VISIBILITA' per COMUNICARE LIBERAMENTE

Intorno al tema della visibilità, è duplice la direzione che dovranno prendere le cose: l'una è quella della costruzione conflittuale di nuovi diritti, l'altra risiede nelle chances immaginative delle realtà sovversive/alternative che investono sempre maggiori energie nel multiversum dei nuovi media.

Questo secondo piano di lavoro va reso sufficientemente complesso al fine di essere compreso: non può ad esempio rinchiudersi nella mitologia della centralità dei media e all'interno di questa della centralità di una frazione di un singolo media (Inter-net) e ne dovranno venir modellate le dimensioni molteplici se si vorrà dare forza e potenza reali alle esperienze di comunicazione alternativa.

La battaglia per la visibilità di una comunicazione "altra" dovrà innanzi tutto vincere le resistenze che la pongono interamente all'interno del dibattito telematico. Un progetto culturale o politico che scelga anche le reti come luogo pubblico di confronto e conflitto dovrà tener conto dei molteplici limiti economici posti ad una presenza paritaria nelle rete, i quali vanno decisamente al di là delle condizioni tecnologiche o giuridiche.

Questo, inoltre, dovrebbe portarci a non nascondere i limiti antropologici che, fortunatamente, mantengono una distinzione tra le fonti sensibili dell'esperienza umana (il linguaggio e l'affettività tra singoli, presenti l'uno all'altro) ed il "vissuto telematico". Il prevalere nella definizione dello spazio telematico globale del suo valore di scambio sul valore d'uso non è affatto un elemento sorprendente: non stupisce, difatti, che l'elemento-denaro sia determinante nel sovra-esporre gli spazi telematici di chi già possiede gran parte della ricchezza e determina le matrici fondamentali del nostro immaginario.

Di conseguenza, gli individui della rete sono individui imperfetti ed ineguali: ineguali perché il denaro li rende tali, imperfetti poiché sono soggetti che trovano ancora completamento al di fuori dello spazio telematico. La presenza di esperienze comunicative radicali potrebbe configurarsi come una rete di voci a velocità variabile: periodici e giornali, video ed editoria tradizionali dovranno porsi accanto all'iper-velocità della comunicazione telematica per connettere più agevolmente i circuiti locali a quelli globali, mettere in relazione l'uomo, il territorio con i circuiti ipercinetici dei saperi e della comunicazione.

Tutto questo ora non è possibile: paradossalmente mentre in Internet anche i grandi monopolisti rivendicano libertà d'azione generalizzata, puntando a superare le barriere dell'antitrust vigenti in altri settori della comunicazione, gli stessi soggetti si tengono ben strette le posizioni di dominanza, raggiunte in anni di espansione clientelare e spartitoria dell'etere radiotelevisivo. Il liberismo in Internet è quindi strettamente legato al perpetuarsi della spartizione oligopolistica delle frequenze radiotelevisive e dell'editoria. Liberi gruppi e comunità non hanno oggi la possibilità di concorrere in alcun modo all'assegnazione di frequenze radio-televisive, per non parlare di eventuali facilitazioni per l'acquisizione della costosa tecnologia di trasmissione. Ancora una volta è solo il mercato che detta le leggi di accessibilità ai media, oltre alla ben avviata lottizzazione partitica delle reti "pubbliche".

Rivendicare la libertà di comunicazione e di visibilità vuol dire ampliare le proprie prospettive per giungere ad una reale accessibilità a tutto il sistema massmediatico: televisioni, radio, giornali. Una rete vocale di questo genere non si costruisce se non problematicamente. La risposta a questa esigenza di radicamento della visibilità comunicativa è inscindibile dai territori concreti, dalle comunità, dagli spazi storici e culturali, dai Movimenti e dalle esperienze d'impresa che questi sapranno avviare.

Le "connessioni" che, in quest'ottica, auspichiamo maggiormente non sempre posseggono un'alta densità di tecnologia ma certamente mostrano forti potenzialità di cambiamento sociale: si situano nei crocevia delle esperienze Overground di comunicazione, tra i soggetti costituenti una prossima economia associativa del non profitto, tra le organizzazioni di sviluppo ed imprese a base comunitaria, negli esperimenti di banche "etiche" e di finanza solidale, nella rete dei Centri Sociali Autogestiti e dei percorsi di culture e socialità alternative.

È all'interno di quest'area multiforme che speriamo possano nascere iniziative ed "imprese" di ricerca, esperimenti di promozione sociale e culturale.

Sono i soggetti di quest'area che potranno avviare quella insubordinazione diffusa che congiunga soggetti produttivi, politici, culturali attraverso le esperienze telematiche.

Questa è la rete umana che può imprimere senso alle reti di comunicazione.

HoTwEb indexzip@ik1xht.ampr.org