Proteste dei detenuti sottoposti a 41 bis (2002)
Rassegna stampa

Braccio di massima sicurezza
Rebibbia, detenuti in sciopero della fame

Antonella Stocco
Il messaggero, cronaca romana
3 luglio 2002

"Noi detenuti ristretti al reparto G12/secondo piano "A.S." [Alta Sorveglianza]essendo venuti a conoscenza della protesta non violenta dei detenuti ristretti in regime del 41 bis di Viterbo e Spoleto, espressa con il rifiuto del vitto del "carrello"... abbiamo deciso di aderire allo sciopero dalla mattina del 1° luglio alla sera del 5 luglio...". Con una lettera alla direzione del carcere e un'altra ai Radicali italiani, i compagni di pena di Gioacchino Gammino, il detenuto evaso la scorsa settimana dal carcere di Rebibbia, si uniscono allo sciopero del vitto in corso nelle altre due carceri, con una singolarità: a Spoleto e a Viterbo la protesta riguarda i detenuti in 41bis, a Roma quelli in "alta sicurezza", il gradino più basso del carcere duro. Identiche le motivazioni; "le discutibili affermazioni del partito dei pm quando affermano che il 41bis è oggi notevolmente ammorbidito, i diritti dei figli minori dei detenuti in carcere duro che vedono i padri soltanto attraverso un vetro divisorio e il progetto del governo che vuole inasprire e prorogare di quattro anni questa sorta di sepoltura da vivi". Probabilmente, è solo l'inizio di una protesta più estesa e articolata contro il 41bis nella sua sostanza e nella diseguaglianza di applicazione per cui nello stesso carcere e con lo stesso regime sulla carta, c'è chi gode di quattro colloqui e cucina in cella e chi è sottoposto a tutte le restrizioni. Sergio D'Elia, per "nessuno tocchi Caino", annuncia una delegazione radicale che visiterà tutte le carceri con sezioni "41bis". Sarà un "libro bianco", sarà un altro saggio sull'assurdità del carcere.

Carceri: 41 bis, protestano detenuti supercarcere Ascoli
ANSA - Ascoli Piceno
5 luglio 2002

"Abbiamo deciso - spiegano i detenuti - di astenerci a tempo indeterminato, come inizio delle forme di protesta che abbiamo intenzione di attuare, dal prendere il vitto dell'amministrazione, per richiamare l'attenzione di tutti". Secondo i detenuti, ci si deve interrogare sul perché "non viene revocato (dopo tanti anni e quale legge d'emergenza) il regime del 41 bis", o quantomeno non si annullano "alcune disposizioni lesive dei diritti umani inviolabili". "Oggi - si legge ancora - che il nostro Paese ha iniziato l'impegno per la giustizia verso i popoli degli altri continenti per la tutela dei diritti umani, vi chiediamo di risolvere i problemi esistenti all'interno delle carceri e lottare contro gli abusi che si attuano". "Rispetto all'Europa, ai Paesi membri, stiamo dimostrando - si afferma in un altro passaggio - di non essere preparati a un confronto sereno sulle realtà che devono accomunarci. Quello che serve, e manca, è serenità d'intervento, attenzione reale verso la persona-detenuta, capacità di accettare che oggi non ci sono e non persistono gravi motivi di ordine e di sicurezza pubblica a causa della criminalità organizzata". "Se la rieducazione è pura retorica - si legge infine - il carcere è solo una vendetta, un regolamento di conti, oltre il giusto prezzo". "Come reagiranno psicologicamente i nostri bambini - conclude la lettera - al vetro divisorio che impedisce loro di abbracciarci?Dovranno crescere odiando lo Stato, oppure amare il loro padre e coloro che non li vogliono forzatamente separare? Cosa c'entrano i figli, le mogli, i genitori?". L'appello è firmato, a nome di tutti gli altri detenuti, da Giovanni Avarello - l'uomo, ha ricordato l'avv. Alessandrini, coinvolto nell'omicidio del giudice Livatino - che sta scontando 11 ergastoli.

