Comitato Unitario di Base aderente all'Unione Sindacale Italiana Federazione Brianza |
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A
poco tempo di distanza si chiarisce un quadro preciso sui fatti occorsi
nel Pronto Soccorso del S. Paolo la mattina del 17 marzo. La violenza
gratuita, la versione della Direzione Sanitaria e le menzogne
giornalistiche sono il frutto della politica di un governo di guerra, lo
stesso che dai fatti di Genova muove i manganelli della polizia. UN
DISSANGUATO S Occorre
innanzitutto far sapere al pubblico che sul luogo dell’accoltellamento
dei giovani del Centro Sociale ORSo non sono giunte subito le ambulanze,
ma, bensì ingenti forze di polizia che, tra le altre cose, hanno
rallentato l’accesso dei mezzi di soccorso diretti verso il teatro
dell’agguato. Questo fatto ha impedito il soccorso immediato nei
confronti di chi poteva aver salva la vita invece di morire dissanguato!
Per questi motivi si sono verificate tensioni nei confronti dei
soccorritori. Dalle registrazioni televisive amatoriali risulta
chiaramente che chi si trovava vicino ai ragazzi feriti o agonizzanti non
poteva capire il perché del ritardo nei soccorsi. Gli amici del ragazzo
sgozzato dalle coltellate hanno ovviamente seguito l’ambulanza diretta
verso il S. Paolo, la polizia a sirene spiegate ha fatto altrettanto.
Giunti all’ospedale i ragazzi che seguivano l’ambulanza hanno subito
saputo della morte del loro amico, la reazione che ne è seguita è
rimasta confinata nei limiti di quello che generalmente viene definita
essere la normalità. Rispetto a questo fatto risulta del tutto fasullo
che qualcuno, come ha scritto la Direzione Sanitaria, si sia lasciato
andare ad “Atteggiamenti inusuali anche per il pronto soccorso di un
grande ospedale”. Sugli atteggiamenti tenuti invece dalla polizia la
Direzione Sanitaria, non a caso, tace... COME
è AVVENUTA LA MATTANZA IN OSPEDALE Un
primo gruppo di agenti già schierato all’interno dell’Ospedale si è
mosso all’inizio dall’area di osservazione (DEA) dirigendosi verso le
sale dell’adiacente Pronto Soccorso battendo sonoramente gli anfibi al
suolo nella marcia e percuotendo con i manganelli gli scudi antisommossa
per incutere terrore fra i presenti, ovvero: pazienti del DEA e
accompagnatori, Personale medico/infermieristico. Una signora
accompagnatrice con una bambina al seguito ha subito per questo motivo uno
spasmo respiratorio, ambedue sono state nascoste dal nostro
personale in una sala del PS. Proprio in quegli istanti in un’altra sala
del PS si trovava in osservazione un paziente con una probabile angina
pectoris in corso. Mentre
tutto questo accadeva nella zona d’osservazione dei ricoverati, nel
vialetto di accesso dell’ingresso del Pronto Soccorso si erano già
verificati pestaggi indiscriminati. Nel frattempo un’altra falange di
poliziotti che doveva ricongiungersi con la prima, marciava esattamente
come i loro colleghi provenienti dal lato opposto stringendo tutto il
pubblico del PS e i giovani presenti nella sala d’aspetto in una morsa
militare spaccando la testa a tutti. Chi ha potuto si è difeso. Per nulla
chiaro è il ruolo avuto dalle guardie armate di stanza nel PS... I
valori in campo del massacro scaturito dalla manovra d’assalto sono
stati i seguenti: una ventina di ragazze/i presenti nella sala d’attesa
del PS e due drappelli di manganellatori operanti a tenaglia con le
modalità canoniche dello scontro di piazza. All’esterno del PS
l’ingente quantità di poliziotti accorsi con le volanti e con altri
mezzi si occupava invece di scatenare una feroce caccia all’uomo nei
confronti dei giovani che avevano preferito tenersi all’esterno
dell’ospedale in attesa di ricevere notizie relative alle condizioni
cliniche degli accoltellati; e non - come è stato scritto da certi
giornali - per esigere il cadavere dell’ucciso. Quanto
è stato genericamente comunicato dalla direzione Sanitaria in merito agli
incidenti è frutto delle stesse ideazioni che hanno portato alla
colossale disinformazione di massa apparsa sui giornali la mattina stessa
delle violenze della polizia. Il comunicato emesso, capace di nascondere
persino l’interruzione di pubblico servizio che si è registrata in
seguito all’iniziativa poliziesca, è stato certamente ben accolto da un
questore che ha avuto persino il coraggio di dire che “un po’ le si
danno e un po’ le si prendono…”, allo stadio come in un ospedale,
aggiungiamo noi! CERTA
STAMPA BASTARDA!
17/03/03, particolare del pavimento della sala d’aspetto del S. Paolo poco dopo le violenze poliziesche UNIONE
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