SOGGETTI COMUNICATIVI e WELFARE

Tra i problemi accesi dall'attuale passaggio epocale, da un sistema di produzione ed organizzazione sociale fordista ad uno post-fordista, emerge con forza il dibattito intorno alle forme ed ai fini futuri del Welfare state.

Innanzi tutto, i fronti politici si dividono tra chi ritiene ormai indispensabile espellere il pubblico e lo stato dall'organizzazione dei servizi e chi cerca di resistere a ciò, ed alla inevitabile recessione dello Stato ed espansione del Mercato anche in questi delicati ambiti.

Questa descrizione della scena, oltre ad essere soggetta ad eccessive sempli-ficazioni, non rende la complessità e l'autonomia delle argomentazioni che frazioni consistenti di società (escluse o tiratesi fuori dalla politica politicante) tentano faticosamente di articolare, di trasformare in funzioni, movimenti, intenzioni sociali. Se è pur vero, difatti, che lo Stato-nazione segna gravemente il passo nelle nostre società a tardocapitalismo, le risposte a questo riflusso di marea non sono ancora state delineate. I tentativi di pronunciarle sono molteplici e non si sono ancora aggregati in proposte chiare; fino ad ora sembrano variare lungo una linea che si muove tra la resa della società alle forze dell'economia generalizzata e la risposta corale, autorganizzata, liberatrice alle alternative odierne.

Seguendo quest'ultima dire-zione, alla tendenziale privatizzazione del Welfare sarà necessario opporre una risposta pubblica ed autorganizzata che non si richiami alle politiche keynesiane di intervento dello stato nella sfera dei bisogni e dei desideri, ma che riesca a proporre nuove ipotesi per un Welfare rinnovato dal basso attraverso luoghi, strumenti ed obiettivi innovativi: la dimensione spaziale da privilegiare si aprirà nel Locale, mentre la geometria relazionale sarà quella della rete, della diffusività. Il Welfare, se vorrà rimanere o ritornare ad essere la sfera in divenire della comunità pubblica, un luogo di partecipazione e non più di assistenza e di controllo, dovrà allontanare dai propri futuri tanto la deriva mercantile quanto il perpetuarsi della burocratizzazione condotta dallo stato. In un tale contesto, sembra per lo meno incerto l'indagare su possibili strumenti dell'azione.

È però evidente che il dibattito sullo sviluppo delle nuove tecnologie comunicative non potrà ancora a lungo rimanere fuori da tali tematiche. La comunicazione non è il fine in sé né la matrice esclusiva delle società a capitalismo avanzato; ed è una finzione la "discorsività" generale e democratica propinata come un suo esito inevitabile. Quindi le prefigurazioni fantasmatiche di supposte democrazie telematiche dove gli individui sono uguali per diritti, doveri ed accesso ad Internet ed agli altri network non sono altro che illusioni.

Al contrario, anche la società dell'informazione e della comunicazione produce disuguaglianze, conflitti specifici e non meno radicali di quelli del passato. I poteri costituiti rispondono a queste nuove crepe rinforzando, attraverso l'uso capillare degli strumenti comunicativi, le tecniche del controllo e della razionalizzazione e potenziando le reti della produzione localizzata/globalizzata. In un quadro sociale che possiamo intravedere tale solo per approssimazione, ci chiediamo se gli strumenti e le forme della comunicazione possano essere calati con profitto della collettività nei processi di riforma del Welfare. Innanzi tutto innovandone gli strumenti (con il potenziamento orizzontale di una comunità locale intellettualmente e produttivamente ricca) e riformulandone gli obiettivi (in quanto la comunicazione può divenire elemento centrale per connettere e potenziare i saperi diffusi, che la società, sempre più, mette in uso e che il mercato, sempre meglio, riesce proficuamente a scambiare).

Il processo reale che potrebbe dare un senso democratico radicale e partecipativo alla diffusione delle tecnologie telematiche vede la possibile costruzio-ne di una rete di comunità del benessere, superamento dello stato assistenziale, affinché non sia più in causa lo "stato" bensì il "divenire" del benessere collettivo. Tale rete dovrà avere la possibilità di essere messa in dimensione orizzontale da reti di comunicazione pubbliche, che garantiscano visibilità alle esperienze del pubblico non statale: dalle realtà dell'autorganizzazione sociale e politica, incluse in una sfera di esperienze che comprende il no-profit e la finanza solidale (non a scopo di lucro), all'associazionismo di cittadini e lavoratori, ai Centri Sociali Autogestiti, agli altri soggetti di sperimentazione culturale e politica.

Queste riflessioni non vanno nella direzione delle cosiddette reti civiche che diverse città italiane stanno sperimentando, dettate da esigenze di efficientismo amministrativo quando non di controllo sociale estremo. La fonte locale di cambiamento che intravediamo dovrebbe però portare a riflettere intorno alla realizzazione di spazi telematici municipali che rappresentino la " velocità possibile" di un Welfare rinnovato "dal basso", fondato sull'autosoddisfacimento dei desideri di socialità e comunicazione.

Ci sentiamo, quindi, di intravedere un Welfare che sia municipale ed autorganizzato e, in misura cre-scente e tendenziale, sostenuto da reti urbane o me-tropolitane di comunicazione che si aprano in spazi pubblici e non solo all'utenza molecolare. L'applicazione del reticolo comunicativo allo spazio sociale darà alle reti un carattere duplice di comunicazione e produzione sociale, divenendo sia veicolo che stimolo allo sviluppo.

Ciò che auspichiamo e per cui lavoriamo è la formazione un circolo virtuoso nel quale un Welfare di dimensioni e senso municipali ed una rete pubblica di comunicazione possano avviare, in senso lato, il potenziamento della comunità locale, ed in specifico possano portare al sorgere di imprese di inten-zione pubblica, che forniscano servizi alle realtà del pubblico autorganizzato e non statale.

Nell'attuale fase di transizione vogliamo delegare all'analisi ed alla nostra immaginazione la prefigurazione di scenari nei quali concetti come Economia pubblica e associativa, non strettamente di mercato, ed un Welfare municipale ed autorganizzato comincino a prendere consistenza; una consi-stenza della quale l'infrastruttura comunicativa rappresenterà un nodo cruciale.

HoTwEb indexzip@ik1xht.ampr.org