18 gennaio 1998 (la Repubblica)

I disoccupati invadono Parigi

La Francia in piazza: "Il governo ci aiuti a sopravvivere"

GIAMPIERO MARTINOTTI

PARIGI - Quindicimila persone nella capitale, parecchie migliaia in tutte le grandi città del paese: il movimento dei disoccupati si rafforza con il passare dei giorni e mette sempre più in difficoltà Lionel Jospin, incalzato dagli alleati comunisti e costretto a rispettare gli equilibri di bilancio per non compromettere la marcia verso la moneta unica. La giornata di mobilitazione in favore dei senza lavoro è stata un successo: malgrado le cifre dei partecipanti ai cortei siano relativamente modeste, sono in aumento rispetto a quelle di martedì scorso, segno che la solidarietà dei francesi, testimoniata dai sondaggi, comincia a concretizzarsi anche in piazza.
Tutto si è svolto nella calma, ad eccezione di qualche tafferuglio attorno alla Scuola Normale, occupata dai senza lavoro da mercoledì: qualche centinaio di persone ha tentato di forzare i cordoni della polizia, che blocca le strade di accesso all'istituto. "Individui violenti e determinati, di tendenza anarchica", secondo la Questura. Bottiglie molotov e qualche breve scontro, ma niente di grave.
La manifestazione parigina era aperta da una decina di carrelli di supermercato con la scritta: "1.500 franchi per mangiare". Uno slogan che riassume la richiesta dei disoccupati di un aumento generalizzato dei sussidi minimi di 1.500 franchi, circa 450 mila lire. Nel corteo le quattro principali organizzazioni dei senza lavoro e la sola confederazione sindacale che li sostiene, la comunista Cgt. Più discreta la presenza del Pcf, che oggi organizza un corteo per sostenere la sua richiesta di un referendum sull'euro.
Poca musica, qualche canto e molti slogan. Nel mirino dei dimostranti, tuttavia, non c'era il governo. Se negli anni scorsi tra gli slogan più popolari c'era un sonoro "Juppé sei fottuto, il popolo è in strada", ieri è stato adottato il più morbido "Jospin, senti?, i disoccupati sono in strada". Non è un caso: gli organizzatori, e in particolare la Cgt, hanno cercato di canalizzare la protesta contro gli imprenditori anziché contro il governo. Molti cartelli portavano scritte in favore delle 35 ore, "una legge per i lavoratori e non per i padroni".
Simili le dimostrazioni nelle altre città del paese: 7 mila persone a Tolosa, 3 mila a Nantes e a Lilla, 5 mila a Lione, per citare solo le maggiori. Unica eccezione Marsiglia, città da dove è partita la protesta e dove la mobilitazione sembra diminuita.
Cominciata in sordina, la protesta dei disoccupati si è così trasformata in un conflitto sociale di prima grandezza, sostenuto dalla maggioranza del paese: secondo un sondaggio, il 70 per cento dei francesi è con i senza lavoro, solo il 17 per cento si dichiara ostile. Le prime rivendicazioni sono state in pratica soddisfatte con lo stanziamento di 290 miliardi di lire per aiutare i più bisognosi, ma il successo del movimento ha spinto i senza lavoro ad alzare il tiro e a rivendicare l'aumento di tutti gli otto sussidi assistenziali.
Jospin ha pochi margini di manovra. Secondo i suoi collaboratori, soddisfare le richieste dei disoccupati significherebbe una spesa annuale di circa 18 mila miliardi di lire, incompatibile con l'obbligo di contenere il deficit pubblico entro il 3 per cento. Il premier ha lasciato intendere che i sussidi minimi potrebbero essere aumentati nel 1999, ma questa ipotesi è stata bocciata dai disoccupati. Adesso si parla di un possibile gesto in primavera, di un rialzo contenuto nel quadro della legge contro l'esclusione, il cui varo è atteso per il mese prossimo.
I problemi di bilancio, però, non sono il solo ostacolo. Gli uomini di Jospin e del ministro del Lavoro, Martine Aubry, sottolineano che l'aumento di 1.500 franchi porterebbe alcuni sussidi a una cifra pericolosamente vicina al salario minimo garantito, disincentivando la ricerca di un lavoro e creando così definitivamente un nuovo ceto sociale, quello dei disoccupati a vita. Un problema reale, che si scontra con situazioni altrettanto concrete: a beneficiare dei sussidi minimi sono 3 milioni 300 mila persone, che salgono a 6 milioni se si tien conto delle famiglie, e molti vivono al di sotto della soglia della povertà. Un vero rompicapo per il governo, che deve mantenere le finanze pubbliche in equilibrio, farsi carico della situazione disperata di centinaia di migliaia di persone e non compromettere i suoi obiettivi per combattere la disoccupazione. Jospin dovrebbe spiegare mercoledì o giovedì, con un'intervista televisiva, come intende risolvere il rebus.