MARTEDI' i disoccupati e i precari hanno provato ancora una volta che l'immaginazione e la creatività sono le armi privilegiate di questo movimento. Dopo il corteo più di mille persone hanno occupato la camera di commercio, una delle principali sedi della Confindustria oltre che della borsa mondiale che regola il prezzo del caffé, e a costruire un nuovo corteo per raggiungere il comizio davanti al senato organizzato dal cooordinamento dei sans papiers.
Queste sette ore calde di mobilitazione sono state attraversate da figure sociali eterogenee, dal punto di vista sociale e generazionale, ma tutte accomunate dalla convinzione che questo movimento è non solo legittimo, dal punto di vista delle rivendicazioni, ma è una scommessa che permette di aprire nuovi orizzonti rispetto al rapporto lavoro-reddito-potere d'acquisto-tempi di vita.
Un cielo bellissimo verso mezzogiorno ci ha visti andare verso la sede della Confindustria. Farid, trentasettenne militante di "Action chomeur", un diploma universitario di informatica industriale: "Ho conosciuto solo contratti precari e di formazione per disoccupati. Mi ricordo che quando ero giovane, d'estate, andavo a lavorare alla Renault alla catena di montaggio per pagarmi le ferie. Pensavo che l'introduzione della robotizzazione fosse in favore dei lavoratori, meno fatica, lavoro più pulito, ma poi ho capito che i macchinari erano stati introdotti solo per espellere la gente dal mondo del lavoro. Ci hanno escluso, io da anni ho deciso che non ne voglio più sapere del mondo della fabbrica". Violette, cinquantacinquenne, che sente il discorso di Farid, vuole assolutamente partecipare alla discussione: "Io sono disoccupata da un anno, ero un quadro commerciale in una agenzia immobiliare. Ho sempre militato nella Cgt. Capisco il discorso di Farid, ma vorrei dire che c'e bisogno anche di creare posti di lavoro, utili per la società, e di ridurre drasticamente l'orario di lavoro. Essere disoccupato, soprattutto per la gente che becca solo i minimi sociali, è una vergogna per la società francese".
All'interno della camera di commercio, dopo aver partecipato attivamente alla creazione di barricate per fermare l'avanzata dei celerini pronti all'assalto - e non certo quello al cielo - diversi gruppi si formano e discutono. C'è Talia, una studentessa media che ha fatto sciopero per partecipare alla manifestazione, entusiasta dell'occupazione, che afferma la sua solidarietà con i precari e i disoccupati, "perché questa situazione, se non cambiano le regole del gioco, toccherà anche a me". Mikel, un suo amico, rivendica il diritto al Reddito minimo d'inserimento (Rmi) per i minori di venticinque anni: "Anch'io non sono contro il fatto di lavorare, ma voglio fare un'attività che mi piace e non per cinquanta ore alla setttimana".
La tensione si alza quando i celerini provano a forzare di nuovo le barricate, e tirano lacrimogeni spaccando i vetri, come dentro la chiesa di S.Bernard. Charles, senza fissa dimora, si arrabbia e urla: "Polizia dappertutto, giustizia da nessuna parte!". E ricorda che quelli nella sua situazione conoscono regolarmente gli atti violenti ai loro danni da parte della polizia. Laurent partecipa al movimento perché vuole che sia conosciuto da tutti il problema di malati cronici: "Con la riforma dei sussidi per i malati, tanti di noi sono stati tagliati fuori dai sussidi minimali, perché automaticamente chi svolge qualunque prestazione lavorativa, anche precaria, non può più beneficiare del sussidio per handicappati. Ma io, secondo loro, non ho nemmeno lavorato abbastanza per rientrare nella fascia dei sussidi di disoccupazione. Dopodiché non è con questi aiuti che te la cavi. Io sono per un reddito di cittadinanza che permetta ad ognuno di scegliere i suoi tempi di vita e le sue attività".
Dopo aver negoziato un'uscita tranquilla, malgrado la polizia, un nuovo corteo si forma. Brigitte, membro di "Act Up", associazione di lotta contro l'Aids che ha preso posizione anche nella lotta dei sans papiers, si felicita della scelta dell'assemblea degli occupanti della camera di commercio di raggiungere il comizio dei sans papiers: "Il governo Jospin non ha rispettato i suoi impegni sulla questione e sull'immigrazione in generale. Adesso sta ignorando le rivendicazioni dei disoccupati".
Più tardi, in taxi, l'autista ascolta il notiziario alla
radio e manifesta tutta la sua solidarietà con il movimento: "Il
problema non è dare lavoro a tutti ma aumentare il potere d'acquisto
dei salari, perché anche se lavoro non ce la faccio più a
pagare le tasse e a vivere decentemente".