Eppur si muove

Andiamo oltre.

Con queste poche righe non si pretende di trovare il bandolo della matassa nelle problematiche e nelle dinamiche che attraversano il ceto politico residuale di antichi movimenti, di obsolete organizzazioni di "partito", di militanti sindacali, di cani sciolti; men che meno quelli delle nuove leve antagoniste sparse nei centri sociali, come nell'associazionismo e/o nelle produzioni culturali e del "terzo settore".

Ognuno, collettivamente o individualmente, andrà a collocarsi, a produrre senso, ad agire comunicativamente dove meglio crede, ci auguriamo, senza sentirsi l'ombelico del mondo, per dirla con Lorenzo che ci è tornato simpatico, o dei mondi, per dirla con Marcos che ci piace sempre di più.

Vogliamo solo, come compagni attivi dentro l'Associazione Difesa Lavoratori del Veneto (federata allo SLAIcobas), porre in maniera forte e chiara alcuni ragionamenti, che andiamo facendo da un po' di tempo a questa parte, osservando quello che succede attorno a noi, in generale e in particolare.

Il carattere sintetico e schematico è dichiarato, quindi certamente al lettore malizioso si evidenzieranno dimenticanze, lacune e buchi neri: non cerchiamo unanimismo ed ecumenismo, ci preme solo esplicitare alcuni temi che sentiamo particolarmente urgenti. Per andare oltre.

Molti hanno già scritto, e gliene siamo grati, sulle dinamiche capitalistiche dell'epoca della mondializzazione, sulla finanziarizzazione e le nuove dislocazioni produttive, sulla organizzazione della produzione nelle imprese reticolari, sul concetto e sulla materialità del postfordismo, della rivoluzione informatica, del paradigma della flessibilità e del just in time, sulla necessità capitalistica di una nuova "forma stato", sui distretti produttivi quali micronazioni, sul colonialismo della mente e dell'immaginario, su omologazione e diversità degli individui e nelle comunità, del sud del mondo dentro le metropoli occidentali e del consumismo metropolitano nel terzo mondo, un mondo molti mondi, e via così almanaccando.

Rompiamo gli steccati.

Ma non basta, non ci basta. Non vogliamo fare da spettatori pur attenti di un film-verità, vogliamo essere attori. Parliamo, quindi, di noi, del nostro essere per il futuro.

Con efficace sintesi, Rossana Rossanda, sul manifesto, ebbe a scrivere che per l'agire delle sinistre, degli antagonisti, dei comunisti si possono intravedere due strade:

- uno quella neo-keynesiana, che ha per bandiera le proposizioni delle sinistre francesi e le lotte di resistenza e difesa del welfare-state in Europa gestite da partiti e sindacati;

- l'altra quella che propugna una nuova dislocazione societaria con la sperimentazione di nuove solidarietà e nuove mutualità, con l'accentuazione dell'attenzione per le "nuove produzioni" e il per il così detto terzo settore, propria di molti centri sociali e ampi settori associativi italiani ed europei.

Sintesi efficace, ma che non ci piace perché pone come alternativi i due percorsi: non è forse possibile coniugare la difesa dei diritti acquisiti e la prefigurazione del nuovo, il reddito e diritti di cittadinanza e la resistenza allo smantellamento dei servizi pubblici ?!!

Le sperimentazioni politiche di questi ultimi tempi (Amsterdam e Venezia), ci segnalano di si, mentre sul piano segnatamente sindacale è buio pesto.

Ma non ci piace anche perché è fortemente, troppo anche per chi come noi ha per orizzonte l'Europa, eurocentrica nel cogliere le pulsioni all'innovazione nella lotta anticapitalista, invece, pensiamo, molto ci sia da imparare anche da quello che si da nel mondo dal Chiapas agli USA passando per il Brasile, non per copiare pedissequamente esperienze uniche, ma per trarne spunto.

L'insurrezione zapatista ci ha dimostrato e ci insegna che è possibile vincere l'omertà dell'informazione capitalistica, trovare consensi e unità d'azione sui grandi temi della democrazia, della giustizia e libertà senza rinunciare alla propria identità sociale, culturale e politica, anzi preponendo un mondo "altro" di valori, e con ciò condizionare, controllare dal basso, dal profondo di una selva le dinamiche del potere e delle istituzioni.

