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CHI SIAMO La
proposta contenuta in questo documento è frutto del
lavoro, iniziato a metà aprile di quest'anno, di un
gruppo di persone appartenenti alle seguenti
organizzazioni ed Associazioni: Le organizzazioni e le associazioni firmatarie di questo documento sono molto diverse tra loro per storia, struttura, modo di operare, ispirazione ideale ed obbiettivi. Pure in questa diversità, di cui ciascuno dei soggetti coinvolti è pienamente consapevole, si è riusciti a trovare un terreno comune, sufficiente ad elaborare un progetto sicuramente complesso quale quello della creazione della Casa dei Popoli e delle Culture. Il
terreno comune che abbiamo riconosciuto tra noi è dato: La nostra stessa diversità è per noi motivo di interesse reciproco e costituisce una sfida coerente rispetto al progetto che abbiamo elaborato e che proponiamo alla città, un progetto ambizioso capace di mettere insieme voci, gruppi, associazioni della società civile pronte a confrontarsi, aggregarsi, articolarsi per i fini condivisi, ma determinati a mantenere idee, valori, autonomia e pluralità di comportamenti in tutti i casi diversi dal progetto concordato. IL PROGETTO Il panorama sociale delle città europee, e di Genova tra queste, è stato negli ultimi anni profondamente ridisegnato da trasformazioni, ristrutturazioni, crisi e contraddizioni. In questa sede ci limitiamo a citare e prendere atto di quelle che ci sembrano essere le questioni che nella nostra città gettano una luce particolare sui problemi, sui drammi, sul disagio, sulle sfide e sulle potenzialità di costruzione di una società migliore di qui ai prossimi decenni. Genova è una città medio-grande, storicamente ed economicamente legata alle attività portuali ed alle attività industriali del ponente cittadino (siderurgia, cantieristica ed impiantistica soprattutto), che oggi sconta il declino delle sue attività produttive non ancora pienamente sostituite (anche in termini occupazionali) dai servizi, dal terziario, da una logistica collegata ai trasporti e da nuove attività industriali. Il tutto si intreccia ad una difficile ricerca di equilibrio ambientale. Questo processo di crisi e di trasformazione ancora incompiuta della base economica e produttiva della città si somma alla trasformazione del lavoro in atto in tutti i Paesi sviluppati (aumento delle forme di lavoro precario, della flessibilità, riduzione delle tutele contrattuali e di legge, messa in discussione della centralità del lavoro quale centro di definizione dello status di diritti economici, politici e sociali ) determinando a Genova una situazione occupazionale particolarmente critica, i cui effetti sono ancora parzialmente ammortizzati dalla tenuta del reddito familiare (pensioni, redditi da lavoro), ma che sta tuttavia producendo una fascia di persone in condizioni di crescente disagio e marginalità sociale. Questa fase di crisi si è accompagnata ad un sostanzioso calo demografico (100.000 unità nell'arco degli ultimi venti anni) e ad un fortissimo invecchiamento della popolazione con conseguenti problematiche sociali (insorgenti necessità assistenziali, perdita di capacità innovativa, marginalizzazione sociale e culturale dei giovani). Le problematiche sociali della città sono quindi cambiate, e questo mutamento di cui fa parte il consolidamento delle aspettative di una piena realizzazione lavorativa da parte delle donne, si accompagna alla attuale fase di trasformazione dello stato sociale. Parallelamente a Genova, come nelle altre città italiane, si sono affacciati e consolidati i processi migratori da Paesi non industrializzati, arricchendo la popolazione locale con la presenza di circa 15000 migranti che costituiscono uno dei soggetti più emblematici della trasformazione in atto e delle domande a cui la comunità cittadina deve rispondere : si tratta infatti di persone i cui diritti (cittadinanza, cultura, abitazione, salute, formazione, tutela contrattuale sul lavoro) sono spesso negati e la cui flessibilità e precarietà lavorativa (e di vita) viene ampiamente utilizzata dal contesto economico e sociale. La presenza degli stranieri a Genova, più che essere numerosa (l'incidenza percentuale degli immigrati sulla popolazione residente è nettamente inferiore a quella delle altre grandi realtà urbane italiane) è molto visibile per la sua forte concentrazione nel centro storico cittadino, il più esteso di Europa, con grandi problematiche connesse alla fatiscenza degli edifici, alla presenza di attività illecite (spaccio, sfruttamento della prostituzione) ed alla recessione delle attività commerciali. Il fenomeno, pure in atto, di un crescente decentramento abitativo degli immigrati in zone urbane più periferiche è comunque segnato da problemi di degrado urbano e di insufficienza delle infrastrutture sociali che caratterizzano in particolare, rilevanti aree del ponente cittadino. La sovrapposizione del fenomeno migratorio