I detenuti del supercarcere di Marino del Tronto hanno annunciato, in una lettera
consegnata ieri a un avvocato ascolano, una mobilitazione che verrà attuata
dal 13 al 16 di questo mese con il rifiuto del vitto a sostegno dell’indulto
e contro le condizioni di vita nel carcere, dove molti - fra cui il boss Totò
Riina - sono sottoposti al 41 bis. «I fautori del no all’indulto
- si legge nella missiva, firmata genericamente “i detenuti della casa
circondariale di Marino del Tronto"- motivano la loro ostilità nei
confronti della fin troppo timida proposta di legge di sospensione condizionale
ed estinzione parziale della pena, con la necessità di presidiare il
rispetto della certezza della pena, ritenuta uno dei requisiti essenziali del
più generale principio di legalità. Si dà il caso che il
sacro fuoco della legalità venga quotidianamente calpestato all'interno
delle carceri».
«L'innalzamento della soglia di legalità nella società -
si legge in un altro passaggio della lettera - ha provocato un abbassamento
della legalità dentro le carceri. Il fenomeno della sovrappopolazione
carceraria ingenera così la sistematica violazione dell'ordinamento penitenziario:
il rispetto della dignità umana, le condizioni minime di vivibilità,
il lavoro, la tutela della salute, la cosiddetta 'funzione risocializzante della
pena». Per quanto riguarda il supercarcere ascolano, «accanto alla
sezione penale - ricordano i firmatari della lettera - è presente una
piccola sezione giudiziaria originariamente preposta all'accoglienza di non
più di 30 reclusi. Attualmente vi convivono come animali ammassati nei
carri bestiame almeno 80 detenuti. Quasi tre volte più del previsto.
Celle realizzate per accogliere solo due detenuti, ospitano sette-otto, a volte
10 persone». Un sovraffollamento «appesantito da un regime che nulla
ha da invidiare all'alta sorveglianza, e che di fatto nega tutto quello che
l'ordinamento penitenziario prevede: socialità, attività ricreative
e educative, campo di calcio, area verde, ecc.». «Se la certezza
della pena si fonda su una legalità violata - conclude la lettera - anche
la pena diventa illegale. Per questa ragione è necessaria l'approvazione
di un provvedimento di amnistia-indulto generale senza preclusione alcuna».
I detenuti si riservano altre forme di «protesta pacifica dopo aver valutato
gli esiti del dibattito parlamentare».