Pensieri d'autunno a voce alta

 

L'autunno si sta aprendo con la discussione e le iniziative attorno alla Finanziaria e al Documento di Programmazione Economica e Finanziaria (DPEF) governativo che la inquadra, ma in realtà le coordinate della rotta sono già state definite: si tratta solo di trovare la strumentazione più adeguata per attuarla, adattando ogni intervento in base alla reattività, al conflitto presente nel paese.

Molto fumo si sta sollevando sulle pensioni, quando di fatto il sistema pensionistico è stato smantellato nelle sue fondamenta e il passaggio al sistema contributivo è già in atto (si pensi solo al decreto per gli insegnanti!). Il sindacato confederale fa la voce grossa solo sui tempi tecnici (politici) per, poi, garantirsi la sua quota parte nei Fondi Pensione.

L'arrosto sta, invece, nella flessibilità (deregulation) del mercato del lavoro e della produzione, con la formazione di un ventaglio di figure di lavoratori dipendenti che vanno da quella formalmente garantita (quantitativamente sempre meno consistente) a quella assimilabile alla moderna schiavitù (gli immigrati e non solo) e la strutturazione di distretti produttivi da apartheid sul modello delle zone franche cinesi, coreane, rumene ecc.

In questo contesto lo Statuto dei Lavoratori (L300/70) è adeguato e riguarda solo una parzialità, relativamente ridotta, di "lavoratori privilegiati". Lo Statuto, così come la Costituzione, viene riscritto oggi perché le leggi tendono ad ingabbiare, fissare i movimenti sociali, non a tutelare le situazioni e le condizioni di debolezza. In questo senso, per paradosso, difendere tout court lo Statuto può essere tacciato di corporativismo, in quanto è solo lo scudo per una fascia minoritaria di lavoratori "garantiti". Allora sì difendiamo la legge 300/70, ma cerchiamo fattivamente di allargare le tutele con proposte organiche alla nuova composizione tecnica di lavoratori che abbiamo davanti (avvocati, giuristi esperti fatevi sotto).

Pensioni. E' inutile urlare per difendere quello che non c'è già più, o è residuale, si tratta di assumere la responsabilità politica di proporre un terreno (credibile) nuovo e unitario per i pensionandi: pensione minima 1.000.000 e massima 2.000.000 (ad es.) riparametrando la contribuzione, liberando fondi per altre forme di reddito differito.

Reddito di cittadinanza. Carichiamo di senso concreto il concetto di reddito sociale proponendo una "carta di credito per i servizi" per le fasce di lavoratori con meno di 30.000.000 di reddito netto, proponiamo di scalare le bollette e l'affitto dal 101, 730 o 740 che sia, eliminiamo la cassa integrazione, proponendo un salario garantito di 1.000.000 per tutti quelli in condizione non lavorativa (tutti semplici es.).

Servizio pubblico. Chiariamo che definire un servizio pubblico non significa solo essere (gestito) dello Stato, ma consiste in un'attività svolta con finalità sociale e solidale, non speculativa: così la sanità, i trasporti, la scuola ecc. Il nodo è una gestione democratica e realmente controllabile dal basso, per questo il concetto di federalismo municipalista in qualche modo ci intriga.

Lavoro. Poniamo con decisione la proposta di una riduzione generalizzata dell'orario di lavoro nei contratti che si vanno ad aprire, utilizzando perché no anche il modello francese, proponendo un integrazione governativa al salario per favorire il part-time.

Ripetiamo tutti puri esempi per aprire senza paletti un discorso tra di noi, ma certamente preferibili a puri slogan buoni per tutte le stagioni!!

Pensiamo che per dare forza e sostanza ad una battaglia epocale che vogliamo ingaggiare, dobbiamo osare e sforzarci nel cercare e tentare convergenze e percorsi di iniziativa e di lotta, nel proprio luogo di lavoro e in generale, che vadano oltre al nostro buon naso, per dare forma concreta ad un orizzonte che per ora vediamo avvolto nelle nebbie governative, padane ed europeiste.

Compagni, siamo su un crinale, o facciamo un salto di qualità nel nostro essere autorganizzati e referente sociale, oppure cadiamo in ordine sparso nel burrone da dove ci vorranno anni per risalire. Questa è, per noi, la netta sensazione.

i compagni dell' "Associazione Difesa Lavoratori del Veneto" federata allo SLAIcobas

n.b.: è all'interno di questo assieme di pensieri che non ci piace l'indizione della manifestazione nazionale, perchè non è frutto di un percorso di lotta o di una sperimentazione o di una spinta delle "masse", ma sembra piuttosto un voler arrivare primi e solitari a piantare la bandierina, costi quel che costi.

settembre '97.


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