THE SMARTS

     

Quest’oggi sono venuti in radio a presentare il loro ultimo Cd gli Smarts, band di Milano che suona quasi esclusivamente Ska e rocksteady. Cercherò di trascrivere quello che ci siamo detti tra una canzone e l’altra.

 

 

R.F: Facciamo la classica domanda per sciogliere il ghiaccio, qual è la vostra storia e quali sono le vostre influenze musicali ?

 

Tommaso: Niente di anormale, siamo nati come gruppo quasi tre anni fa, da un idea del trombettista seguito subito da me e Sergio, le formazioni si sono avvicendate con una certa frequenza sino ad arrivare ad una consolidata che è quella attuale intorno a Novembre di un anno e mezzo fa, e da lì il gruppo si è sviluppato a partire da questo anno e mezzo. Siamo stati molto fortunati perchè abbiamo subito iniziato a suonare dal vivo riscuotendo un discreto successo, questo lo posso dire senza peccato e senza orgoglio.

 

 

R.F.: Beh, effettivamente siete molto bravi dal vivo. L’ho constatato di persona

 

Tommaso: Per cui da lì il gruppo si è assestato sia sul piano delle idee che quello musicale. La cosa particolare di noi è che tranne me e Sergio che siamo abbastanza dei maniaci del genere dello stile che proponiamo, gli altri componenti del gruppo provengono da esperienze musicali molto diverse, dal funky al jazz tradizionale passando dall’acid jazz e la formazione quindi diventa molto mista e in molte delle nostre canzoni effettivamente si sente l’impronta jazz. Perchè di fatto il nostro background si rifà al primo ska, quello giamaicano degli anni 50 e 60 di cui Sergio però è più preparato di me.

 

Sergio: C’è da dire comunque che tutti quelli del gruppo si sono innamorati del genere che facciamo. Spesso è capitato come il batterista, che aveva un’idea particolare dello ska. Pensava che fosse una musichetta abbastanza stupida almeno per quello che lui aveva sentito. Io subito gli ho fatto sentire qual era il vero ska e quali erano i gruppi che vanno di più in America e in Europa ed è rimasto impressionato ed ora è diventato un vero e proprio seguace dello ska e del one drop.

 

 

R.F: perlomeno dello ska tradizionale, quello appunto del one drop e non quello che si sente spesso oggi più vicino a ritmi punk, mi riferisco allo ska core.

 

Sergio: potrei aprire una parentesi su questo..

 

 

R.F: lasciamo perdere perchè è da un po’ che trattiamo questa tematica durante le nostre trasmissioni

 

Sergio: ci sono i giovani che credono che lo ska sia solo questo tipo di musica e si perdono quello che veramente è il bello di questo genere musicale.

 

 

R.F: al concerto al Bloom, avete presentato il vostro primo disco, volete parlarcene ?

 

Sergio: Volentieri !! Innanzitutto è nato da una grossa fatica di tutti noi del gruppo

 

Tommaso: Sia fisica che economica

 

Sergio: Esatto anche perchè ci siamo autoprodotti. Sono nove pezzi nostri e una cover "The Saints" in versione reggae.

 

Tommaso: Una cosa si deve dire è che abbiamo scelto di registrarlo in maniera semi-live perchè volevamo mantenere lo stile che ci ha contraddistinti sin dall’inizio che è quello di suonare direttamente al pubblico.

 

 

R.F.: quindi non ci sono sovraincisioni o remix successivi ?

 

 

Tommaso: di fatto no.

Sergio: La musica che ascolti sul Cd è quella che ascolti live, in effetti quello che per esempio non mi piace del dub non è quello che stanno suonando ma sono lavori fatti poi da quello che sta al mixer di alzare i livelli e abbassarli e restituisce un’immagine un po’ falsata di quello che in realtà poi accade.

 

 

R.F.: Mi piace molto questa scelta di non ritoccare le tracce già incise. Quali sono i vostri progetti futuri ?

 

Tommaso: progetti futuri, speriamo di fare un sacco di concerti !!

 

 

R.F.: Rispetto gli Stati Uniti credo che il panorama italiano sia un po’ arido per quanto riguarda lo ska.

 

Sergio: Negli States tira parecchio in questo momento lo ska. Ad iniziare da New York dove ci sono i Toaster ed altri, sono gruppi tra l’altro di dieci, quindici elementi, sono molto numerosi e stanno avendo molto successo oltre oceano. Chissà, visto che noi soffriamo molto di americanismo, che anche questa moda possa ritornare in Italia.

 

 

R.F: Anche voi siete in tanti, se non sbaglio siete in otto, e riuscite a suonare benissimo senza neanche fare nessuna sbavatura. Mi aveva molto colpito, significa che provate tanto.

 

Sergio: Diciamo che riusciamo nell’intento anche a viverci in otto perché è sempre più complicato sia mettere insieme le teste e soprattutto chiedere un giusto compenso per otto persone anche perchè ti pagano la stessa cifra anche se sei in tre.

 

 

RF: Grazie mille per la vostra collaborazione