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Protesta contro il 41 bis nel carcere di Marino del Tronto

La Stampa, 1 febbraio 2003

I detenuti del supercarcere di Marino del Tronto hanno annunciato, in una lettera consegnata ieri a un avvocato ascolano, una mobilitazione che verrà attuata dal 13 al 16 di questo mese con il rifiuto del vitto a sostegno dell’indulto e contro le condizioni di vita nel carcere, dove molti - fra cui il boss Totò Riina - sono sottoposti al 41 bis. «I fautori del no all’indulto - si legge nella missiva, firmata genericamente “i detenuti della casa circondariale di Marino del Tronto"- motivano la loro ostilità nei confronti della fin troppo timida proposta di legge di sospensione condizionale ed estinzione parziale della pena, con la necessità di presidiare il rispetto della certezza della pena, ritenuta uno dei requisiti essenziali del più generale principio di legalità. Si dà il caso che il sacro fuoco della legalità venga quotidianamente calpestato all'interno delle carceri».
«L'innalzamento della soglia di legalità nella società - si legge in un altro passaggio della lettera - ha provocato un abbassamento della legalità dentro le carceri. Il fenomeno della sovrappopolazione carceraria ingenera così la sistematica violazione dell'ordinamento penitenziario: il rispetto della dignità umana, le condizioni minime di vivibilità, il lavoro, la tutela della salute, la cosiddetta 'funzione risocializzante della pena». Per quanto riguarda il supercarcere ascolano, «accanto alla sezione penale - ricordano i firmatari della lettera - è presente una piccola sezione giudiziaria originariamente preposta all'accoglienza di non più di 30 reclusi. Attualmente vi convivono come animali ammassati nei carri bestiame almeno 80 detenuti. Quasi tre volte più del previsto. Celle realizzate per accogliere solo due detenuti, ospitano sette-otto, a volte 10 persone». Un sovraffollamento «appesantito da un regime che nulla ha da invidiare all'alta sorveglianza, e che di fatto nega tutto quello che l'ordinamento penitenziario prevede: socialità, attività ricreative e educative, campo di calcio, area verde, ecc.». «Se la certezza della pena si fonda su una legalità violata - conclude la lettera - anche la pena diventa illegale. Per questa ragione è necessaria l'approvazione di un provvedimento di amnistia-indulto generale senza preclusione alcuna». I detenuti si riservano altre forme di «protesta pacifica dopo aver valutato gli esiti del dibattito parlamentare».