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FARE
COME IN FRANCIA
PER IL REDDITO MINIMO
EUROPEO
COSTITUIAMO LA FEDERAZIONE
"3RME"
ENTRIAMO IN EUROPA A TESTA
ALTA
DISOCCUPATI, PRECARI,
INTERMITTENTI, IMMIGRATI, PENSIONATI SOCIALI, PORTATORI DI HANDICAP:
LOTTIAMO CONTRO L'ESCLUSIONE
LOTTIAMO PER LA CITTADINANZA!
Le ultime lotte sociali in Francia dei
disoccupati e precari, impongono a noi e a tutti, una riflessione collettiva
che modifica teoria e pratica dell'azione politica del nuovo millennio
in Europa. Con la grande mobilitazione degli "chomeurs"- disoccupati -
in Francia si intravede, finalmente, il primo tratto di un soggetto che
potrebbe essere protagonista diretto della vera unificazione europea, o
almeno quella che interessa a noi: quella dal basso, dell'Europa dei diritti
sociali, spesso contrapposta a quella dei parametri di Mastricht e dei
banchieri.
In tutta la Francia, e non solo a Parigi,
nelle ultime settimane ha fatto la sua apparizione dirompente un movimento
a più voci, sociale nel senso di aperto e rappresentativo di milioni
di persone (che hanno confermato di appoggiarlo più volte ed in
varie forme, dall'opinione al sostegno, alla militanza): un movimento formato
da disoccupati di lunga durata, tagliati fuori dalla ristrutturazione-chiusura
del ciclo fordista, giovani precari costretti a lavori dequalificati e
sottopagati, lavoratori intermittenti (che entrano ed escono, continuamente,
dal "mercato", e assumono questa come condizione permanente, inseguendo,
spasmodicamente, la flessibilità imposta).
Gli obiettivi del movimento francese,
la sua composizione, le sue forme di organizzazione, sono punti fondamentali
che noi vogliamo utilizzare per proporre questo Manifesto politico-programmatico
perché, anche in Italia, si estenda la mobilitazione.
Manifesto
politico-programmatico
premesse
a) La modificazione del mercato
e delle forme del lavoro ci consegna, definitivamente, ad una società
in cui la "piena occupazione" non esiste più. Non può più
esistere, nemmeno come obiettivo teorico, visti gli effetti della contrazione
della quantità di lavoro socialmente necessario alla produzione
di merce della globalizzazione dell'economia. Viviamo il tempo in cui la
disoccupazione, ma molto di più, la precarietà e l'intermittenza
dei lavoratori, sono condizioni strutturali e si espandono sempre più.
Diciotto milioni di disoccupati "ufficiali" nei paesi dell'Unione, 2.800.000
in Italia, oltre trenta milioni in condizione di "sottoccupazione", descrivono
la situazione della nascente Europa Unita. Siamo in presenza di una
generale "precarizzazione" dei rapporti di lavoro. La nozione stessa di
flessibilità è oggi "a senso unico", intesa come assoluta
disponibilità nel tempo e nello spazio della forza-lavoro, materiale
ed immateriale. L'equazione che domina il nostro tempo è questa:
più sviluppo uguale meno occupazione.
b)A questo proposito la nostra
quotidiana esperienza si rivela ben più utile delle statistiche,
che continuano a misurare il fenomeno sulla base di un concetto quantitativo
ed omogeneo di "disoccupazione". La nozione keynesiana secondo la quale
si ha a che fare con una condizione temporanea di ricerca di un posto di
lavoro fisso, transitoria quindi verso l'inserimento in una società
caratterizzata dal "pieno impiego", si rivela oggi inservibile a descrivere
la condizione di moderna disoccupazione. Uno dei soggetti è la figura
del disoccupato "espulso" dai cicli produttivi ristrutturati. Non è
giovanissimo e, vista la mancanza di formazione richiesta dai mercati,
non ri-collocabile facilmente. In realtà sono le figure che rappresentano
meglio la "violenza" del processo di transizione che è in atto,
tra la vecchia forma del lavoro e la nuova: ad esse sono legate le recenti
politiche dei "lavori socialmente utili", che si stanno dimostrando fallimentari.
