Esselunga: licenziata perche' porta il chador
23-11-2001 «Devi scegliere: o il velo o il lavoro»: a Jasmine, somala di 23 anni, il
copricapo indossato durante il Ramadan, denuncia lei, è costato il posto di
addetta alle pulizie in un supermercato alle porte di Bologna. Il direttore
dell'Esselunga di Casalecchio di Reno nega recisamente che si tratti di un
caso di discriminazione religiosa ma parla di scarso impegno sul lavoro, di
cui lui si era già lamentato più volte con la Team Service, la cooperativa
che ha in appalto le pulizie del supermercato.
Dal canto suo la Team
Service, per la quale Jasmine lavora da mesi con un contratto part time,
sostiene che lei si è licenziata di sua spontanea volontà, anche se non
sanno o non vogliono dire perché. Ma Jasmine è decisa ad andare avanti e,
forte delle sue ragioni, ha denunciato l'episodio alla Cgil per veder
rispettato, almeno durante il mese sacro dell'Islam, il proprio diritto a
indossare lo hijab, che non è neppure un chador ma un semplice fazzoletto
che lascia scoperto il viso.
Jasmine, che è in Italia da oltre tre anni con
permesso di soggiorno, normalmente non lo porta. Lo ha indossato venerdì
scorso, primo giorno del Ramadan, e sabato - racconta - si è presentata
regolarmente al lavoro, dove non è successo nulla fino al lunedì quando la
Team Service, di cui da giugno è socia-lavoratrice, l'ha avvertita che il
direttore dell'Esselunga si è lamentato del suo velo e che il giorno dopo si
sarebbe dovuta presentare in ufficio. E lì sarebbe stata messa di fronte all
'aut-aut.
|