive ma che malgrado questo ha trovato
nella nostra città l'appoggio e il sostegno di amministratori e politici
di AN e della Lega. L'aggressione di ieri si inserisce in un clima di crescente
intolleranza nei confronti del Circolo Pink e del Coordinamento Cesar K. e di
tutti coloro che si oppongono al dilagare di queste destre fasciste e
razziste(ricordiamo l'ultima terribile lettera di minacce naziste indirizzata
al Circolo Pink)."
Gaia
Livorno 12 maggio: rotto il silenzio elettorale.
Un grande fracasso e il silenzio elettorale crolla in mille frantumi,
schegge di frastuoni musicali si liberano lungo il litorale e fanno spola tra
mare e colline nella danza lussuriosa di centinaia di spontanei che sorridono,
si accarezzano, fluttuano per tutto un pomeriggio e per tutta una notte al
suono delle loro rivendicazioni ludorivoltose, e in questo ballo dei corpi
desideranti, vacilla il potere e ne resta disorientato, costretto a retrocedere
a rimanere a debita distanza, a prendere semplici appunti da dietro i vetri
antiproiettile delle proprie auto blindate.
Rompere il silenzio e conquistare la libertà, questi sono stati i due
punti di riferimento al centro della mobilitazione promossa, alla vigilia delle
elezioni, dal movimento spontaneo per gli spazi autogestiti e dal Collettivo
Anarchico Zero in Condotta. Un'occupazione illegale di una piazza, uno
"sconcerto" a cui hanno partecipato numerosi gruppi musicali cittadini, una
festa popolare iniziata alle 15.30 del pomeriggio e terminata all'1.30 di
notte, i volantinaggi sulla globalizzazione, i dibattiti improvvisati tra
capannelli di persone, un migliaio di persone che partecipano, discutono,
aprono spazi di libertà, la polizia che si tiene a debita distanza,
preso atto dell'imponente risposta data dalla città a questo appello
alla mobilitazione: questo il risultato di chi rifiuta di delegare ad altri la
possibilità di cambiare questo mondo, "che non è l'unico dei
mondi desiderabili", come bene era scritto sul flaier di convocazione del
"raduno spontaneo". Dopo un anno di iniziative e di dibattito finalmente torna
a schiarirsi il cielo della contestazione sociale a Livorno, il 25 aprile e il
1 maggio si erano già svolte in città occupazioni temporanee
di spazi pubblici, ma questa volta il salto di qualità rappresentato
dalla scelta di fare un'occupazione temporanea alla vigilia delle elezioni,
pone il movimento per gli spazi sociali sulla strada giusta per raggiungere il
proprio obiettivo: l'occupazione di un luogo in cui sia possibile dare corpo
all'autogestione, attraverso la partecipazione diretta, la volontà di
non delegare ad altri la rappresentanza dei propri desideri e della
complessità del proprio pensiero, affinché ciascuno sia presente
in virtù delle proprie capacità e riceva in base ai propri
bisogni.
Luca Papini
Torino. Licenziamento politico alla Fiat
Il 9 aprile a Torino la Fiat licenzia Giuliano Marinelli, operaio e attivo
militante sindacale nel Cobas di Mirafiori. Pubblichiamo la sua
testimonianza.
Lunedì 9 aprile, all'entrata della fabbrica dove lavoravo, la porta 7
della Fiat Mirafiori, ho trovato ad attendermi il capo servizio che mi ha
invitato a consegnare il tesserino di riconoscimento e mi ha poi condotto
all'ufficio del responsabile del personale. Mi è stata data una lettera
che, in riferimento ad una sentenza del tribunale emessa venerdì 6
aprile, dichiarava chiuso il papporto di lavoro.
Questo è l'ultimo episodio di uno scontro pesante e, per alcuni aspetti,
paradossale iniziato tra me e la Fiat nel 1997, poco tempo dopo la formazione
del Cobas Mirafiori, di cui sono uno dei fondatori.
In quel periodo avevamo avviato, come comitato di base appena creato, alcune
iniziative come la costituzione di parte civile nel processo Romiti e la
presentazione di candidature alle elezioni delle RSU.
La Fiat iniziò a trasferire i compagni dai reparti di lavoro in altri,
io venni mandato a lavorare a più di 30 chilometri da Mirafiori; in
seguito a questo provvedimento denunciai la Fiat.
Vinsi la prima sentenza e rientrai nel mio reparto.
Alcuni mesi dopo si svolsero le elezioni per le RSU, mi presentai nella lista
Cobas e venni eletto.
L'azienda ricorse in appello e lo vinse con sentenza del 2 ottobre 2000.
Così il 2 novembre mi rimandò a 30 chilometri da Mirafiori in un
reparto che nel frattempo si era trasformato in ramo d'azienda.
Questa volta a fare denuncia è il S.in.Cobas in quanto l'azienda ha
disposto il trasferimento di una RSU senza la prevista verifica con
l'organizzazione sindacale.
Il sindacato ottiene la condanna per la condotta antisindacale e rientro
nuovamente a Mirafiori, la Fiat naturalmente ricorre e vince.
A questo punto dovrei essere di nuovo trasferito ma inizia un grottesco gioco
delle parti. Il ramo d'azienda è stato esternalizzato: è
diventato Powertrain Italia, quindi la Fiat dice di non poter più
disporre del mio posto di lavoro, di qui l'episodio raccontato all'inizio.
La Powertrain, con cui ho un colloquio dopo tre giorni di tentativi, non vuole
riprendermi perché afferma, in un primo momento, che la mia
volontà di rientrare in Fiat, dopo la prima sentenza positiva
sull'antisindacalità, equivale alle dimissioni, argomento assolutamente
falso.
Per circa dieci giorni cerchiamo di avere delle spiegazioni più
credibili, ma da entrambe le aziende non arrivano risposte e diamo inizio alla
denuncia pubblica di un episodio che appare un pesante atto repressivo. Su
alcuni giornali viene dato risalto alla vicenda ed iniziano ad arrivare prese
di posizione e dichiarazioni di solidarietà. Facciamo uscire comunicati
e volantini: dentro la fabbrica il caso suscita stupore e indignazione.
Per me è certamente una situazione difficile: mancano riferimenti a casi
simili ed è persino arduo capire quale sia la risposta giusta da dare.
Il clima sindacale dentro la Fiat da molti mesi è pessimo: da parte
aziendale c'è chiusura su tutto, dal contratto integrativo al
licenziamento dei giovani con contratti a termine, alla dichiarazione di
esuberi strutturali in vari settori.
Un atto così pesante verso un rappresentante sindacale però non
lo si vedeva da molti anni. Credo che la pressione dell'opinione dei
lavoratori, di organizzazioni sindacali e politiche, l'insostenibilità
delle ragioni del rifiuto alla riassunzione, alla fine abbiano modificato la
posizione della Powertrain. Infatti giovedì 3 maggio in un incontro
S.in.Cobas e Powertrain c'è stato un cambiamento delle motivazioni
aziendali che potrebbe consentire il mio rientro. Sarà da valutare,
anche con l'organizzazione sindacale: speriamo così di chiudere un
episodio che ha il sapore dell'antisindacalismo degli anni '50.
Se invece le condizioni non lo consentiranno, occorrerà mantenere tutte
le iniziative per riconquistare spazi di libertà sindacali ormai
apertamente minacciati.
Giuliano Marinelli
| |