senza Ian
io non avrei mai scritto
...
questo sia detto!
Ero entrato in quella casa per sbaglio.
Cercavo un amico ch'era altrove, ma una persona, una
giovane ragazza, dal naso aguzzo, appena conosciuta, mi dice che forse è lì,
in quella casa.
Cercavo un amico.
Uno di quelli che ti raccontano la loro vita, anche se non
glielo chiedi - ... è importante?
In quella casa, anche un thè, risulta gradito, se
ti va di gustarlo ...
Sta seduto, il mio amico assente,
i
bracci sulla spalliera - una poltrona semplice, di quelle che incontri nei soliti
locali fumosi - trafugata, mi diceva, proprio da uno di quei luoghi.
Con un dito
umido di saliva, puoi tirare sù anche la cenere.
Entro in quella casa, come ,,, la mia.
Qualcuno
seduto su un divano
-
presumibilmente comodo -
si racconta,
credendosi importante:
mi sto impegnando nello studio del
sax ... -
nonostante il mio alacre impegno,
imparo solo
il flauto traverso!
Nessuno te l'ha chiesto - ma va bene anche ascoltare, a volte ... ... ... -
E, a volte, si incontrano anche persone che riescono a imparare
l'uso di strani strumenti ...
perché è un piacere lavorare, quando ti piace
quello che fai ...
e già! ... ma quando?
Sono qui, in un salotto sconosciuto - non perché non vi sia mai
stato! - a sentire chiacchiere, aspettando l'amico assente - amico? - dopo
l'insulto di una polaroid fastidiosa e invadente, e prima di avance inaspettate
...
Un ricordo. Sgradevole.
Uno sguardo. Insistente.
Che palle!!!
Vuoi, forse, trovarmi nudo in un letto qualunque, o magari su un
divano o sul letto di una macchina ... per dormire, sbronzi dopo e prima, e scordarci quel
ch'è stato?
Non so chi sei ... ma dormiamo pure assieme, dopo ... o, dormiamo
putri assieme, dopo,
ché tant'è uguale ... -
se vuoi.
Io non voglio.
Questa casa racconta facili incontri, incontri che sembrano bande a
far festa, all'inizio.
Dopo, ci si racconta in privato.
Ma ci si può incontrare e
raccontarsi, chiedendo asilo a una comoda spalliera, usando le mani per
accompagnare le parole, delicatamente, fino alle tue piccole orecchie
sforacchiate da anelli d'argento a buon mercato.
Tutto inutile.
Come inutile il
tuo tentativo di lusingarmi con avance troppo sfacciate, prive di qualsiasi
senso d'imbarazzo.
Semplicemente, mi metti a disagio.
Non sono qui per saggiare
il tuo umore. Sono qui perché ho seguito un errore, e volentieri poggio un
braccio sul bracciolo per guardarti meglio e ascoltare - ripeto, ascoltare -, mentre
dalla tua vita
promanano carezze, dalle quali non mi lascio sfiorare, che non voglio ricambiare.
Come i tuoi occhi, stupidamente
languidi.
Credo che andrò via ...
e fuori a riguadagnare un po' di
respiro, per riconciliarmi col mio corpo umiliato, vagando per strade di nulla,
dove vento e muri bisbigliano per non farti sentire solo, e, fuori da un bar ...
Ciao,
ti va un caffè -
Già l'ho preso grazie ... -
Allora, un amaro. -
Va bene.
E
nello specchio, oltre il bancone, un caffè e un amaro si dicono cazzate.