18 gennaio 1998

Tre storie ordinarie di disoccupazione

LUDOVIC PRIEUR

COME SCRIVE Bourdieu, famoso sociologo francese, nel suo appello pubblicato da Le Monde con un titolo a doppio senso "Le azioni dei disoccupati sono in crescita" - "quelle e quelli che ci siamo abituati a definire esclusi" (...) sono quasi sempre anche esclusi dalla parola e dall'azione collettiva".

Così il ciclo di queste numerosissime occupazioni è servito non solo a dimostrare la capacità di organizzazione e il livello di determinazione dei prercari e disoccupati ma anche a raccontarsi e a uscire dall'ombra e dal silenzio, da questa "morte sociale" nella quale tanti erano entrati da anni. Le diverse assemblee generali svolte nei posti occupati sono il teatro vivo di questa volontà.

I profili che seguono, di alcuni anonimi protagonisti, ben rappresentano ladiversità delle figure sociali di questo movimento e delle multiple realtà della disoccupazione/precarietà/esclusione sociale.

Charles, 45enne, si è unito al movimento da martedì scorso in occasione dell'occupazione della Borsa del Commercio, da tre anni senza fissa dimora. "Ero muratore, lavoravo sotto padrone. Mi sono fatto male alla schiena e quindi non ce la facevo più con questo lavoro. A 39 anni, mi sono ritrovato senza lavoro e senza prospettive. Ho lasciato la scuola a quattordici anni e all'Anpe (l'ufficio di collocamento, in Francia) non avevano nessun programma di formazione da propormi. Tre anni fa, ho avuto lo sfratto perché non pagavo più l'affitto di casa da quasi un anno. Da là in poi, sono passato da tante strutture di prima accoglienza, ogni tanto dormo anche per strada, come tanti altri. Per me questo movimento è molto importante perché mi permette di nuovo di parlare, di essere con persone diverse da quelle che frequento di solito. Ma anche, mi ha dato lavoglia di lottare di nuovo, di credere che si possano cambiare le condizioni attuali di tante persone. Se siamo pochissimi senza fissa dimora all'interno di questa lotta perché tanti di noi hanno paura dellapolizia o perché non hanno più speranza".

Michel, trentottenne, un lavoratore "intermittente" dello spettacolo.Ha partecipato l'anno scorso al movimento dei precari dello spettacolo. "Mi definiscoancora intermittente dello spettacolo ma in realtà per l'Assedic, nonesisto più... Con la nuova riforma non ho lavorato abbastanza. L'anno scorso, ho lavorato ufficialmente trecento ore, tante volte ho lavorato innero e non per scelta mia, e per aver accesso ai sussidi di disoccupazioneme ne sono mancate duecento. Così, l'unica soluzione attualmente per me èil Reddito minimo di inserimento (Rmi). Adesso per poter ottenere di nuovo isussidi di disoccupazione dovrò lavorare più di mille ore durante l'anno e sobenissimo, ma lo sanno anche quelli che hanno fatto questa riforma, che è quasi impossibile per un attore di teatro non famoso raggiungere questa cifra.
Ciò che mi piace di più in questa lotta che non è corporativa e che poneil problema del reddito. Ci dicono che non possibile aumentare i minimi sociali per rispettare i criteri di Maastricht ed entrare nell'Euro,ma basta tassare i redditi finanziari almeno al livello della tassazione dellavoro. Io, con un reddito decente, potrei creare iniziative e spettacoli teatrali ma anche, per esempio, organizzare corsi nei quartieri periferici".

Sylvie, ventottenne, ha lasciato l'università dopo due anni senza avere il diploma che sancisce questo primo ciclo universitario. "Ho lavorato al McDonald's quando ero studentessa. Non ho bisogno di spiegare le condizioni di lavoro di merda che avevamo, così come lo stipendio. Sei anni fa, ho smesso di andare all'università e mi sono iscritta all'Anpe. Dopo sei mesi, mihanno proposto una formazione da segretaria per sei mesi. Qualche mese dopo questa formazione ho avuto un contratto di lavoro per un anno nel quadro degli accordi fra padronato e stato per dare un posto di lavoro aidisoccupati di lunga durata, in cui l'impresa ottiene agevolazioni sulletasse. Penso di aver lavorato bene però non mi hanno rinnovato ilcontratto... un'altra disoccupata ha preso il mio posto. Allora mi sono iscritta alle agenzie di lavoro interinale e così sono riuscita a cavarmela, fra lavoro e sussidi di disoccupazione. Da due anni sono fidanzata, ma anche lui è in situazione di precarietà, vorremmo avere un bambino però in questa situazione non ci sentiamo di farlo. Ho deciso di partecipare a questa manifestazione (quella di martedì 13 gennaio ndr) perché non è possibile che in un paese come la Francia più di sei milioni dipersone siano colpite dalla disoccupazione o dalla precarietà. Sono per la riduzione dell'orario di lavoro però non penso che sia sufficiente per dare un lavoro a tutti e quindi il governo deve prendere le misure necessarie perché tutti possiamo vivere dignitosamente, senza aver paura del domani. Devo dire che io non avevo mai manifestato, tranne una voltaper sostenere la causa dei sans papiers, ma che da ora parteciperò regolarmente e penso anche di prendere contatti con il collettivo Ac! di Parigi. La mia generazione per troppo tempo non si impegnata nella politica. Ora è tempo di agire".