Ad esse era legato il meccanismo della cassaintegrazione, ad esempio, che
partiva però dall'esistenza di un contratto a tempo indeterminato,
troncato prematuramente dai processi ristrutturativi. La figura di disoccupato
moderno non è però questa: i giovani lavoratori europei non
provengono da un impiego a tempo indeterminato, ma accedono al reddito
tramite lavori flessibili, precari, intermittenti. Siamo in presenza di
figure che non somigliano all'inoccupato classico, ma che ricevono un reddito
(e quindi dei diritti) per tempi limitati, e poi si trovano, immediatamente
ad esserne esclusi, e cercano quindi un'altra porta d'accesso al mercato.
Modificano continuamente il loro status. Questa condizione definita di
"sottoccupazione" è estendibile in Europa, almeno a trenta milioni
di individui. Ad essa corrisponde un'estrema varietà di figure sociali
differenti, tutte accomunate dalla flessibilità e discontinuitàstrutturale
nel rapporto con la prestazione lavorativa e le forme non classicamente
salariali della retribuzione. Il concetto keynesiano di disoccupazione
è definitivamente superato.
Ma se nella precedente epoca l'accesso
ai diritti di cittadinanza era legato al lavoro, e il nesso tra la condizione
di "lavoratore dipendente con contratto a tempo indeterminato" e la possibilità
di accedere a garanzie sociali fondamentali (ad esempio tutele contrattuali
e normative regolate dallo Statuto dei lavoratori, oppure l'istruzione
pubblica, l'assistenza sanitaria gratuita, un trattamento pensionistico
adeguato), ha generato i tratti fondamentali della precedente costituzione
materiale e formale, oggi, con il cambiamento generale in atto nell'intera
società europea, milioni di persone rischiano di essere perennemente
esclusi dalle condizioni minime di sicurezza sociale e quindi di cittadinanza.
Questa situazione è strutturale ed in espansione, si candida cioè
ad essere l'asse portante dell'intero sistema produttivo ed economico,
e la diseguaglianza e l'esclusione dei soggetti sociali direttamente interessati
sono le premesse per lo sviluppo di una società escludente. Se il
soggetto disoccupato, precario ed intermittente non conquista diritti di
cittadinanza, ne soffriranno molti altri soggetti. I diritti verranno continuamente
cancellati come già sta accadendo in ogni parte dell'Unione.
E' per questi motivi che la lotta per il
conseguimento di garanzie sociali minime per disoccupati, precari ed intermittenti
si configura come lotta generale per i diritti di cittadinanza.
Il ragionamento da cui partiamo è
semplice: come disoccupati, precari, intermittenti, immigrati vogliamo
essere almeno nelle stesse condizioni degli altri cittadini europei che
vivono la nostra medesima condizione. Vogliamo entrare in Europa e non
esserne semplicemente trascinati. La nostra TASSA SULL'EUROPA, da far pagare
alle banche, ai grandi capitani d'impresa, a chi si è impossessato
del bastone del comando, è questa. Ed è, tra l'altro, molto
più esigua del famoso 6% pagato per Maastricht!
UN DISOCCUPATO ITALIANO, TEDESCO O FRANCESE
E' UN DISOCCUPATO EUROPEO. ALZARE TUTTI I MINIMI SOCIALI ALLO STESSO LIVELLO
IN TUTTA EUROPA SUBITO!
Un programma di lotta con obiettivi
chiari
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chiamiamo garanzie sociali minime un "pacchetto"
formato da una quota monetaria di reddito, da un bonus per l'accesso gratuito
ai servizi fondamentali (trasporti, casa, sanità), e dal dispositivo
di accesso e sostegno alla formazione permanente.
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Definiamo Reddito Minimo Europeo il pacchetto
delle garanzie sociali minime.
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La lotta per il conseguimento del Reddito
Minimo Europeo come diritto di cittadinanza, è la nostra finalità.
Il suo conseguimento per legge è il nostro obiettivo.
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I soggetti direttamente fruitori del RME sono
i disoccupati, precari, intermittenti, immigrati con permesso di soggiorno
temporaneo o definitivo, pensionati con il minimo sociale, portatori di
handicap, soggetti colpiti da malattie limitanti.