Mafia: 300 boss in sciopero fame contro 41 bis
ANSA - Roma
8 luglio 2002
Sarebbe estesa a circa 300 boss di Cosa Nostra, sottoposti al 41 bis e detenuti in quattro istituti di pena, la protesta cominciata nei giorni scorsi nel carcere di Marina Picena (Ascoli Piceno) dove è detenuto Totò Riina. I mafiosi sottoposti al carcere duro - secondo quanto si è appreso - non solo rifiutano il cibo, ma battono ritmicamente contro le inferriate delle celle. Gli altri istituti di pena coinvolti nella protesta oltre Marina Picena sarebbero quelli dell'Aquila, Cuneo e Novara. Lo sciopero della fame potrebbe essere contestuale con l'avvio dell'esame in Parlamento dei progetti di riforma del 41 bis (il ddl del Governo verrà preso in esame dalla Commissione giustizia del Senato e i Ds hanno presentato un'altra proposta), e con il dibattito avviato a tale proposito dalla Commissione antimafia. Dell'estendersi della protesta nelle carceri avrebbe parlato anche il direttore del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, Giovanni Tinebra, ma gran parte della sua audizione di oggi al riguardo è stata segretata.

Carceri: 41 bis, alla protesta aderiscono detenuti Cuneo
ANSA - Torino
9 luglio 2002
Anche una parte degli 83 detenuti sottoposti alle limitazioni del 41 bis nel carcere "Cerialdo" di Cuneo aderisce alla protesta, astenendosi dall'assumere cibo fornito dal penitenziario. Secondo quanto si è appreso, i detenuti lamentano soprattutto il fatto di poter avere colloqui solo due volte al mese con i familiari. La protesta non ha portato finora a particolari tensioni all'interno del carcere, che è attrezzato per ospitare una novantina di detenuti sottoposti al 41 bis.

Carceri: 41 bis, pentolini contro le sbarre a Novara
ANSA - Torino
9 luglio 2002
Protestano rifiutando il cibo fornito dal carcere e battendo i pentolini contro le sbarre i detenuti del penitenziario di Novara sottoposti al regime del 41 bis, di cui chiedono l'attenuazione. Nel carcere di via Sforzesca la sezione speciale ospita una cinquantina di persone. La protesta è iniziata ieri.

Mafia: si allarga protesta dei boss contro 41 bis
Rifiutano cibo distribuito in cella

