Approvato all'unanimità dalla commissione antimafia il
nuovo 41bis. La riforma prevede, tra le altre cose, la stabilizzazione dell'istituto
e l'estensione del regime carcerario duro anche ad altri reati come il terrorismo
e la tratta di esseri umani.
Il documento messo a punto da Alberto Maritati (Ds) e
sul quale tutti i gruppi politici hanno trovato l'accordo sarà ora trasmesso a
camera e senato perché si trasformi in emendamento al ddl del governo all'esame
di palazzo Madama. La commissione giustizia del senato, che ha già all'ordine
del giorno il ddl di proroga del 41bis varato dal governo più di un mese fa, già
mercoledì prossimo comincerà a vagliare le proposte di modifica dell'Antimafia
e contestualmente ascolterà il parere del Procuratore nazionale antimafia, Pier
Luigi Vigna e del direttore del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria,
Giovanni Tinebra.
Salvo impressi e pressioni da parte dell'ala minoritaria
di Forza Italia e di molti avvocati penalisti che non condividono la stabilizzazione
del carcere duro, l'articolo 41bis dell'ordinamento penitenziario dovrebbe assumere
così carattere definitivo e non più temporaneo. Questo però non vuol dire che
sarà applicato in modo permanente ai detenuti o imputati per reati legati al crimine
organizzato. La durata del provvedimento, che sarà sempre il ministro della giustizia
a dover emanare, non potrà, infatti, superare un massimo di due o tre anni consecutivi
per non incorrere nella censura della Corte costituzionale che è intervenuta più
di una volta in passato per sottolineare l'impossibilità di applicare in modo
permanente un regime estramemente restrittivo della libertà. «Mi auguro che
la stabilizzazione dell'istituto faccia venire meno le aspettative di quei boss
che dalle carceri stanno mandando segnali precisi affinchè il parlamento non provveda
a rafforzare il regime di carcere duro», ha sottolineato al termine della
seduta, Centaro.
Questo della protesta scatenata dai boss nelle carceri
è un argomento sul quale ieri i componenti dell'Antimafia si sono soffermati a
lungo. «C'è odore di sangue nelle parole di Bagarella», ha detto allarmato
Niki Vendola (Rc) a proposito della lettera di protesta indirizzata dal boss corleonese
agli avvocati deputati di Palermo che non si sarebbero attivati per fermare l'approvazione
del nuovo 41bis.
Fonte: quotidiano «ItaliaOggi» del 19 luglio 2002