15 Gennaio 1998

L'occupazione va avanti

LUDOVIC PRIEUR - PARIGI

Mercoledi sera, alle 20.00, è stato deciso da parte dell'assemblea generale degli occupanti, con la partecipazione di più di 500 persone, il proseguimento dell'occupazione dell'Ecole Normale Supérieure (ENS).
Come era stato detto dall'inizio dell'occupazione - ore 15.00 del pomeriggio - con questa azione si vuole permettere un ampio momento di incontri e dibattiti ma anche uno spazio da cui partiranno altre iniziative fino a sabato, giorno della grande manifestazione a Parigi, al fine di allargare la base del movimento.
Nel cuore della Parigi universitaria, vicino  la Sorbonne e tante altre università, si spera di poter coinvolgere gli studenti universitari, e anche i medi, ben oltre la manifestazione, affinché diventino soggetti di questo grande movimento di protesta e di rivendicazioni per l'ottenimento di nuovi diritti, e al centro di questi, l'accesso a un reddito decente per tutti.
Tanti studenti universitari sono costretti, oggi giorno, a lavorare e soprattutto ad accettare lavori precari, sottopagati, che peraltro li escludono dalla possibilità di chiedere un sussidio (RMI, di disoccupazione, ecc.), visto che per legge gli studenti hanno accesso unicamente alle pochissime borse di studio, che sono attribuite secondo il reddito dei genitori, indipendentemente dal fatto che lo studente viva per conto suo o a casa dei suoi genitori.
La scommessa quindi è alta perché se si riuscisse ad ottenere questo allargamento, il governo sarebbe messo di fronte ad una contestazione sempre più larga, e non solo sul piano quantitativo.
Sul piano dei lavoratori, si può pensare che i sindacati presenti nella lotta dall'inizio - SUD, la CGT, ed altre piccole organizzazioni sindacali non confederali, si daranno molto da fare per il successo di questa mobilitazione.
Infatti, questa giornata rappresenta certamente un banco di prova per l'intero movimento sociale in atto per condizionare l'atteggiamento del governo. Questo ultimo rimane finora sulle sue posizioni, cioè, "è vero che la situazione di certi disoccupati è molto pesante, abbiamo risposto già alle sue richieste con lo stanziamento di un miliardo, per il resto si deve aspettare la legge sulla riduzione dell'orario del lavoro e le nuove disposizioni sul problema dei sussidi... La questione centrale è che, grazie alla politica economica attuata da sei mesi dal governo, la crescita economica sarà in grado di creare nuovi posti di lavoro...".
Jospin e il suo governo sono quindi sempre in una logica neo-kenesiana di rilancio dell'economia attraverso la crescita, il consumo e quindi l'occupazione, ciclo che prima di tutto richiede investimenti ben superiori a quelli effettuati dal governo, ma che soprattutto corrisponde ai tempi del fordismo, ciclo economico da tempo sepolto dalla globalizzazione del mercato, dalla finanziarizzazione dell'economia e dall'introduzione delle nuove tecnologie nel ciclo di produzione.
La forza di questo movimento sta appunto nello spazzare via il mito della possibilità del ritorno al pieno impiego e di mettere al centro del dibattito la questione del reddito. Il futuro di questa mobilitazione è ovviamente incerta però ha gia ottenuto grosse vittorie, non ancora sul piano finanziario, quanto sul piano politico e delle idee.
Le associazioni di disoccupati sono ora riconosciute e si apre la battaglia per la conquista di nuovi diritti fuori dalla logica fabbrichista e dell'assistenzialismo. Si parla anche della possibilità per ciascuno di poter scegliere i propri tempi di vita, slegati dal rapporto mercantile, di attività socialmente utili, e di cosa produrre, per chi, perchè e come.
Si sente un'aria e una volontà di costruire una nuova utopia possibile, in grado di ridare un senso alla vita, sia sul piano individuale che su quello collettivo.