ANSA - Roma
9 luglio 2002
Per ora rifiutano il cibo distribuito in cella e battono i pentolini contro le sbarre. Ma nei prossimi giorni potrebbero scegliere anche altre forme di protesta i 300 boss della criminalità organizzata sottoposti al regime del carcere duro che in quattro penitenziari contestano proprio le regole previste dal 41 bis. E la contestazione si allarga: proprio oggi hanno aderito anche alcuni detenuti rinchiusi a Rebibbia e nei penitenziari di Parma e Tolmezzo. Nei prossimi giorni potrebbe iniziare anche Terni e Secondigliano. La protesta, che coincide con l'avvio dell'esame da parte del Parlamento dei progetti di riforma in materia, è partita dal supercarcere di San Marino del Tronto, vicino ad Ascoli Piceno, e si è poi estesa a Cuneo, Novara e L'Aquila. Nel penitenziario marchigiano, dove è rinchiuso anche Totò Riina, l'iniziativa era stata comunicata il 3 luglio scorso all'avvocato Roberta Alessandrini, che tutela alcuni dei "super reclusi", con una lettera firmata a nome dei circa 60 interessati da Giovanni Avarello, 11 ergastoli sulle spalle, coinvolto tra l'altro nell'omicidio del giudice Rosario Livatino. Domani, il legale incontrerà i detenuti. Al "Cerialdo" di Cuneo aderisce una parte degli 83 detenuti sottoposti al 41 bis. Anche in questo caso la protesta consiste nel rifiuto del cibo fornito dal penitenziario. I detenuti lamentano soprattutto il fatto di poter avere colloqui solo due volte al mese con i familiari. La protesta non ha portato finora a particolari tensioni all'interno del carcere, che è attrezzato per ospitare una novantina di detenuti sottoposti al 41 bis. A Novara, invece, oltre a rifiutare il cibo, i detenuti battono i pentolini contro le sbarre. La sezione speciale ospita circa una cinquantina di persone. Nel carcere dell'Aquila sono 40 i detenuti sottoposti al regime della 41-bis che rifiutano, da circa una settimana, il vitto offerto dall'amministrazione penitenziaria. Molti dei detenuti hanno coinvolto nella protesta le rispettive famiglie, che li riforniscono di ogni genere alimentare e, a volte, di pasti completi; altri hanno provveduto ad organizzarsi per cucinare in proprio, chiedendo solo di essere approvvigionati da famiglie e amici. Il presidente della commissione parlamentare Antimafia, Roberto Centaro, invita a non enfatizzare: "Non è un vero sciopero della fame - ha detto - perché i detenuti rifiutano il cibo che viene fornito loro dall'amministrazione, ma comunque possono acquistarlo e soprattutto cucinarlo nelle proprie celle. E poi proteste del genere ci sono state anche in passato, e si sono sempre verificate in concomitanza con la proroga del 41 bis o con ipotesi di amnistia o di indulto. Ma simili proteste sino ad ora non salite agli onori delle cronache". Secondo il suo predecessore, Giuseppe Lumia, la protesta "è la dimostrazione che il 41 bis non funziona bene" anche se "i capi mafia in carcere lo temano". Secondo Lumia, i capi di Cosa Nostra sottoposti a 41 bis "vogliono tornare alle carceri grandi hotel, quelle che denunciò Falcone". L'ex presidente della commissione antimafia ritiene che questo sia il momento di "dare un segnale forte" perseguendo due strade: la stabilizzazione del 41 bis nell'ordinamento penitenziario, "senza lasciare alcuno spiraglio aperto a ipotesi di trattative" prospettate dalla lettera di qualche mese fa del boss Pietro Aglieri; rendere il 41 bis "più efficace e più severo" in modo da impedire contatti con l'esterno". Ma di carceri non si parla solo per la protesta contro il 41 bis: Donato Capece, segretario generale del Sappe, il sindacato autonomo di polizia penitenziaria, chiede "l'intervento urgente" del ministro della Giustizia per "decongestionare" la situazione nei penitenziari italiani. E chiede anche di dotare gli agenti di polizia penitenziaria di bombolette spray antiaggressione, così un provvedimento di legge che consenta di trasferire nelle carceri dei loro Paesi d'origine i detenuti extracomunitari condannati con sentenza passata in giudicato.