con la persistenza di problemi di degrado urbano, sociale ed abitativo rende tuttora difficile a chi opera e vive sul territorio fornire risposte adeguate alla realtà della immigrazione, eppure in questi anni strutture, enti, associazioni e soggetti istituzionali hanno accumulato esperienze e competenze di straordinario interesse, determinando l'isolamento dei ''comitati cittadini'' che si costituirono nel 1992/93 in chiave anti-immigrati : su questa base Genova può essere laboratorio civile di contaminazione e di affermazione di diritti di cittadinanza, valorizzando e favorendo i processi in atto di stabilizzazione e qualificazione sociale e lavorativa degli immigrati (aumento del lavoro regolare, costituzione di famiglie, aumento della presenza femminile, nascita di bambini, formazione di famiglie miste con residenti italiani, decentramento abitativo). A fronte di questi processi si verifica anche una crisi delle forme consolidate della partecipazione politica, si modifica il rapporto tra lavoratori ed Organizzazioni Sindacali con la conseguente necessità di ridefinizione della rappresentanza in relazione ai mutamenti del lavoro, mentre si afferma un mondo variegato, eterogeneo e contraddittorio (il mondo del volontariato, dell'ambientalismo, della cooperazione, della solidarietà, dell'associazionismo, dei centri sociali autogestiti, delle associazioni antirazziste ) : queste nuove forme di aggregazione, di ''fare insieme'', di ripensare la partecipazione e l'azione politica, insieme ai processi di trasformazione in atto nel sindacato, sono le risposte che una grossa fetta della nostra città si è data in questi anni per agire in prima persona. Le problematiche esposte sono, nella loro molteplicità di segni e nella loro evidenza , fenomeni alla base di una Genova trasformata, se osservata con gli occhi di pochi lustri fa, e sono punti con cui dovrà fare i conti chiunque si ponga l'obiettivo di lavorare per porre le basi di una società migliore, egualitaria e dei diritti; per chi, confrontandosi su questo terreno, lontano da apologie o da demonizzazioni di questi dati di mutamento, intenda costruire percorsi di democrazia, di libertà di partecipazione, di elaborazione culturale e di alternativa. Tra lo scenario appena descritto e la candidatura di Genova capitale della cultura per il 2004 si inserisce una proposta, un progetto, una provocazione. Realtà genovesi impegnate da anni sul terreno della politica, della cultura, della socialità, del terzo settore, del lavoro, in modi, forme e linguaggi diversi fra loro, hanno individuato un terreno di confronto, di lavoro comune : dare vita ad una casa dei popoli e delle culture a Genova. Un terreno di confronto innanzitutto tra queste realtà stesse, e fra queste e la città, i cittadini, le istituzioni. Una Casa dei Popoli e delle Culture, un qualcosa di facile a dirsi: una struttura che avendo alla base del suo agire la questione dei diritti di cittadinanza, dia voce, spazio e strumenti per lavorare alle realtà della immigrazione, del lavoro, delle aggregazioni di base, dell'associazionismo spesso costrette ad operare nella mancanza di strumenti, di spazi, e che invece potranno utilizzare questo progetto per confrontarsi attorno ad una idea forte di società diversa. Un cantiere sociale, su cui provare a costruire un embrione di società della convivenza, dei diritti, della contaminazione. Una struttura gestita da italiani e da immigrati, dalla società civile di questa città, che dia vita a progetti sociali, a momenti di studio e di aggregazione, un laboratorio di confronto tra le culture vitali di Genova. Interlocutori primari di questa proposta sono evidentemente, oltre alle associazioni e alla città, la Municipalità e le istituzioni locali. Vogliamo Genova capitale della cultura intesa come pluralità di culture. Crediamo che questa proposta rappresenti per la città una importante sfida culturale e politica attraverso cui si possa attivare un cantiere di lavoro che aggredisca le numerose contraddizioni che abbiamo di fronte, che partono dalle questioni legate alle immigrazioni, alle intolleranze, al razzismo, fino ad arrivare alla qualità della vita, alle forme di cooperazione che tentano di dare risposte al disagio, alla mancanza di prospettive di lavoro e di emancipazione. Chiediamo che Genova assuma questo terreno di confronto e che lo consideri come uno dei fattori di rivitalizzazione della città che, pure nelle difficoltà prima delineate, si sta verificando. Proponiamo
quindi di creare un luogo in cui queste esigenze si
possano esprimere: Riteniamo che la collocazione più opportuna per questo luogo sia il centro storico, in quanto luogo di elezione della relazione e contaminazione tra popoli e culture. La
Casa dei Popoli e delle Culture dovrà essere uno spazio
articolato per consentire la necessaria flessibilità di
iniziative. Riteniamo in particolare necessario: |
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