Mercoledi sera, alle 20.00, è stato deciso da parte dell'assemblea
generale degli occupanti, con la partecipazione di più di 500 persone,
il proseguimento dell'occupazione dell'Ecole Normale Supérieure
(ENS).
Come era stato detto dall'inizio dell'occupazione - ore 15.00 del pomeriggio
- con questa azione si vuole permettere un ampio momento di incontri e
dibattiti ma anche uno spazio da cui partiranno altre iniziative fino a
sabato, giorno della grande manifestazione a Parigi, al fine di allargare
la base del movimento.
Nel cuore della Parigi universitaria, vicino la Sorbonne e tante
altre università, si spera di poter coinvolgere gli studenti universitari,
e anche i medi, ben oltre la manifestazione, affinché diventino
soggetti di questo grande movimento di protesta e di rivendicazioni per
l'ottenimento di nuovi diritti, e al centro di questi, l'accesso a un reddito
decente per tutti.
Tanti studenti universitari sono costretti, oggi giorno, a lavorare
e soprattutto ad accettare lavori precari, sottopagati, che peraltro li
escludono dalla possibilità di chiedere un sussidio (RMI, di disoccupazione,
ecc.), visto che per legge gli studenti hanno accesso unicamente alle pochissime
borse di studio, che sono attribuite secondo il reddito dei genitori, indipendentemente
dal fatto che lo studente viva per conto suo o a casa dei suoi genitori.
La scommessa quindi è alta perché se si riuscisse ad
ottenere questo allargamento, il governo sarebbe messo di fronte ad una
contestazione sempre più larga, e non solo sul piano quantitativo.
Sul piano dei lavoratori, si può pensare che i sindacati presenti
nella lotta dall'inizio - SUD, la CGT, ed altre piccole organizzazioni
sindacali non confederali, si daranno molto da fare per il successo di
questa mobilitazione.
Infatti, questa giornata rappresenta certamente un banco di prova per
l'intero movimento sociale in atto per condizionare l'atteggiamento del
governo. Questo ultimo rimane finora sulle sue posizioni, cioè,
"è vero che la situazione di certi disoccupati è molto pesante,
abbiamo risposto già alle sue richieste con lo stanziamento di un
miliardo, per il resto si deve aspettare la legge sulla riduzione dell'orario
del lavoro e le nuove disposizioni sul problema dei sussidi... La questione
centrale è che, grazie alla politica economica attuata da sei mesi
dal governo, la crescita economica sarà in grado di creare nuovi
posti di lavoro...".
Jospin e il suo governo sono quindi sempre in una logica neo-kenesiana
di rilancio dell'economia attraverso la crescita, il consumo e quindi l'occupazione,
ciclo che prima di tutto richiede investimenti ben superiori a quelli effettuati
dal governo, ma che soprattutto corrisponde ai tempi del fordismo, ciclo
economico da tempo sepolto dalla globalizzazione del mercato, dalla finanziarizzazione
dell'economia e dall'introduzione delle nuove tecnologie nel ciclo di produzione.
La forza di questo movimento sta appunto nello spazzare via il mito
della possibilità del ritorno al pieno impiego e di mettere al centro
del dibattito la questione del reddito. Il futuro di questa mobilitazione
è ovviamente incerta però ha gia ottenuto grosse vittorie,
non ancora sul piano finanziario, quanto sul piano politico e delle idee.
Le associazioni di disoccupati sono ora riconosciute e si apre la battaglia
per la conquista di nuovi diritti fuori dalla logica fabbrichista e dell'assistenzialismo.
Si parla anche della possibilità per ciascuno di poter scegliere
i propri tempi di vita, slegati dal rapporto mercantile, di attività
socialmente utili, e di cosa produrre, per chi, perchè e come.
Si sente un'aria e una volontà di costruire una nuova utopia
possibile, in grado di ridare un senso alla vita, sia sul piano individuale
che su quello collettivo.