Europa – un luogo per la politica
Nel corso degli ultimi mesi a livello istituzionale si e’ avviato dibattito
sul futuro politico dell’Europa. Anche se eeso e’ stato fin qui estremamente
confuso possiamo comunque dire che almeno due alternative siano state
espresse. Gli estremi del dibattito sono identificabili nelle seguenti
posizioni: a) Europa, come forma di sovranita’ totalmente nuova che si
colloca oltre lo stato nazione e la cui forza costituente deriva direttamente
dai cittadini e b) Europa, come alleanza di stati nazionali. Nella prima
alternativa la sorgente della sovranita’ della formazione politica sono i
cittadini, nella seconda gli stati nazionali. A rendere il dibattito confuso
contribuiscono, oltre alle innumerevoli posizioni intermedie. anche il fatto
che l’uso di determinate espressioni, come federalismo, e’ stato molteplice
se non addirittura talvolta contraddittorio.
Alle sorgenti della sovranita’
In prima istanza possiamo affermare che la proposta di una formazione
politica totalmente nuova ci sembra dal punto di vista delle alternative
sociali ben piu’ interessante che non la costruzione di una pura e semplice
coalizione di stati nazionali. Un’Europa di quest’ultimo tipo sarebbe nata
gia’ morta. L’idea che un nuovo soggetto politico si possa costruire su
vecchie strutture di potere o al massimo su di un compromesso tra il vecchio
ed il nuovo, a nostro avviso e’ profondamente illogico. Il potere dovrebbe
avere una sorgente chiara, inscritta in una costituzione scritta, dalla quale
trarre origine. Realizzandosi l’Europa come alleanza di stati nazionali si
troverebbe in una situazione profondamente contraddittoria basando la sua
sovranita’ sovrannazionale sullo stato nazionale. La sovranita’ quindi non si
formerebbe direttamente, ma il processo costitutivo si realizzerebbe tramite
meccanismi di rappresentanza di terzo o addirittura quarto livello. L’Europa
sarebbe dunque simile ad uno stato costituzionale del 1800 fondantesi, pero’,
su di un sovrano assoluto. A questa situazione si aggiungerebbe un altro
paradosso: i cittadini europei sarebbero contemporaneamente sia cittadini
dello stato europeo, che del proprio stato nazionale, allargando quindi a
livello di cittadinanza e non solo legislativo una contraddizione che per
esempio e’ inscritta nel modello costituzionale statunitense
Qualora la base della futura Europa fossero i singoli stati nazionali essi
dovrebbero essere rappresentati nella nuova forma di sovranita’ in modo
eguale: uno stato, un voto, il voto del Lussemburgo con lo steso peso del
voto della Germania. Cio’ pero’ appare alquanto improbabile. Determinate
fonti di sovranita’ (ovvero determinati stati nazionali) hanno gia’ oggi
formalmente e realmente piu’ potere e piu’ voti di altri. Cosi’ non sarebbe
piu’ possibile parlare di un’Europa basantesi in modo esclusivo e lineare
sugli stati nazionali.
Nel modello politico nel quale gli stati nazionali vengono sostituiti
direttamente da una nuova forma di potere la situazione, nella migliore delle
ipotesi, sarebbe che i cittadini europei potrebbero scegliere, tramite
elezioni dirette i propri rappresentanti che a loro volta eserciterebbero il
potere esecutivo tramite un governo europeo. Il realizzarsi di questo modello
sanzionerebbe la conclusione del breve periodo storico di dominio dell
modello di sovranita’ degli stati nazionali.
E’ sorprendente come la semplice idea della scomparsa degli stati nazionali –
specie a sinistra – sembri essere una tragedia. Come se i concetti di nazione
e stato nazionale fossero eterni. I miti della nazione e dell’etnia sembrano
essere difficili da togliere dalle menti di molti. A pochi viene in mente il
fatto che il concetto di nazione sorge solamente dopo le tre grandi
rivoluzioni europee moderne (Inghilterra, Francia e Russia), in tempi quindi
relativamente recenti, quando la ribelle e vittoriosa moltitudine, senza
nazionalita’ e diritti di cittadinanza, viene sottomessa nel nome di essi ad
un nuovo potere costituito che si colloca dentro i confini della nazione (vd.
anche H.Arendt “On Revolution”). La moltitudine ribelle viene trasformata in
popolo sottomesso ed il suo potere costituente (il potere che distrugge tutti
i poteri) viene svuotato di senso ed ibernato nelle forme dello stato
nazionale (il potere costituito). Per lo stesso percorso sono avanzate in
seguito tutte le lotte di liberazione del terzo mondo e le societa’ post-
coloniali nella fondazione dello stato nazionale. Per fortuna il periodo
della tragedia si sta concludendo e con esso tutte le incredibili sofferenze
provocate dagli stati nazionali, dalle trincee dei vari fronti di guerra ai
campi di concentramento per le non-persone.
