da DERIVEAPPRODI 12/13

Parlare di Università e formazione in Italia non è semplice. Da un lato perché la prima non costituisce un campo di analisi preciso, ma conosce una molteplicità di stratificazioni a volte non particolarmente compatibili fra loro: divergenze di interessi fra gli attori che la compongono e numerose anomalie locali. Dall'altro perché la seconda, pur mirando a oltrepassare o allungare I'intervento della prima, non definisce, per ora, nessuno spazio fisico né luogo atto a questo scopo. E anche per questi motivi che tutte le analisi tese a cogliere I'inscrizione dell’Università in un contesto di relazioni sociali e produttive si scontrano con la difficoltà di produrre enunciati «validi per tutti». In sostanza sembra essere dominante I'opinione sull’impossibilità di una trasformazione sia dell’Università che degli altri ambiti della formazione dei saperi. A ciò si aggiunge il fatto che il rapporto tra Università e ambiente economico, sociale e territoriale, non è probabilmente chiaro nemmeno agli occhi di chi lo vorrebbe più funzionale, nonostante i tentativi di riforma e i numerosi progetti di modernizzazione in cantiere. Così, oggi, I’Università resta preda di differenti regimi produttivi (con esigenze di formazione diversi), di diverse concezioni del suo essere spazio pubblico e di successive ondate di ristrutturazioni amministrative. In questo luogo possiamo leggere tutte le grandi trasformazioni di questo periodo: lo smantellamento dello stato sociale, le trasformazioni dell'organizzazione produttiva, I'emergere di una forza lavoro in formazione con caratteristiche e esigenze profondamente mutate.

Eppure, da alcuni anni, dal mondo universitario non sembra emergere un segnale che indichi come vivono questo spazio in corso di stravolgimento, i suoi attori principali: gli studenti. Le loro forme d'espressione ed esigenze appaiono lontane dalla frenesia comunicativa, dal desiderio di comunità, dagli esperimenti estetici, tratti distintivi dell’ultimo movimento studentesco che fece risuonare nell’Università le mutazioni sociali in corso. II movimento della Pantera, infatti, oltre a segnare una rottura con il sonno degli anni Ottanta, fu I'indicatore dell'affacciarsi di una nuova forza lavoro in formazione cosciente, delle modalità e finalità con cui è organizzata I'istituzione principe della trasmissione e formazione dei saperi in rapporto alle necessità del mercato. Ora la soggettività studentesca è muta, nonostante sia investita in pieno dalle esigenze di nuove attitudini, saperi e capacita che I'ingresso nel mercato del lavoro richiede. Gli attuali progetti di investimento sulla formazione professionale rispondono alla necessità di una sua riorganizzazione in rapporto alla centralità che va assumendo nelle mutate necessita produttive. E fin troppo evidente che questo adeguamento dell’Università al mercato seguirà un tracciato non unicamente riconducibile al principio della sua subordinazione al comando d'impresa tradizionale. Proprio per questo I’Università si presenta come un campo di ricerca interessante: non più luogo separato della riproduzione, ma luogo destinato ad aprirsi a nuove figure sociali e, nel contempo, condannato comunque a un ruolo sempre più produttivo. Dentro questo processo ciò che più conta è cogliere come e dove, tra progetti di modernizzazione e resistenze feudali, si situi la soggettività studentesca e quali siano le sue trasformazioni in atto. A questa ricerca si prospetta un ampio ventaglio di analisi: rapporti tra Università e metropoli; rapporti tra Università e circuiti della valorizzazione economica e dell’autovalorizzazione.

Occorre indagare sulla possibilità di definire un soggetto "in formazione" non più unicamente in base alla sua interazione con l'ambiente studentesco universitario. Occorre indagare cioè su coloro che sfuggono alle recinzioni del sapere universitario indirizzandosi verso percorsi autoformativi, verso forme di autoimprenditoria o di "impresa sociale".

zip@ecn.org