E' FINITA nella calma, con l'evacuazione volontaria dell'edificio, l'occupazione della Borsa del commercio e dell'industria della capitale, dove qualche centinaio di manifestanti si era barricata dopo il corteo sfilato dal ministero del Lavoro fino alla sede del Cnpf, la principale associazione del padronato francese. Fuori dell'edificio, ci sono stati momenti di tensione, con lanci di lacrimogeni da parte delle forze dell'ordine.
All'interno, dopo una serie di interventi dei leader del movimento, la discussione è diventata calda sul "che fare" rispetto all'occupazione. I più radicali avrebbero voluto andare avanti a oltranza, ma i responsabili delle associazioni li hanno convinti a evacuare l'edificio, per conservare la popolarità che gode il movimento nell'opinione pubblica francese. "La Borsa del commercio e dell'industria è un luogo-chiave del padronato", hanno spiegato i manifestanti. E l'occupazione è stata una risposta al rifiuto del Cnpf alla richiesta delle associazioni dei disoccupati di essere ricevute per instaurare un dialogo minimo sulla questione del lavoro.
Il corteo parigino della mattina è stato lungo e grave. "Tutti assieme, continuiamo" era lo striscione che apriva la marcia. C'erano tutte le organizzazioni dei disoccupati (Ac!, Apeis, Mncp), la Cgt-disoccupati, ma anche le delegazioni di alcuni sindacati di lavoratori occupati, come Sud, la Fsu, il gruppo "Tutti assieme" (dissidenza della Cfdt, contro la segretaria Nicole Notat), ed evidentemente la Cgt. Hanno sfilato anche studenti e associazioni sociali, come il Dal (Diritto alla casa) e Act up. Presente anche una forte rappresentanza dei comitati dei "Sans papiers".
Pochi gli slogan direttamente contro il governo - anche se c'erano numerose messe in guardia a una classe dirigente di sinistra che si sta dimostrando rigida e distante dal sentire della popolazione. Il corteo di ieri mirava aveva come bersaglio la chiusura totale del padronato, che ancora ieri ha lanciato un "appello solenne" contro la legge delle 35 ore.
Alla manifestazione c'erano anche alcuni deputati della maggioranza - Comunisti, Verdi, e l'ala sinistra dei socialisti - che hanno appoggiato il movimento. Lionel Jospin ha persino richiamato i più decisi, che secondo lui stanno facendo disordine nella "maggioranza plurale". I comunisti hanno criticato soprattutto le evacuazioni "muscolose" della polizia, che il portavoce del gruppo del Pcf all'Assemblea, Alain Bocquet, ha definito "sbaglio umano e politico grave". Il segretario del Pcf, Robert Hue, ha affermato di "preferire la forza del dialogo alle forze dell'ordine" e ieri ha sostenuto una delle principali richieste dei disoccupati che il governo non è intenzionato ad ascoltare: l'aumento dei "minimi sociali" in sussidi e aiuti a chi non ha lavoro.
Lionel Jospin ha indirettamente risposto ieri mattina ai disoccupati in piazza, ma per ribadire che il governo non realizzerà nessuna "svolta" in politica economica nel '98. Jospin ha promesso di "prendere di petto la questione sociale" che sta facendo tremare il suo governo, affermando che il suo principale obiettivo è "far indietreggiare la disoccupazione" con gli strumenti già messi in atto o in via di attuazione: dai lavori per i giovani alle 35 ore. Il tutto basato su una posizione ideologica che è distante mille miglia da quella manifestata dal movimento dei disoccupati: Jospin pensa che la disoccupazione diminuirà solo con la ripresa economica (e con qualche ritocco alla politica europea, troppo concentrata sugli aspetti monetari). I disoccupati gridano che non hanno tempo per aspettare che si concretizzi il miraggio della ripresa, perché loro devono vivere quotidianamente. Non sono tanto i soldi, i sussidi, che interessano (anche se rimangono fondamentali le richieste dell'aumento dei minimi sociali e dell'estensione dell'Rmi anche al di sotto dei 25 anni). Il movimento chiede ai politici di capire che ogni cittadino ha diritto alla dignità di vita.