NON CLANDESTINI MA CITTADINI
(tratto da Città aperta/Ville ouverte foglio dell'Associazione Città Aperta di Genova)

A più di due mesi dall'approvazione, il decreto sugli immigrati ha chiaramente fallito il suo obiettivo apparente, la regolamentazione dell'immigrazione. Due sono infatti le conseguenze visibili del decreto: il licenziamento di molti immigrati da parte di datori di lavoro che non intendono subire aIcun vincolo nell'uso della forza lavoro straniera, e la "clandestinizzazione", la scomparsa dalla vita sociale degli immigrati che temono giustamente il fermo e la successiva espulsione, pur non avendo commesso in nessun modo atti illegali.

Nell'area genovese, la regolarizzazione riguarda soprattutto una minoranza di lavoratori e collaboratrici domestiche, mentre la maggioranza degli immigrati, lavoratori autonomi e nel sommerso, è costretta a una condizione di iincertezza e di ricatto da parte dei datori di lavoro e delle istituzioni. Il risultato del decreto è soprattutto la riduzione degli immigrati a clandestini, privi di diritti e sottratti alla giurisdizione ordinaria e alle relative garanzia. In Italia, diverse preture hanno sollevato eccezione di incostituzionalità sulle norme relative all'espulsione degli stranieri irregolari o condannati a pene minori. Non solo: il fermo degli immigrati in attesa di espulsione potrebbe configurarsi come un vero e proprio sequestro di persona. Tutto questo rende precaria l'applicazione del decreto, indipendentemente dalla sua reiterazione, e mostra come questo, ancora una volta, sia il frutto di improvvisazione, incompetenza e superficialità (vedi la mancanza di norme sulla regolarizzazione dei lavoratori autonomi). Soprattutto, il decreto è frutto del ricatto politico-elettorale della destra e della Lega Nord.

Fin da quando è stato sollevato il problema della cosiddetta emergenza dell'immigrazione (un'emergenza che esiste solo per gli immigrati), gran parte delle forze politiche si sono fatte condizionare dalla Lega. Avevano detto che il decreto, pur cancellando i diritti civili degli stranieri, doveva impedire che la destra imponesse la norma per cui la clandestinità è un reato. E invece, alla commissione Affari costituzionali la destra si è coalizzata di nuovo e ha votato un emendamento che fa dell'ingresso clandestino un reato. Avevano detto che il decreto salvava il diritto alla riunificazione famigliare, ma questo è oggi impossibile per quella minoranza di immigrati che, in base alla legge dei proprio paese, ha figli da mogli diverse. In realtà il vero scopo del decreto non è regolamentare o governare l'immigrazione, ma accontentare quelle forze politiche che fanno della discriminazione sociale il loro cavallo di battaglia.

In un paese in cui le condizioni di vita stanno peggiorando per una parte rilevante della popolazione, gli immigrati sono diventati un comodo capro espiatorio per una destra che vuole smantellare lo stato sociale e procurarsi il consenso di un elettorato impaurito e frastornato. È grave che la sinistra moderata abbia inseguito la destra su questo piano, negando nei fatti la cultura dei diritti umani e della solidarietà che pure rivendica a parole. Noi crediamo che qualunque iniziativa legislativa (e non certamente i decreti d'emergenza) debba muoversi in una prospettiva diversa.

In primo luogo, l'estensione ai cittadini stranieri dei diritti e delle garanzie di cui godono gli italiani, come solo mezzo per evitare l'emarginazione sociale e la caduta dei giovani stranieri nelle mani della microcriminalità. Diritto a esercitare un lavoro e a vivere con la propria famiglia, diritto al soggiorno per i lavoratori irregolari, diritto di voto per gli stranieri inseriti nella società italiana, depenalizzazione per i reati minori, regolazione per i lavoratori autonomi. La clandestinizzazione è oggi il mezzo con cui non solo si compromette l'esistenza degli immigrati e il loro diritto a una vita migliore, ma si aumentano le ansie irrazionali e le strumentalizzazioni politiche della destra. E' necessario che le forze politiche democratiche e di sinistra affrontino i problemi dell'immigrazione e della condizione degli stranieri non come emergenze ma come sfide da vincere per una società più giusta.

L'associazione CITTA' APERTA si batte perché i lavoratori e le lavoratrici immigrate conquistino diritti e garanzie pari a quelli dei cittadini italiani. Sul piano giuridico ha come obiettivo la regolarizzazione degli immigrati, su quello sociale la conquista di condizioni di vita dignitose per gli stranieri, su quello politico la lotta contro la discriminazione e il razzismo. L'Associazione CITTA' APERTA opera promuovendo la difesa legale, l'assistenza sanitaria e l'inserimento degli immigrati nella nostra città e nella società italiana. Partecipare attivamente a queste iniziative è oggi interesse primario degli immigrati, sottoposti a misure discriminanti e alla criminalizzazione.

Ma è anche interesse di quei cittadini che vedono ridursi gli spazi di socialità nelle nostre città e negati i propri diritti fondamentali. Invitiamo perciò tutti a partecipare attivamente alle attività dell'Associazione CITTA' APERTA. La lotta degli immigrati contro il decreto è oggi la lotta di tutti i cittadini per una società solidale e più giusta.

zip@ecn.org