Carceri: 41 bis; Riina, sono stato usato come parafulmine
ANSA - Ascoli Piceno
11 luglio 2002
Totò Riina ritiene di essere stato "usato come parafulmine per tutta l'Italia" per contrastare la protesta dei detenuti soggetti al 41 bis e per portare avanti le proposte di cui si parla in questi giorni di "stabilizzazione" del regime di carcere duro e smentisce di essere in qualunque modo il promotore delle iniziative della protesta in cui sono coinvolti i detenuti rinchiusi nelle 15 sezioni speciali delle carceri italiane. A far filtrare all'esterno le parole del boss sono stati l'eurodeputato della Lista Bonino Maurizio Turco e il segretario dell'associazione "Nessuno tocchi Caino" Sergio D'Elia, che oggi hanno visitato il supercarcere di Marino del Tronto dove Riina sconta l'ergastolo. Già ieri si era saputo che il boss non stava partecipando all'astensione dal vitto fornito dall'amministrazione penitenziaria, forse per problemi di salute e perché sottoposto a controlli particolari. Ma oggi Riina avrebbe sottolineato di non avere mai protestato per le condizioni a cui si trova o si era trovato e avrebbe respinto possibili strumentalizzazioni del suo nome, "messo avanti contro la protesta di chi chiede una "umanizzazione" del 41 bis". A cui sono sottoposti, nel carcere di Marino, 66 detenuti, quattro o cinque dei quali - oltre a Riina - non avrebbero aderito allo "sciopero" del vitto carcerario. Nel carcere ascolano il capo di Cosa Nostra è rinchiuso in una sezione speciale, occupata solo da lui e da un altro detenuto ed è sottoposto a restrizioni particolari. Per l'ora d'aria ha a disposizione un cortile lungo sei metri e largo due, sormontato da una rete metallica. L'altro detenuto è in 41 bis dal 14 mesi e dovrebbe finire di scontare la sua pena (tre anni e mezzo) tra un mese. Un fatto che fa ipotizzare a Turco e D'Elia, impegnati in un giro delle sezioni speciali degli istituti di pena per preparare un "libro Bianco" sulle condizioni dei reclusi in regime di carcere duro da sottoporre alle massime autorità nazionali e internazionali - che la sua presenza "sia solo un pretesto per dire che Riina è stato tolto dall'isolamento".- Le condizioni sono nettamente migliori per i detenuti delle altre due sezioni speciali, che possono usufruire di quattro ore di socialità da trascorrere tra un cortile più ampio e senza rete metallica o in una palestra, munita di alcuni attrezzi essenziali. "Corretti" e senza problemi, secondo i detenuti, i rapporti con la direzione e gli agenti di custodia. La protesta dei detenuti non prevede anche il tintinnio delle stoviglie sulle sbarre e si articola soprattutto su due temi: un'attenuazione delle restrizioni al contatto fisico con i familiari, che i sottoposti al 41 bis possono incontrare solo una volta al mese per mezz'ora, dietro ad un vetro, e la possibilità concreta di ricorrere in Cassazione contro i provvedimenti semestrali di proroga del regime speciale. I ricorsi vengono regolarmente rigettati perché le proroghe - hanno indicato i detenuti - sono di fatto, nelle motivazioni, "fotocopie" del primo decreto, in contrasto con una sentenza della Corte Costituzionale, in base alla quale i provvedimenti dovrebbero essere motivati in maniera non stereotipata. L'effetto "fotocopia" è particolarmente evidente per chi - e a Marino ce ne sono diversi - si trova in regime speciale da dieci anni. Gente giunta ad Ascoli dall'Asinara o da Pianosa, protagonisti della primissima stagione di applicazione del 41 bis. "Non chiediamo che il carcere duro venga eliminato - ha detto un anziano detenuto napoletano - ma chiediamo che le esigenze di sicurezza siano conciliate con quella di poter toccare i nostri cari, o anche solo di poterli tenere per mano". Ad uno basterebbero "due buchi nella parete di vetro", un altro ha detto di essere disponibile a sottoporsi "a tutti i tipi di controlli e, se vogliono sentire quello che dico, anche farmi infilare un microfono in bocca". Basta che ci sia "un contatto fisico, anche minimo", per non recidere i legami familiari e affettivi. "Ci chiediamo - hanno osservato Turco e D'Elia al termine della visita - se lo Stato italiano stia realizzando l'obiettivo di porre l'aggressore in condizione di non minacciare più la nostra vita e la nostra sicurezza o non stia invece vendicandosi di fatti orribili e consentendo un degrado inutile e pericoloso della propria civiltà e umanità. Il problema non è chi sono, cosa hanno fatto o cosa potranno fare i detenuti in 41 bis - hanno aggiunto - in discussione è chi siamo noi, noi Stato, noi società civile e cosa ci accadrebbe di essere se noi non riconoscessimo al peggiore degli assassini quei diritti umani fondamentali che loro hanno negato alle loro vittime". Prossime tappe del giro di Turco e D'Elia dovrebbero essere gli istituti di pena di Viterbo, Spoleto e dell'Aquila.

