10 Gennaio 1998

L'insuccesso di Lionel Jospin

Queste mobilitazioni pongono il problema politico dell'incontro tra disoccupati e lavoratori

BEPPE CACCIA e LUDOVIC PRIEUR - PARIGI

ABBIAMO appena votato all'unanimità la prosecuzione ad oltranza dell'occupazione". Sono passate da pochi minuti le 16 a Genneviliers, anonima banlieue a nord di Parigi. Qui, come in tutta la Francia, il cielo è limpido e il caldo eccezionale, fuori stagione: ci sono dodici, quindici gradi. All'interno della sede dell'Anpe (l'equivalente degli uffici di collocamento italiani), occupata da mercoledì scorso, Muriel ha tanta voglia di raccontarsi e di raccontare la straordinaria esperienza di lotta che sta vivendo, soprattutto dopo l'accelerazione delle ultime ore. Tra giovedì pomeriggio e venerdì mattina gli eventi sono - come si dice anche qui - "precipitati". Muriel traduce lo stato d'animo degli occupanti, a poche ore dalla conferenza stampa di Jospin. "L'incontro ufficiale di giovedì sera con le associazioni dei disoccupati, è stato importante. Peccato che questa mattina il premier si sia rimangiato la nostra legittimazione, dichiarando che gli interlocutori privilegiati e naturali del governo sono e rimangono i sindacati confederali".

Muriel sfoggia, appiccicato sul maglione, il rosso adesivo della Cgt: per le statistiche è una degli oltre 1.100.000 "disoccupati di lunga durata", ha 42 anni, due figli e non ce la fa più "a tirare avanti". "Sono orgogliosa - continua - di far parte del sindacato comunista, come quando ero in fabbrica. Ma non mi sono piaciute le dichiarazioni possibiliste del mio segretario Viannet".

A Besanon, una trentina di giovani precari si sono asserragliati nella sede regionale del Credit Lyonnais: "Siamo partiti subito dopo aver ascoltato alla radio il discorso del primo ministro: promette un miliardo di franchi (circa 300 miliardi di lire, n.d.r.) per un fondo d'emergenza sociale - ricorda Patrick - quando il governo ne ha appena spesi venticinque per coprire i buchi causati nel bilancio della Banca da investimenti sbagliati ed episodi di corruzione". Patrick ha 27 anni, in mano un diploma universitario in "comunicazione" che gli è servito finora soltanto a trovare lavoretti precari nel "telemarketing" e a comunicare i suoi dati all'ufficio del Cas (Centro comunale di assistenza sociale). "L'offerta di Jospin non è una risposta politica alle nostre richieste, ma solo un'elemosina per tentare di dividerci", conclude.

Un reddito decente

A Limoges (Francia centrale) hanno occupato la sede regionale dell'Assedic per permettere che i disoccupati potessero continuare a recarsi negli uffici periferici per sbrigare le pratiche e ritirare i sussidi. La risposta della direzione è stata la 'serrata', una misura che vorrebbe avere un effetto più dirompente degli sgomberi di polizia, i quali finora hanno funzionato solo come moltiplicatore del movimento. "Jospin non può chiederci di abbandonare le sedi occupate - dice Guillaume - E' questa la nostra forma di sciopero". E aggiunge con convinzione: "L'assistenza promessa non risolve nulla e sperare in una nuova epoca di pieno impiego è un'illusione. Se si vuole superare l'esclusione, la base di partenza è un vero reddito che consenta a tutti una vita decente".

Guillaume, giovane militante di Ac!, indica anche le possibili prospettive: "La garanzia del reddito potrebbe permettere a ciascuno di cercare un lavoro in condizioni non ricattatorie e di sviluppare proprie auto-attività". Un ulteriore elemento di novità è la diffusione delle lotte, il tradizionale rapporto politico centro-periferia tra Parigi e la provincia rovesciato: ad Arras (nel Nord), dove l'occupazione dura da ventisei giorni, la reazione immediata al discorso del primo ministro è chiarissima, e anticipa la via di una possibile ricomposizione con i cosiddetti garantiti: "Non devono essere i lavoratori a pagare il miliardo promesso, sono i guadagni della Borsa che vanno toccati!". "Quello che ci interessa - prosegue Marcel - è l'aumento dei minimi sociali". Dalla Bretagna, dove il tasso di disoccupazione tocca livelli "meridionali", Christian - portavoce regionale del movimento - dichiara: "Siamo tutti profondamente insoddisfatti dalle proposte di Jospin. E' scandaloso, nessuna delle nostre richieste è stata tenuta in considerazione, particolarmente quella relativa all'estensione del reddito minimo a chi ha meno di venticinque anni: mi devono spiegare - conclude secco - come, in queste zone, un giovane riesce ad accedere a quella 'formazione continua' di cui i politici si riempiono la bocca".

No all'assistenzialismo

Torniamo nella capitale: Christophe Aguiton, leader di Ac!, esce dalla sala della Bourse du Travail -dove si è fatto un bel pezzo della storia del movimento operaio francese - inseguito da giornalisti e telecamere, tra cui quella della tv giapponese. "Solo l'innalzamento dei minimi sociali significherà il salto dal salario della miseria (l'attuale Rmi, cioè il reddito minimo di inserimento) a un vero reddito decente", dichiara convinto. In effetti, il discorso di Jospin, da un lato, rimane nel quadro, insufficiente, dell'assistenzialismo; dall'altro propone ricette neokeynesiane senza avere neppure il coraggio di finanziarle adeguatamente. Aguiton, insieme agli altri "portaparole", ha appena annunciato per martedì prossimo, 13 gennaio, manifestazioni in tutto il paese. La novità è che la giornata viene convocata non solo dai comitati e dalle differenti associazioni di precari e disoccupati ma anche dall'intera Cgt: si potrà così verificare l'allargamento della mobilitazione alle categorie dei lavoratori "garantiti", con l'obbiettivo della riduzione d'orario a 32 ore e dell'aumento dei minimi sociali per tutti. Se il tentativo della conferenza stampa radiotelevisiva di Jospin (affiancato da una Martine Aubry completamente ammutolita, immagine vivente delle difficoltà politiche del governo) era quello di spaccare il movimento tra "buoni" e "cattivi" contando sulla sensibilit filo-governativa della Cgt, si può dire che, per il momento, è fallito. E, come annunciano le previsioni meteo, la temperatura è destinata a salire in tutta la Francia: potenza dell'anticiclone del conflitto sociale.