Classificato
Detenuto considerato pericoloso e per questa internato nelle carceri speciali
in base all'articolo 14 bis (regime di sorveglianza speciale), e 41 bis (situazione
di emergenza) dell'ordinamento penitenziario.
Il detenuto considerato pericoloso per i reati di gravissimo allarme sociale
- criminalità organizzata, sequestro di persona, terrorismo - ma anche
detenuto di particolare pericolosità o che ha tentato la fuga.
Si tratta di detenuti inseriti nel circuito delle carceri ad alto indice di
sicurezza, caratterizzate da forti limitazioni giustificate da concrete esigenze
di sicurezza.
Indubbiamente si deve riconoscere che questo tipo di trattamento ha dato i suoi
frutti, limitando la possibilità ai detenuti "mafiosi" di comunicare
e incrementare il pentimento.
Tuttavia è un sistema di tortura psicologica.
Lo stesso "comitato europeo per la prevenzione della torture e delle pene
o trattamenti inumani e degradanti" si è dichiarato più volte
preoccupato per le condizioni del "carcere duro" applicate in Italia.
Le caratteristiche spersonalizzanti e mortificanti del regime detentivo ordinario
vengono portate all'estremo: continui controlli e perquisizioni corporali, anche
con l'aiuto del metal-detector, prima e dopo l'ora d'aria e ai colloqui con
l'avvocato e i familiari.
Si gode di un solo colloquio familiare al mese, della durata di un'ora, sempre
in presenza di due agenti e col divieto di qualsiasi contatto fisico, anche
la tenerezza di toccarsi le mani con le mogli e accarezzare i figli.
Si sta seduti in due gabbiotti divisi da un vetro blindato, parlando attraverso
dei fori o, nel caso peggiore, attraverso citofoni che il più delle volte
funzionano male.
Questi detenuti possono ricevere soltanto un pacco familiare al mese, con forti
limitazioni per i cibi e l'abbigliamento: gli accappatoi devono essere senza
cintura e privi di cappucci, le ciabatte obbligatoriamente di gomma (assolutamente
vietati gli zoccoli di legno).
In alcune carceri ci sono limitazioni anche sul numero di pantaloni a delle
camicie da tenere e per tutti gli altri capi di abbigliamento, compreso quello
intimo.
Le celle sono esclusivamente singole, si vive per anni ed anni da soli.
Con gli altri detenuti ci si vede durante l'ora d'aria.
In cella non è possibile cucinare; il tavolo e lo sgabello sono murati,
il televisore è ingabbiato nel muro e protetto da un vetro antisfondamento,
il pulsante per l'illuminazione della cella si trova nel corridoio e può
essere azionato solo dall'agente di guardia, la cella è costantemente
monitorata dalla custodia.
La posta è sottoposta a minuziosi controlli, vengono fotocopiate tutte
le lettere in entrata e in uscita.
Insomma, a noi i "classificati" sembrano usciti dal racconto fantapolitico
"1984" di George Orwell.
Fonte: I pugni nel muro, linguaggio e frammenti di vita dei detenuti del carcere di San Vittore, Edizioni Terre di mezzo. Pubblicato sul sito de Il Due, Net Magazine di San Vittore