TRATTO DA Liberazione, 15-04-01 back


Grande distribuzione in sciopero



Serrande abbassate, casse vuote e vetrine al buio. Oggi la grande distribuzione si ferma. Commessi e cassiere, per un giorno, non faranno sconti a nessuno. E' uno degli scioperi più duri che la categoria abbia mai sostenuto. Servirà sì a ribaltare la provocazione degli imprenditori, che al tavolo della trattativa hanno "offerto" 70mila lire, contro le 115mila chieste dai tre sindacati di categoria di Cgil, Cisl e Uil, ma anche a contarsi in un momento in cui i lavoratori esprimono una fortissima voglia di sindacalizzazione. Non a caso uno dei punti della trattativa, e anche di maggiore resistenza daparte delle grandi multinazionali della distribuzione, è proprio la rappresentanza sindacale.

Le aziende godono di una sorta di rendita di posizione che deriva da una precisa vacatio legis. Risultato, entrare in un posto di lavoro per una qualsiasi sigla sindacale è possibile solo se già c'è un rappresentante!

Dora Maffezzoli, segreteria Filcams regionale. "Pensavano di smontare il contratto ma domani (il 15/04) capiranno che non tira aria di attacchi frontali". Milano sarà uno dei teatri in cui la rappresentanzione del conflitto sarà più visibile. Sitin e presidi verranno organizzati un po' dappertutto. A mezzogiorno una delegazione di lavoratori sarà davanti alla Rinascente in piazza Duomo.

Lo sciopero sarà articolato nelle aziende che aderiscono alla Confcommercio e alla Confesercenti. Con le Coop, invece, c'è la possibilità che l'accordo venga chiuso, anche se nessuno è pronto a mettere le mani sul fuoco. C'è poi un altro problema non di poco conto che condiziona le trattative. Il problema si trascina da oltre un anno, da quando la Confcommercio si era assunta l'impegno di trovare una soluzione al contenzioso emerso relativamente all'interpretazione, forzata soprattutto da parte di alcune aziende della grande distribuzione, della rappresentanza sindacale nelle singole realtà aziendali. Queste aziende, infatti, sostengono la tesi dell'impossibilità per il sindacato di dare vita alle rappresentanze sindacali aziendali (singoli lavoratori iscritti al sindacato) nelle imprese dove fosse costituita la rappresentanza sindacale unitaria, ossia la forma elettiva di rappresentanza prevista dal protocollo del luglio 1994. Tesi che porta all'impossibilità di poter avere la rappresentanza del sindacato, come prevede la Legge 300 dello Statuto dei Lavoratori.

Insomma, chi è dentro è dentro e chi è fuori è fuori. Le richieste sindacali si articolano in modo tale da garantire la rappresentanza dei lavoratori sia sotto il profilo della legge esistente (Rsa) che degli accordi sindacali, rilanciando da un lato la possibilità di elezione delle Rsu e, dall'altro, aggiungendo l'opportunità di poter dare rappresentanza interaziendale anche ai lavoratori del variegato mondo delle piccole aziende al quale si rivolgono gli accordi integrativi territoriali e al poter esercitare il diritto democratico di assemblea in tutti i luoghi di lavoro.

La Confcommercio si è presentata al confronto con una posizione oltranzista, pretendendo di confrontarsi solo ed esclusivamente sulla validità temporanea delle Rsa e sul vincolo della validità delle Rsu solo con il raggiungimento della maggioranza assoluta degli addetti.

"L'indisponibilità della Confcommercio è scritto in un comunicato della FilcasmCgil si può spiegare solo con il tentativo di emarginare il sindacato e impedire ai lavoratori di poter trovare liberamente le forme di rappresentanza nel quadro di regole democratiche: miopia politica che non ha permesso di proseguire il tavolo negoziale e che ha portato alla rottura del confronto e alla messa in campo di iniziative di lotta a sostegno delle richieste sindacali".



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