«Non ho competenze sul 41 bis, la sinistra mente». il ministro
della Giustizia Roberto Castelli prende carta e penna e replica alla accuse
dell'onorevole diessino Giuseppe Lumia, che accusa il ministero di «non
dire la verità» su quello che sta succedendo nelle carceri italiane
dove sono reclusi, in regime di isolamento, i boss di mafia. Isolamento che,
nei fatti, accusa l'opposizione - Lumia, ma anche il senatore Maritati (ds)
e Giannicola Sinisi (Margherita) - «sarebbe aggirata in continuazione
non solo con i cento detenuti passati al regime carcerario ordinario dall'inizio
del 2003 ma anche perché la maglie delle regole sono diventate troppo
larghe». Così si vedono boss che partecipano uno accanto all'altro
alla Santa Messa, altri che «condividono l'attività nel campo sportivo»,
per non parlare di quelli che fanno insieme l'ora di socializzazione e il passeggio.
Tutte occasioni in cui è facile consegnare messaggi e passare consegne.
Esattamente quello che il 41 bis dovrebbe evitare per impedire ai boss di continuare
a dare ordini ai picciotti all'esterno anche durante la reclusione.
Nei comunicati infuocati che per tutto il giorno sono rimbalzati da via Arenula
sulle agenzie, il ministro in realtà non entra nel merito di come venga
applicato il 41 bis nei penitenziari italiani. Insiste solo sul fatto di «non
avere alcuna giurisdizione sulla materia e che tutto è delegato ai magistrati
di sorveglianza». Con una punta di ironia Castelli osserva che «cronometrica
più del solstizio, puntuale più del solleone, ogni estate rinasce
l'offensiva della sinistra contro il ministro della Giustizia in materia di
penitenziari». Ma l'unica verità è che «la Casa delle
Libertà in materia di lotta alla mafia e di 41 bis ha fatto ciò
che la sinistra non ha mai osato fare», cioè ha fatto diventare
definitiva una legge che invece veniva prorogata di anno in anno. Lumia insiste
e accusa Castelli di «sfuggire alle sue responsabilità e di non
aver mai neppure ipotizzato un decreto per ridare funzionalità alle legge
del 41 bis». Per Maritati, che ha scritto una relazione in cui fotografa
le falle della legge e le maglie larghe nella sua applicazione e suggerisce
soluzioni, «il ministro non dice tutta la verità». Per Sinisi
non ci sono dubbi «sulle competenze del ministro». Nando Dalla Chiesa
(Margherita) descrive un ministro «bifronte»; «Dice di essere
impotente sui giudici di sorveglianza che revocano il 41 bis in quantità
industriale ma organizza riunioni notturne per trovare il modo di intervenire
sui processi che riguardano il premier». L'opposizione ha chiesto l'audizione
di Castelli in Commissione antimafia. «Perché - chiede Lumia -
i boss, dopo le richieste e le minacce di due anni fa per avere un 41 bis più
morbido, adesso tacciono? Forse sono stati accontentati?».