La lotta sindacale dei truckers UPS negli USA (forte di un consenso sociale del 70%), così come già in Francia con forme e modalità diverse, ha interrotto la marcia alla deregulation (precarizzazione-flessibilità) del rapporto di lavoro nel settore dove era, è stata attuata nella maniera più devastante, e al contempo più appetitosa.

Il movimento dei Sem-Ter brasiliani contiene le rivendicazioni delle masse di diseredati, dei braccianti ma propone anche uno sviluppo delle colture contro il latifondo e l'allevamento per un'agricoltura ecologica, piegando e utilizzando per la sua battaglia e le sue azioni dirette tutte le alleanze sociali locali, il sindacato e il PT di Lula, da sempre visceralmente legato alla originaria esperienza di fabbrica.

Abbiamo richiamato queste tre esperienze extraeuropee ancora aperte, perché, così come le lotte sociali degli ultimi anni in Francia, hanno posto un problema di metodo, che va colto, che va assunto, e fatto proprio, ben sapendo che ogni situazione e territorio ha le sue peculiarità.

E non è il paradigma politico delle alleanze di gramsciana memoria, come qualche vecchio o nuovo, miope e strabico, stratega della tattica politica va proponendo: un fronte contro questo e quello, poi si vedrà.

E' la scelta di cercare e trovare un default (una base comune) da cui partire, su cui convergere nel rispetto delle diversità politiche e sociali, nell'accettazione delle sperimentazioni e dei percorsi, con l'opzione di mettersi in gioco oltre che in discussione, con l'obiettivo di condizionare oltre che contrastare le scelte del potere.

Andiamo al sodo e senza peli sulla lingua.

Cosa mai sarebbe stata la marcia ad Amsterdam contro la disoccupazione e il precariato senza la straordinaria invenzione dei treni gratis, scaturita dal Melting dei centri sociali del nord-est, e poi fatta propria da tutti, e poi coperta da partiti e sindacati vari ??? Sarebbe stata, almeno per la parte italiana, una scatola vuota, una scarpinata da Crotone a Nessundove che avrebbe smonato tutti, meno coloro che se la volevano appuntare come una medaglietta sul petto.

Forse la manifestazione-convegno del 13 settembre a Venezia-Mestre, trasversale a gran parte delle realtà della sinistra sociale non si sarebbe data con gli effetti a cascata che già si intravedono, senza la rottura del silenzio, a botte date e prese davanti all'aula bunker per il processo dei Serenissimi, assunta e praticata dai compagni degli organismi autorganizzati del veneto. Senza le pedate a Padovan e a Taradash, saremo molti in ultima fila alle manifestazioni sindacali (istituzionali) del 20 settembre.

Mettiamoci in gioco.

E' ora, pensiamo, per tutti di rompere gli steccati e le resistenze ideologiche per attraversare e farsi attraversare da un dibattito e da una pratica che ci dislochi su un nuovo piano da cui ripartire per una "nostra invenzione societaria" da costruire assieme, attaccando e resistendo, prefigurando e difendendo.

Anche l'ADL, anche lo SLAIcobas debbono abbandonare la "logica sindacale gruppettara" che talvolta ci ha condizionato e limitato, per guardare oltre i cancelli della fabbrica e le finestre dell'ufficio, per pensare ad un welfare (servizio pubblico) che non sia appiattito su quello (unico) dello stato, ma sia effettivamente sociale e pubblico, per comprendere un territorio, dove siamo immersi, che ha attori e specificità locali mosse però dalle condizioni e compatibilità della globalizzazione.

Dobbiamo smetterla (e viceversa) di fare le pulci a tutti, per rivendicare una purezza o una primogenitura che poi non porta da alcuna parte. (a proposito che senso hanno, così come è stata indetta, la manifestazione dello SLAIcobas (e nostra?!) del 11 o 18 ottobre e quella del 18 ottobre del Sin.Cobas ??!!!)

Senza rinunciare alla nostra identità di autorganizzati indipendenti ed autonomi da tutti, continuando le lotte dentro e fuori i luoghi del lavoro, possiamo metterci in gioco nel sociale, in quella "fabbrica sociale integrata" che ci avvolge ed amalgama, apportando le nostre esperienze e le nostre conoscenze, convinti che solo confrontandole e facendole vivere con altri movimenti, altre forme è possibile fare quel salto di qualità che ci porti oltre la soglia della testimonianza per pesare davvero nella società che si va definendo.

Associazione Difesa Lavoratori del Veneto

federata allo SLAIcobas

settembre 1997


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