Il coraggio di andare avanti
Gli attuali problemi politici dell’Europa sono dovuti all’impossibilita’ di
trovare una convergenza tra le proposte politiche precedentemente illustrate.
Fino ad oggi i governanti del nostro continente non sono riusciti a
realizzare null’altro che un’Europa confusa, risultato di un compromesso tra
proposte contraddittorie. Essi hanno tentato di mediare l’interesse
dell’Europa e quello dello stato nazionale. Il risultato e’ stato lontano
dagli interessi di ognuna delle parti. La storia e’ piena zeppa di casi nei
quali i rappresentanti del vecchio sistema tentano di offrire, ad una
sovranita’ in transizione da una forma ad un’altra, delle soluzioni che si
fermano a meta’ strada: la Rivoluzione francese prima dei giacobini, il
governo di Kerenski nella Rivoluzione russa, le riforme di Gorbaciov o
Jaruzelski. Ogni volta che si avvia la distruzione del vecchio sistema di
potere il re nudo offre una soluzione di compromesso, il cui scopo e’ fermare
la trasformazione. L’Europa che ci viene offerta e’ come una costituzione
dell’albore del moderno che un re per concessione divina e amante del proprio
popolo concede ai sudditi, non una costituzione che e’ stata scritta per le
strade dai cittadini.
Oltre ai governanti che stanno per perdere la corona nelle rivoluzioni c’e’
anche sempre la reazione. Le armate bianche di Wrangel, i contadini della
Vandea o Luigi Bonaparte. La rappresentazione della rivoluzione contemporanea
che oggi viene inscenata non potrebbe essere conmpleta senza le armate nere e
blu’ della reazione ed ancor oggi copione del manuale degli eventi della
Rivoluzione europea potrebbe essere il 18 brumaio di Luigi Bonaparte.
Nell’indagine di Marx si incontrano sul palcoscenico della storia del suo
tempo le potenze sociali del futuro e del passato. Sul palcoscenico della
rivoluzione europea di oggi si incontrano le potenze sociali del futuro e del
passato di oggi: la moltitudine, i re nudi degli stati nazionali alla ricerca
di compromessi, le forze della reazione che giurano in nome della terra e del
sangue e l’Impero neoliberista che guarda all’Europa senza aver compreso se
questo sara’ il nome di una sua futura provincia oppure lo spazio nella quale
la moltitudine andra a formare il contro-Impero.
Nel processo della rivoluzione europea c’e’ molto di nuovo e molto di
vecchio. Marx ci scrive nel 18 brumaio che Hegel diceva da qualche parte che
tutti i grandi eventi e personaggi della storia del mondo vengono alla
ribalta per cosi’ dire due volte. Secondo Marx Hegel pero’ si era scordato di
aggiungere: una volta in tragedia e la seconda in farsa. Il processo di
superamento degli stati nazionali viene oggi rallentato, si vogliono indicare
soluzioni farsesche per l’uscita dall’immobilita’, si vuole ancora salvare il
pudore del re nudo. Noi possiamo pero’ dire che la via d’uscita non sta nel
richiamare in vita cio’ che non c’e’ piu’, ma in una forma di sovranita’
totalmente nuova: l’Europa delle moltitudini.
Il grande insegnamento della socialdemocrazia tedesca
Il grande problema politico del movimento operaio a cavallo tra 1800 e 1900
era quello del come arrivare ad esercitare il potere politico. Per le sue
caratteristiche l’Internazionale non poteva indicare un luogo per il proprio
progetto politico. Essa era letteralmente una utopia (un non-luogo), la sua
rivoluzione non poteva essere pensata in altro modo sen non come un fenomeno
universale e sincronico. L’intuizione geniale della socialdemocrazia tedesca
nel periodo immeiatamente successivo allo scioglimento dell’Internazionale fu
la definizione di uno spazio giuridico (quello nazionale) per l’utopia.
