06 Gennaio 1998
CARLA CASALINI -
MARTINE AUBRY vuole aggiungere un nuovo articolo al codice penale creando il delitto di disoccupazione?". Questa la prima risposta dei disoccupati che stanno occupando le sedi degli uffici sociali di Parigi alla ministra del lavoro. Ma anche nel merito, sono puntute le contestazioni alle "proposte e misure" in sostegno della disoccupazione e contro l'esclusione annunciate da Aubry nella frettolosamente anticipata conferenza stampa dello scorso week end (anticipata, pare, su consiglio di Jospin, che si preoccupa per questo movimento di "avanguardie" dei disoccupati che sta già raccogliendo la solidarietà della maggioranza dei francesi).
Ma procediamo con ordine. Il "delitto", richiama una frase usata dalla ministra del lavoro, che ha definito "illegali" le occupazioni degli uffici pubblici di assistenza sociale e delle sedi dell'Unedic (l'organismo nazionale paritetico sindacati-padroni che gestisce i sussidi di disoccupazione): "E' come dire: signori celerini, tirate fuori i manganelli", reagiscono le organizzazioni dei disoccupati. Tredici sedi e uffici pubblici sono ancora occupati in tutta la Francia e in effetti, ad esempio ad Arras, gli occupanti si aspettano da un momento all'altro l'intervento della forza pubblica, visto che l'ordine di sgombero è già stato spiccato - e si è solo rinviato grazie alle feste natalizie. Altrove, alcune occupazioni sono terminate, come a S. Brieuc (Bretagna) e Champigny (periferia est parigina) dove gli occupanti hanno ottenuto lo stanziamento di fondi a livello locale: un finanziamento di 320mila franchi (circa 100 milioni di lire). Ma sempre a Parigi, ieri mattina, un "Collettivo senza lavoro e di precari in collera", finora sconosciuto alle associazioni già in lotta, ha occupato l'Ufficio per l'aiuto sociale. Mentre una trentina di disoccupati entrava a Montbeliard nella sede del ministro per gli Affari europei Pierre Moscovici.
Le notizie ci arrivano in presa diretta dalle associazioni di disoccupati, ce le comunica Christophe Aguiton, di Ac!, ce le mandano quelli di Parigi attraverso i centri sociali italiani del nordest. Le confermano i giornali francesi del pomeriggio, come Liberation. Le occupazioni sono rette dalle diverse associazioni, dai sindacati non confederali (Sud) ma anche dall Cgt che, ad esempio nella zona di Marsiglia, organizza anche un sostegno attivo di risorse materiali - fondi raccolti dai lavoratori delle grandi imprese - nonché dalle municipalità del dipartimento rette dai comunisti che, più o meno "ufficialmente", aiutano i disoccupati in lotta, ma altrettanto fa il primo cittadino di Arles, socialista.
Mentre fra i sindacati, la cattolica Cfdt si schiera con la sua leader Notat (che regge la presidenza dell'organismo paritetico con i padroni) sostanzialmente contro il movimento dei disoccupati - "sono solo poche decine, manovrati politicamente e amplificati dai media" - nella stessa Cfdt c'è una diaspora concentrata nella minoranza, i cui militanti appoggiano e partecipano al movimento dei disoccupati. Nel frattempo anche Force ouvrière e la Confederazione dei quadri hanno detto la loro, denunciando la "carenza delle parti sociali". E ci sono le relazioni con le altre associazioni che lottano contro l'esclusione (a partire dal diritto alla casa, ecc.).
Tra le forze politiche non tutto è tranquillo, per altro, neppure tra i comunisti, divisi da qualche sfumatura. E nel governo le differenze via via si precisano: è di ieri la presa di posizione della ministra dell'Ambiente, Dominique Voynet (Verdi), di solidarietà con gli scioperanti. Mentre il ministro dei Trasporti Gayssot (comunista) ha già promesso ai disoccupati dell'Ile de France una riduzione del 50% sui trasporti. Ma lo stesso Jospin sembra preoccupato di mantenere una posizione "libera", rifiutando l'asse che gli propone la Cfdt contro gli occupanti.
Veniamo alle contestazioni di merito sulle "proposte" della ministra Aubry da parte del movimento dei disoccupati - che il governo francese, comunque, ha già annunciato che riceverà e considererà suoi "interlocutori", dunque legittimandoli. La protesta era partita dalla richiesta di un "premio di natale" di 3mila franchi per i disoccupati, dell'accesso per i giovani sotto i 25 anni al reddito minimo di inserimento (Rmi), nonché dalla contestazione della "riforma" sociale decisa dall'Unedic: ossia un sussidio di disoccupazione via via decrescente.
Martine Aubry ha promesso 500 milioni di franchi per la rivalorizzazione del sussidio per i disoccupati in formazione (Afr). E' una presa in giro, rispondono i disoccupati: questi 500 milioni "vengono dai 2,5 miliardi che Juppé, con la complicità di Nicole Notat (segretaria della Cfdt e presidente dell'Unedic) aveva tolto al budget dell'Afr. Noi, quindi, chiediamo piuttosto dove sono finiti i 2 miliardi mancanti". Inoltre, questa "restituzione" di 500 miliardi era già annunciata, così come la rivalorizzazione di un altro sussidio sociale (l'Ass) che riguarda i disoccupati sopra i 55 anni. Inoltre, reagiscono i disoccupati, basta conoscere i criteri per accedere a questi sussidi (40 anni di lavoro senza interruzione, neppure per malattia), per capire che queste misure riguarderanno al massimo l'1% dei disoccupati. "Per il 99% la miseria rimarrà quotidiana, e continuerà a colpire in particolare i giovani sotto i 25 anni".
Contro le affermazioni di Martine Aubry e di Nicole Notata, che entrambe alludono al rischio di un assistenzialismo tout court che continuerebbe la tradizione instaurata dai precedenti governi e accetterebbe sostanzialmente lo stato di fatto di una "società duale" dove c'è chi lavora per un reddito e chi lo riceve "in quanto escluso", i disoccupati rispondono che il loro è invece un tentativo di dividere ciò che oggi sta diventando condizione comune: ossia una disoccupazione e un lavoro precario e sottopagato che coincidono e si potenziano a vicenda minacciano sui due "lati" della forbice sia i disoccupati di lunga durata che gli stessi lavoratori apparentemente più garantiti.