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La lotta per il RME ha essenzialmente due
direzioni fondamentali: il livello delle amministrazioni locali-territoriali
(Comuni, Regioni) e quello delle strutture di direzione europea transnazionali
(Ue, Cee, Fondo Sociale Europeo). Lottare affinché l'Italia adotti
per legge misure di intervento nel senso del RME, è il modo più
diretto affinché si acceleri in Europa l'avvio di dispositivi che
riguardano l'intera popolazione del continente e quindi devono essere uniforme
in ogni stato dell'Unione. Fare come in Francia anche in Italia significa
costruire l'Europa sociale. Farlo in Italia, Francia, Germania, Inghilterra
significa vincere.
-
La quota monetaria del RME serve ad integrare
in toto od in parte, le Entrate Monetarie Minime, che definiscono una soglia
di reddito sotto alla quale nessun cittadino deve andare. Una soglia da
calcolare su base annua uguale per tutti.
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Definiamo nella cifra di 15 milioni di lire
annui le Entrate Monetarie Minime (EMM)
-
Ogni cittadino che non raggiunge le EMM deve
ricevere il RME (ad esempio se in un anno si è lavorato fino a guadagnare
complessivamente 10 milioni, la quota monetaria del Reddito Minimo Europeo
sarà di 5 milioni).
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Il bonus per l'accesso ai servizi gratuiti
fondamentali è esteso fino ad un reddito annuo di 25 milioni)
-
Il dispositivo del RME include tutti i cittadini
a partire dal 16 anno di età (fine della scuola dell'obbligo) e
si integra fino ai 18 anni con altri dispositivi di sostegno alla famiglia.
-
Dal compimento del diciottesimo anno il RME
è individuale.
Bonus Servizi
-
Il diritto alla casa è inalienabile.
Un lavoratore disoccupato, precario, intermittente, anziano con pensione
sociale, portatore di handicap o affetto da malattie limitanti dovrà
poter pagare affitti a canone sociale, fino ai 25 milioni annui di reddito.
Si chiede con forza la completa depenalizzazione
di tutti i reati connessi al bisogno di una casa fin qui commessi; si chiede
inoltre che le occupazioni di abitazioni sfitte pubbliche da parte di soggetti
non in grado di pagare affitti siano sanate e comunque non si ricorra a
soluzioni di forza ma si proceda ad una istruttoria pubblica che avvii
la risoluzione del problema.
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L'energia elettrica, l'acqua e il gas avranno
tariffe sociali (visto che si sgravano le aziende, non si capisce perché
non sgravare i cittadini che hanno problemi di sussistenza). Si chiede
la depenalizzazione del reato di furto di enel., acqua, gas, o allaccio
abusivo, per coloro che hanno agito in stato di necessità.
-
La carta verde dà diritto all'utilizzo
gratuito di tutti i servizi di trasporto pubblico dell'intera rete nazionale
ed europea, ed è consegnata a tutti i cittadini fino a 25
milioni di reddito annuo. Si chiede la depenalizzazione per coloro che
hanno partecipato alle lotte per il diritto alla mobilità nei trasporti
pubblici (autobus e treni).
Università diffusa della Formazione
Permanente
La richiesta di formazione intesa come
percorso di conoscenza, apprendimento, creazione, fruizione dal punto di
vista tecnico, scientifico, culturale, è centrale per noi. Essa
definisce un diritto complesso, che è allo stesso tempo garanzia
e risorsa. Garanzia poiché nella società ad alto contenuto
immateriale e comunicativo com'è la nostra, il diritto alla formazione
è sinonimo del diritto di poter decidere e scegliere. Risorsa poiché
è attraverso la formazione che si può accedere al mercato
del lavoro da posizioni meno subordinate e servili. E' anche, certamente,
una grande questione di civiltà poter immaginare la vita di una
persona non solo come tempo di produzione per altri.
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Definiamo Università diffusa della
Formazione Permanente tutto quell'insieme di percorsi culturali, tecnici
e scientifici che nell'arco della vita il cittadino compie. Dai corsi di
specializzazione, agli stage di teatro, alle lezioni di filosofia fino
all'ascolto di poesie o concerti, la rete della formazione permanente definisce
un diritto di crescita culturale valido per ogni persona.
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Saranno individuati e proposti i poli di questa
rete
-
Ogni cittadino potrà avere il Libretto
dell'Università diffusa dove saranno certificati i corsi o stage
od unità formative.
-
I corsi, o stage od unità formative
saranno gratuite per coloro che non superano i 25 milioni di reddito annuo.
