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Da "Umanità Nova" n. 12 del 7 aprile 2002

Bologna: assemblea antifascista
Roba vecchia, scorza nuova

Si è tenuta il 23 marzo a Bologna, con buona partecipazione nonostante la concomitanza con la manifestazione romana, l'Assemblea-Convegno contro i vecchi e i nuovi fascismi come momento di riflessione storico-teorica in vista delle contestazioni al congresso di Alleanza Nazionale che si terrà a Bologna dal 5 all'8 aprile, dal titolo "Vince la Patria, nasce l'Europa".

Nell'intervento introduttivo Walter Siri ha rimarcato l'importanza rinnovata dell'antifascismo in una fase di rimodellamento dell'autoritarismo dello Stato e la necessità politica di conoscere le strategie e le culture della Destra per chi intende contrastarle. Che oggi qualche compagno "faccia spallucce" e ritenga il problema secondario od obsoleto è in fondo l'effetto di quello stesso disarmo ideologico che in questi anni ha permesso ai nuovi fascismi di costruirsi un radicamento sociale.

Mario Coglitore ha poi ripercorso la storia delle organizzazioni fasciste del Dopoguerra, insistendo sul transito dalla Repubblica Sociale Italiana all'MSI e da Ordine Nuovo a Terza Posizione fino a Forza Nuova, per sottolineare la continuità di un nucleo dottrinario ben saldo, fondato sulla figura eroicizzante del "soldato politico" e su un pathos del potere come sfida e sopravvivenza alla morte. Ed è un'ideologia storicamente disponibile sia ad una simbiosi stretta con lo Stato e i suoi apparati più crudamente repressivi, sia a derive pseudo-rivoluzionarie come quella di Terza Posizione ("Né con Marx, né con la Coca-Cola").

Marco Rossi ha svolto un'analisi di Alleanza Nazionale come travestimento opportunistico di una destra nient'affatto democratica o liberale ma profondamente legata alla tradizione fascista e missina e ai suoi ideali totalitari, nazionalisti e razzisti. Proprio la duplicità tattica e il radicamento sul territorio fanno del partito di Fini il nuovo protagonista possibile della scena politica italiana in una fase di diffusa conflittualità sociale, ben più del partito televisivo di Berlusconi fondato su un consenso passivo.

Simone Bisacca ha parlato della legge Bossi-Fini come inasprimento della già inaccettabile - ma accettata da tutta la Sinistra istituzionale - Turco-Napolitano. Ciò che nel nuovo dispositivo di legge pare rilevante è la norma che prevede il carcere, e non un Centro di permanenza temporanea, per gli immigrati irregolari presi per la seconda volta. Si tratta infatti di un salto di natura giuridica: è la creazione dal nulla del reato, paragonabile al salto di qualità repressiva a cui abbiamo assistito a Genova, con Fini e altri parlamentari di AN nella sala operativa dei carabinieri.

Rudy Leonelli ha posto il problema cruciale del revisionismo anche nei suoi transiti a sinistra tra le più diverse culture antagoniste e alternative, illustrando il caso esemplare del negazionismo, secondo cui le camere a gas naziste sarebbero una mistificazione storica. Più in generale, l'invito è a riflettere sulle proprie parole d'ordine in rapporto anche ai campi discorsivi della Destra per evitare quegli spazi di permeabilità ideologica che permettono fenomeni di vischiosità o di mimetismo: ad esempio l'elogio delle differenze è oggi, paradossalmente, uno strumento del nuovo razzismo culturale o la rivalutazione delle memorie locali è stata importante nel costituirsi del percorso della Lega.

Eros Francescangeli ha invitato infine a problematizzare la nozione storiografica di fascismo e a distinguere, riprendendo da sinistra la lezione di Renzo De Felice, tra un fascismo movimento e un fascismo istituzione, tra il fascismo sansepolcrista del 1919 e quello antioperaio e squadrista dei primi anni '20, suggerendo di considerare una pluralità complessa di fenomeni e di percorsi piuttosto che un unico filo nero che percorre il Novecento. Ha aggiunto inoltre, con riferimento all'intervento di Rudy, che la critica al differenzialismo culturale non può però configurare come valore l'integrazione dei migranti nel canone surrettiziamente universale della cultura europea.

È seguito un dibattito principalmente intorno al problema del revisionismo e alle forme possibili di comunicazione antifascista. Un intervento, in polemica con Eros, ha distinto un uso accademico e autoritario della conoscenza storica da un impiego politico che parte dalle sollecitazioni del presente: a fronte della stagione politica del "bipolarismo" non si può dimenticare come uno dei processi costitutivi delle ideologie totalitarie sia il connubio destra-sinistra (negli anni '10 la sovrapposizione tra il discorso della lotta di classe e il mito della nazione nel concetto ambivalente di "nazione proletaria"). Anche il binomio differenzialismo-integrazione potrebbe risultare un falso dilemma nella misura in cui attribuisce alla cultura caratteri totalizzanti di fissità e organicità. Una compagna ha espresso una qualche impazienza per gli indugi dell'analisi affermando che oggi il problema è anche quello di trovare delle forme sintetiche di comunicazione più largamente recepibili, efficaci e inventive. Altri interventi hanno messo l'accento sulla forza irrinunciabile delle differenze, sulla pratica antiautoritaria e sulla sostanziale continuità del fascismo per cui le manganellate di Genova non erano né più né meno fasciste di quelle del Ventennio. Sciolta l'assemblea, la discussione è continuata a gruppetti sotto un limpido cielo stellato.

Quanto alle indicazioni operative, è emersa dall'assemblea la volontà di manifestare per le strade di Bologna nei giorni del congresso di AN e sarà probabilmente organizzata una presenza anarchica antifascista per la giornata di sabato 6 aprile, al pomeriggio.

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