VISIBILITA' nel RUMORE del MERCATO

Se fino a pochi anni fa il libero ed incondizionato accesso ad Internet era considerata la parola d'ordine da gran parte della sinistra più o meno libertaria, oggi la situazione appare più complessa.

È ormai un dato di fatto che l'esistenza ed il funzionamento sociale di Internet implica il raggiungimento del maggior numero possibile di utenti, siano essi singoli, gruppi, società o ditte commerciali. Ciò avviene innanzitutto per ragioni strettamente economiche; poiché le azioni di marketing, diretto o indiretto, che oggi costituiscono gran parte del traffico in rete sono tanto più efficaci quanto più numerosi sono gli utenti.

In secondo luogo perché l'uso di Internet potrebbe far risparmiare ingenti capitali e burocrazie agli enti preposti al governo ed al controllo del territorio, a patto ovviamente che tramite la rete sia raggiungibile la totalità dei cittadini (ad esempio ciò emerge nel legame tra nuovi progetti amministrativi e generalizzazione della rete negli USA). Battersi per l'accessibilità universale alla rete delle reti è in breve tempo diventata una lotta anacronistica. Il neo-liberismo, ideologia dominante nel mondo del nuovo millennio, ha dettato la sua legge: libero accesso ad Internet per tutta l'umanità.

Se oggi è difficilmente realizzabile (solo una persona su cinque nel mondo ha accesso alle linee telefoniche), sarà probabilmente uno dei maggiori investimenti per le strategie future del potere politico-economico globalizzato. Negli ultimi anni si è invece andato delineando un nuovo argomento di discussione attorno al quale ruota il concetto di democraticità della rete: la visibilità dell'individuo comunicante in rete rispetto al resto degli utenti. Se è ormai scontato che sempre più persone avranno libero accesso ad Internet non è affatto scontato quale sarà il loro grado di visibilità, cioè quale possibilità avranno di essere visti o sentiti all'interno della rete. Le pagine Web, ad esempio, sono ormai accessibili a tutti; con una modesta spesa chiunque può avere il proprio sito in Internet corredato di scritti, immagini e suoni. Ciò ha portato, ovviamente, ad una crescita esponenziale dei siti Web, oggi pressoché infiniti.

Tuttavia se diamo una rapida occhiata alle statistiche scopriamo che le pagine più "visitate" sono quelle delle grandi multinazionali che usano Internet come anello di colossali azioni di marketing: campagne pubblicitarie che si sviluppano in gran parte al di fuori della rete, uti-lizzando i più disparati canali della comunicazione mediatica: dai cartelloni pubblicitari ai canali televisivi satellitari. La visibilità in rete è per ora una battaglia combattuta al di fuori della rete stessa, all'interno del complesso universo mediatico.

Si crea così una vertiginosa circolarità comunicativa di cui Internet non è che uno degli anelli. I capitali investiti nella composizione e gestione delle pagine Web sono in questi casi centinaia di volte inferiori a quelli impegnati nella promozione e nella costru-zione della propria immagine. Parallelamente vengono rapidamente riprodotti rapporti di disugua-glianza dissimulati dalla democraticità dell'accesso. Paradossalmente lo scontro per raggiungere posizioni di predominanza viene disputato al di fuori di Internet, attraverso canali e dinamiche altamente complesse che costituiscono l'inserimento del mercato nella sfera della comunicazione, dei rapporti relazionali, in ultima analisi della vita. A ciò concorre tutto il sistema dei media, dai più tradizionali ed arretrati a quelli sperimentali.

Siamo di fronte ad un organismo completo, un sistema vivente in costante mutazione al quale partecipano tutti gli elementi della metropoli globale di cui Internet rappresenta la scommessa spettacolare più alta. Le leggi del mercato e la selvaggia competitività sono alla base del marasma comunicativo in cui è costretta a vivere l'umanità contemporanea. Negli ultimi anni i messaggi pubblicitari totalizzanti sono aumentati in modo esponenziale, mentre viene meno la possibilità di sottrarsi alla pervasività dei significanti senza significato che hanno invaso gran parte degli spazi pubblici e privati della nostra vita.

Ogni soggetto metropolitano è percettivamente saturo, bombardato quotidianamente da flussi comunicativi che lo inducono a comportamenti e stili di vita stereotipati, annullandone il senso critico e la proposta attiva. Anche la rete è stata presto contagiata dalla babele di segni e messaggi che caratterizza la vita nelle grandi metropoli. Tanto che questi tendono ad annullarsi vicendevolmente ed a trasformarsi in un fastidioso rumore di fondo.

Per evitare che ciò avvenga, i protagonisti del mercato cercano di creare messaggi più "forti" dei concorrenti contribuendo ad aumentare la rumorosità diffusa.

Chi non ha la forza per farsi sentire, ovvero non possiede il potere economico per accedere al mondo dei media, è destinato all'oblio, timida voce in un frastuono assordante.

HoTwEb indexzip@ik1xht.ampr.org