L’utopia pote’ essere trasformata in progetto politico tramite l’indicazione
di uno spazio politico dove realizzarla. Questo spazio era lo stato
nazionale. La stessa intuizione guido’ anche Lenin.
Il movimento operaio tradizionale riusci’ ad unificare il socialismo allo
stato nazionale. L’intuizione fu geniale, i risultati finali tragici: i
budget di guerra del 1914, il socialismo realizzato… conosciamo bene la
galleria degli orrori… pero l’intuizione resta. In Europa oggi ci sono ancora
persone che hanno un’utopia, un’utopia che non ha un luogo per realizzarsi e
il cui posto non puo’ essere piu’ lo stato nazionale. Allo stesso modo in cui
la socialdemocrazia tedesca riusci’ a collocare il socialismo dentro lo
spazio di sovranita’ dello stato nazionale, la moltitudine di oggi deve
essere in grado di disporre le proprie speranze ed i propri desideri dentro
uno spazio il cui nome e’ Europa. Europa non e’ certo la stessa cosa che
Unione Europea, e’ un qualcosa che ancora oggi e’ virtuale, ovvero incerto
per confini e passato. Compito dei nuovi cittadini fare del virtuale reale.
Secondo alcuni un modo di pensare di questo tipo e’ postmoderno. Sentiamo
affermare che le classi operaie nazionali e gli stati nazionali vivono
ancora. Certo. Ma affermando cio’ ci si scorda di tutti i grandi insegnamenti
della politica materialista. Da Machiavelli a Marx. Il Principe collettivo –
la moltitudine – deve costruire per se’ un nuovo spazio politico – l’Europa –
e un nuovo popolo – tutti coloro che legalmente o illegalmente, senza
riguardo per l’origine, vivono in Europa. Allo stesso tempo il Principe deve
tenere in mente cio’ che il materialismo dice della tendenza. La tendenza va
compresa e portata alla sua conclusione. Se il nome della tendenza e’ Europa,
allora dobbiamo anticipare il futuro: solamente muovendosi una fase avanti
agli altri la moltitudine – questo Principe dei nostri giorni – riuscira’ a
farsi soggetto politico.
Di che cosa ha bisogno l’Europa?
Nella rivista francese"Multitudes" Jerome Ceccaldi e Germinal Pignalie sono
del parere che il federalismo europeo ha bisogno, oltre che della dimensione
politica proposta dal ministro degli esteri tedesco J. Fischeri, anche di
nuovi diritti sociali…per meglio dire l’Europa ha bisogno di sempre piu’
conflitti sociali promossi dalla moltitudine che possano condurre a termine
la tendenza avviatasi della costruzione di un nuovo spazio politico. Il
motivo per il quale l’Europa ha bisogno di nuovi e credibili conflitti non-
violenti e’ che questi nuovi conflitti in termini immediati si posano su di
un livello di nuova sovranita’. I conflitti, anche i piu’ locali, comunicano
una nuova caratterizzazione di costituzione e apertura: sogni, desideri,
speranze… ed un luogo per essi.
In un Europa, nella quale i parlamenti nazionali non riescono piu’ ad agire
al livello della nuova sovranita’ in formazione, sul palcoscenico scende di
nuovo una politica extraparlamentare (di nuovo un non-luogo). Ad onore del
vero potremmo, in modo piu’ preciso, dire che anche l’azione parlamentare e’
divenuta extraparlamentare, poiche’ essa non riesce piu’ a costruire
legislazione e norma, ma solamente a codificare a posteriori, ad approvare.
Negli Stati Uniti la politica gia’ a lungo si e’ basata sull’attivita’
extraparlamentare e sulla partecipazione diretta dei cittadini e delle
imprese: le organizzazioni non governative, le organizzazioni di difesa del
consumatore, la disobbedienza civile, le lobby sono parte integrante del
sistema politico del paese. L’Europa sta avanzando per la stessa direzione.
Il soggetto e’ la moltitudine e gli strumenti oramai sono esterni ai
parlamenti nazionali. Obbiettivo non l’utopia (o un non- luogo
extraparlamentare), ma una politica per la quale si costruisca un luogo per
la sua realizzazione…un nuovo Principe ed una nuova Moltitudine..