Mafia: Bagarella; il dibattito recente sul 41 bis
ANSA - Roma
13 luglio 2002
Negli ultimi mesi, dalla strana "discesa in campo" di Pietro Aglieri, il "seminarista" della mafia che ha prospettato una sorta di "dialogo" con lo Stato, il dibattito sul 41 bis, il regime di carcere duro per i mafiosi, è ripreso con vigore. Ecco alcuni dei momenti principali: - 17 aprile: il boss detenuto Pietro Aglieri, in una lettera al procuratore nazionale antimafia Pierluigi Vigna e al Procuratore di Palermo Pietro Grasso, parla di una "terza via" e di una disponibilità a un nuovo 'dialogo' tra Cosa Nostra e lo Stato. - 21 maggio: il giorno dell'anniversario della strage di Capaci, i Ds presentano due proposte di legge contro la mafia, il cui scopo è anche quello di riformare il 41 bis rendendolo definitivo. - 24 maggio: il Consiglio dei ministri approva un disegno di legge che estende la durata in vigore dell'articolo per tutta la legislatura. Il carcere duro dovrebbe essere applicato anche ai terroristi. - 5 giugno: presentato "Barriere di Vetro", un libro curato dalla Camera Penale di Roma, che racconta, attraverso la voce di chi la vive, la condizione carceraria prevista per i detenuti a regime speciale. - 3 luglio: circa 60 detenuti sottoposti al regime del 41 bis del carcere di massima sicurezza di Marino del Tronto, dove è rinchiuso anche Totò Riina, protestando con uno sciopero della fame. È l'inizio di una protesta che si allarga e coinvolgerà 4 carceri e circa 300 detenuti. - 8 luglio: in commissione antimafia emerge la possibilità di un orientamento per una posizione "bipartisan" a favore di una messa a regime del 41 bis attraverso una modifica al ddl del governo che limita il carcere duro al 2006. Il ministro della Giustizia, Roberto Castelli commenta: "Se dal Parlamento esce una soluzione unanime, bene". - 9 luglio: un appello dell'Unione delle Camere penali a Governo e Parlamento chiede di abrogare il 41 bis. Maria Falcone, sorella del giudice Giovanni ucciso dalla mafia, invita lo Stato a non cedere sul carcere duro. - 10 luglio: contro il 41 bis, intervengono l'ex sottosegretario Carlo Taormina, di Forza Italia, e Sergio D'Elia, segretario dell'associazione "Nessuno tocchi Caino".


Il Messaggero
26 luglio 2002
Ascoli-Piceno - Una serie di trasferimenti ha interessato alcuni detenuti del carcere di Marino sottoposti al regime 41 bis. Lo ha riferito l'avvocato Roberta Alessandrini. "Alcuni dei detenuti trasferiti - ha detto il legale - erano tra coloro che nei giorni scorsi avevano dato vita alla protesta, attuata come negli altri carceri italiani, per sollecitare una revisione del 41bis. Mentre altri detenuti, che pure avevano protestato, sono rimasti ad Ascoli. Dei trasferimenti - ha aggiunto - si è avuta notizia già da inizio settimana; è vero che gli avvicendamenti dei detenuti 41bis tra diversi carceri sono normali e che quindi non rappresentano niente di eccezionale; ma, sarà un caso, questa volta i trasferimenti si sono verificati quando la protesta era appena cessata, mentre invece in altri istituti era ancora in corso". Stando a quanto trapelato, alcuni detenuti ristretti ad Ascoli sarebbero stati trasferiti a Spoleto e a Terni, mentre sarebbero giunti reclusi provenienti dall'Aquila. Totò Riina, rinchiuso a Marino, non sarebbe stato spostato.