-
Coloro che usufruiranno del RME (fino ai 15
milioni di reddito annuo) riceveranno per la partecipazione alla formazione
un gettone di sostegno fino ad un massimo di 10 milioni annui.
Si fa particolare riferimento alla necessità
di intervenire contro il fenomeno fortissimo dell'abbandono scolastico,
in crescita a favore del prematuro e sregolato ingresso nel mercato del
lavoro, da parte di moltissimi giovani, soprattutto in quelle aree a forte
espansione produttiva come il NordEst. Studiare, attraverso i meccanismi
di trattenimento nella corsia della formazione, forme di sostegno per la
fascia dai 16 anni ai 25, è assolutamente necessario. Altresì
pensare a forme di "anno sabbatico sociale" per tutti i lavoratori o pensionati,
ci porterebbe più vicini alla condizione europea dal punto di vista
della qualità media della ricerca e dell'istruzione. Potrebbe essere
pensato in un anno ogni due o tre di lavoro continuo, in cui il lavoratore
può "frequentare" l'Università diffusa e dedicarsi alla propria
formazione. Altro riferimento importante è quello alla popolazione
di lavoratori immigrati. Essi devono essere messi nella condizione, attraverso
il sostegno alla formazione, di poter apprendere lingua, leggi, normative,
cultura dei paesi in cui si trovano.
Da Uffici di collocamento ad Agenzie
di Tutela Sociale
Abbiamo conosciuto i collocamenti come
qualcosa di inutile ed assurdo. Prima di noi altri li hanno conosciuti
come appendici delle aziende che li usavano come grandi parchi buoi da
dove prelevare il bestiame pronto alla macellazione. Gli Uffici di collocamento
devono tornare al servizio dei cittadini! Con la riforma del collocamento
si introduce la privatizzazione dell'inserimento al lavoro (vedi agenzie
del lavoro interinale come esempio). Bisogna trasformare questo istituto
in un forte presidio di tutela dei lavoratori disoccupati, intermittenti
e precari.
-
Definiamo Agenzie di Tutela Sociale la struttura
composta in parte da rappresentanti delle associazioni sindacali e sociali
in parte da personale pubblico, compresi osservatori europei, l'insieme
di due "sportelli": uno che riguarda i lavori disponibili e le informazioni
riguardo ad essi, l'altro che conteggia il reddito annuale dei lavoratori
intermittenti e precari ed introduce la richiesta di erogazione di RME.
All'interno dei compiti dello "sportello dei
lavori" rientra l'individuazione, la proposta, la creazione la verifica
e l'accettazione di "lavori socialmente necessari", "progetti-impresa",
"attività di cooperative ed onlus", da coordinare strettamente con
il Fondo Sociale Europeo ed i livelli amministrativi locali e territoriali,
con particolare riferimento alla creazione di servizi di necessità
sociale.
Questa prima piattaforma rivendicativa,
insieme ai punti di riflessione ed analisi contenuti nel "Manifesto politico-programmatico",
definiscono la nostra base di partenza.
Fondiamo su questi presupposti e con queste
finalità, la FEDERAZIONE 3RME, a partire dalla nostra condizione
di disoccupati, intermittenti, precari per giungere alla condizione di
cittadini a tutti gli effetti.
3RME significa 3 volte RME:
Reddito Minimo Europeo
Rete dei Movimenti contro l'Esclusione
Reddito Massimo di Esistenza
La FEDERAZIONE ha carattere associativo
e definisce un proprio regolamento sui metodi di decisione, sulle responsabilità
degli aderenti, sulle forme di adesione da parte di singoli e gruppi, sulla
strutturazione interna ed esterna (sedi, uffici legali, agenzie di informazione).
La FEDERAZIONE si configura come associazione sociale e sindacale
allo stesso tempo. In questo senso è una "non-associazione" e un
"non-sindacato", poiché i suoi compiti non si esauriscono nella
semplice testimonianza culturale e nemmeno nella semplice tutela sindacale.
I suoi compiti sono l'intreccio tra questi due aspetti e il suo principale
scopo è quello di conseguire gli obiettivi e le finalità
che si è preposta attraverso il conflitto sociale, la vertenzialità,
la credibilità e il radicamento delle proposte.
I compagni promotori riunitisi
a Padova nel mese di gennaio.
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