La Nazione
26 luglio 2002
Terni - Altri pezzi da novanta della criminalità organizzata nel supercarcere di vocabolo Sabbione. Detenuti in regime di 41 bis hanno raggiunto nei giorni scorsi la casa circondariale ternana, provenienti a quanto pare dall'istituto penitenziario di Marino del Tronto, Ascoli. Trasferimenti per arginare la protesta dei boss contro le regole del 41bis? Assolutamente no per il direttore del carcere di vocabolo Sabbione, dottor Dell'Aira. "Si tratta di avvicendamenti nella norma - spiega il responsabile dell'istituto di massima sicurezza di Sabbione - in funzione dei processi che, per questo tipo di detenuti, vengono effettuati a distanza. Il trasferimento quindi avviene nell'istituto prescelto per il collegamento, in questo caso il nostro". Che così rischia il sovraffollamento di boss mafiosi? Neanche per sogno. "Attualmente - dice ancora il dottor Dell'Aira - i detenuti reclusi a Terni in regime di 41 bis sono ventiquattro, a fronte di una capienza massima della sezione di venticinque soggetti. Sezione quindi che può dirsi completamente riempita". Ma non sovraffollata. Nei trasferimenti di questi giorni insomma la protesta dei boss non ci sarebbe entrata neanche di striscio. Protesta che era divampata anche a vocabolo Sabbione e che, seppur in tono minore rispetto agli inizi. "Innanzitutto - precisa il direttore - non si è mai trattato di uno sciopero della fame, ma del rifiuto del cibo fornito dall'amministrazione. Non di quello proprio portato dai parenti. La protesta è comunque adesso in fase calante. Rispetto alla sua prima fase, quando circa l'ottanta per cento dei detenuti in regime di 41 bis vi hanno aderito, ora proseguono l'iniziativa in cinque o sei. Da noi comunque non c'è stata mai tensione". Iniziativa che tra l'altro potrebbe essere interrotta a breve, dopo la visita dell'altro ieri all'istituto carcerario di Sabbione del parlamentare europeo onorevole Turco. "Il parlamentare - conclude il dottor Dell'Aira - ha visitato a quanto mi risulta altri supercarceri e si è intrattenuto a colloquio con i detenuti che protestano. Credo che ciò possa bastare loro per interrompere la contestazione. Resto soddisfatto del giudizio espresso sul nostro istituto: l'onorevole ha parlato di una situazione privilegiata".

Carceri: Ascoli Piceno; concluso sciopero detenuti 41 bis a pranzo hanno ritirato il vitto dell'amministrazione
ANSA - Ascoli Piceno
20 settembre 2002
Si è concluso stamane, quando i detenuti sottoposti al regime di massima sicurezza (il 41 bis) hanno ritirato regolarmente il pranzo fornito dall'amministrazione carceraria, lo sciopero del vitto proclamato nei giorni scorsi nella casa circondariale di Marino del Tronto, ad Ascoli Piceno. Non tutti i reclusi avevano aderito alla protesta, in atto in varie carceri italiane, e fra quelli che non vi hanno preso parte c'è anche il capo di Cosa nostra Totò Riina.

Carceri: a Spoleto 23 detenuti rifiutano il vitto in 11 si astengono invece dal lavoro interno. Nessun "41 bis"
ANSA - Perugia
25 settembre 2002
Sono 23 i detenuti "ad alta sicurezza" reclusi nel carcere di Spoleto che rifiutano il vitto nell'ambito della protesta attuata in tutta Italia per chiedere modifiche al sistema carcerario. Undici, nella stessa struttura, quelli che si astengono dalle attività di lavoro. Anche questi ultimi sono sottoposti al regime "ad alta sicurezza". La protesta - secondo quanto si è appreso al provveditorato regionale dell'amministrazione penitenziaria - non interessa invece le altre carceri umbre, Perugia, Orvieto e Terni. Complessivamente in queste strutture, e in quella di Spoleto, sono reclusi 1.099 detenuti. Il carcere spoletino ospita anche 115 detenuti sottoposti al "41 bis", il cosiddetto "carcere duro", nessuno dei quali partecipa comunque alla protesta di questi giorni. Un'altra trentina sono invece rinchiusi nella casa circondariale di Terni. Sempre a Spoleto - 430 persone la capienza complessiva - 127 sono i detenuti "ad alta sicurezza".


Giustizia: 41 bis; le proteste dei boss
ANSA - Roma 17 ottobre 2002
Da quando, nel 1992, è entrato in vigore il regime di carcere duro, il cosiddetto "41 bis", per i mafiosi e altri criminali pericolosi, diversi boss della mafia e della camorra hanno fatto sentire la loro voce per protestare contro le condizioni di vita in carcere stabilite da questa norma:
- dicembre 1995, Raffaele Cutolo: "Le condizioni in cui è costretto a vivere un uomo sottoposto al regime del 41 bis, il carcere duro per i mafiosi, sono indegne per un paese civile... Meglio la pena di morte che una vita dove è proibito fare e ricevere telefonate, parlare con altre persone se non con un familiare una volta al mese per un'ora, cucinarsi e svolgere qualsiasi attività ricreativa, culturale o sportiva.
- aprile 2002, Pietro Aglieri: "Non sarà con metodi o processi, che in certi casi vanno oltre quegli stessi metodi che si dice di volere combattere, che uno Stato laico e democratico riuscirà a dare più sicurezza ai suoi cittadini...Non è demonizzando l'avversario, o umiliando la sua dignità, o alimentando rancori con tetra ostinazione di sicofanti prezzolati, o arroccandosi nella torre d'avorio di una presunta superiorità che si riuscirà a risolvere queste complesse questioni. "
- luglio 2002, protesta dei detenuti: circa 60 detenuti sottoposti al regime del 41 bis del carcere di massima sicurezza di Marino del Tronto, dove è rinchiuso anche Totò Riina, protestano con uno sciopero della fame. È l'inizio di una protesta che si allarga e coinvolgerà 13 carceri e circa 300 dei 645 boss in regime "41 bis". La protesta rientra il 26 luglio per riprendere poi il 17 settembre, ma soltanto a Novara.
- luglio 2002, Leoluca Bagarella: "Parlo a nome di tutti di detenuti ristretti a L'Aquila sottoposti al regime del 41 bis, stanchi di essere strumentalizzati, umiliati, vessati e usati come merce di scambio dalle varie forze politiche".
- luglio 2002, Salvatore Madonia insieme ad altri detenuti: "Dove sono gli avvocati delle regioni meridionali, in cui sono più numerosi i detenuti sottoposti a questo regime, che hanno difeso molti degli imputati per mafia e che ora siedono negli scranni parlamentari e sono nei posti apicali di molte commissioni preposte a fare queste leggi... Loro erano i primi, quando svolgevano la professione forense, a deprecare più degli altri l'applicazione del 41 bis. Allora svolgevano la professione solo per far cassa."

22 dicembre 2002
Allo stadio di Palermo viene esposto uno striscione con la scritta: "Uniti contro il 41 bis. Berlusconi dimentica la Sicilia". I carabinieri rimuovono subito il drappo, ma l'identificazione delle persone che lo hanno esposto si rivela difficile. Gli agenti della Digos hanno tentato di fermare alcuni tifosi, incontrando una resistenza decisa. C'è stato anche un tafferuglio, nel corso del quale un poliziotto è stato ferito in modo leggero. La squadra Mobile di Palermo ha presentato un rapporto alla procura della Repubblica: il reato ipotizzato è quello di favoreggiamento alla mafia.