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«Torture ai detenuti, non sono casi isolati». Amnesty chiede un'inchiesta indipendente

Bruno Marolo

L’Unità, 1 maggio 2004

Non erano casi isolati le torture degli iracheni prigionieri degli americani a Baghdad. Amnesty chiede una inchiesta indipendente, che impedisca di soffocare lo scandalo in un tribunale militare segreto. Testimonianze raccolte dagli attivisti per i diritti civili documentano un uso sistematico della tortura per strappare informazioni ai ribelli catturati. Nella famigerata prigione di Abu Ghraib presso Baghdad, dove il regime di Saddam infieriva contro i dissidenti, gli americani usavano gli stessi strumenti del dittatore: scosse elettriche, cani feroci, abusi sessuali. Parte degli interrogatori erano stati dati in appalto a servizi di spionaggio privati, con meno scrupoli e meno regole da osservare dei militari. «Gli abusi documentati da fotografie - ha dichiarato una portavoce di Amnesty International a Londra - non sono incidenti isolati. La prigione di Abu Ghraib era tristemente famosa all'epoca di Saddam e non deve diventarlo di nuovo. È necessaria una inchiesta indipendente». In marzo, Amnesty aveva pubblicato le denunce di ex prigionieri. Tra i metodi usati dagli americani vi erano percosse e privazione del sonno.
I ribelli venivano incappucciati e tenuti al buio fino a quando perdevano la nozione del tempo e dello spazio, oppure tormentati con musica a tutto volume, giorno e notte. Alcuni, scarcerati in novembre, avevano raccontato all'Associated Press di essere stati legati per ore sotto il sole. Le immagini trasmesse dalla rete televisiva Cbs hanno dimostrato che la realtà era peggiore di queste descrizioni. Il presidente Bush si è detto «profondamente disgustato». Ha aggiunto che il trattamento dei prigionieri «non riflette la natura del popolo americano». Il portavoce Scott McLellan ha spiegato che il presidente era informato da qualche tempo. «Non possiamo tollerare queste azioni spregevoli - ha assicurato - e imilitari hanno chiarito che saranno perseguite con tutto il rigore della legge ». La Casa Bianca non ha intenzione di togliere l'inchiesta ai militari per affidarla a un magistrato indipendente. A Londra il portavoce del premier Tony Blair ha aggiunto: «Il governo britannico è sconvolto quanto quello americano. Ma la cosa da sottolineare è che questi abusi non sono tollerati dalle forze della coalizione, in contrasto con quanto avveniva sotto il passato regime. Si tratta di un piccolo numero di casi, per orribile che sia». Anche il segretario generale dell'Onu, Kofi Annan, si è detto «profondamente scosso».
Sette militari americani, tra cui una donna generale, sono stati rinviati a giudizio davanti alla corte marziale. Il personaggio più interessante è il sergente agli amici messaggi di posta elettronica in cui si vantava dell'efficacia dei suoi metodi di interrogatorio e dei complimenti ricevuti dagli agenti segreti invitati ad assistere. Allegava foto ricordo dei militari americani in posa davanti a prigionieri nudi, torturati con scosse elettriche nei genitali. «Di solito "assicurava" confessano nel giro di qualche ora».
Ora «Chip» rifiuta di pagare per tutti. Il suo avvocato, Gary Myers, ha rivelato che gli interrogatori spesso venivano dati in appalto al personale di imprese di sicurezza private, le stesse che in Iraq hanno in campo oltre 20 mila soldati di ventura. L'avvocato ha fatto i nomi di due ditte: Titan Corporation di San Diego in California, che fornisce i traduttori per gli interrogatori, e Caci International di Arlington in Virginia, una grande società alla quale il Pentagono delega compiti che in passato erano prerogativa dello spionaggio militare: raccolta e analisi di informazioni, elaborazione di scenari di guerra. Le notizie sulle torture dei prigionieri hanno cominciato a circolare nell'autunno scorso, quando la Casa Bianca era ansiosa di catturare Saddam Hussein. Agli agenti americani veniva proiettato un film di Gillo Pontecorvo, «La battaglia di Algeri». I metodi usati dai militari francesi per catturare il terrorista Ali La Pointe venivano analizzati con cura. Il film comincia con la confessione di un prigioniero, che reca sul corpo i segni di sanguinose torture e singhiozzando rivela il nascondiglio del terrorista. In una scena successiva il generale francese spiega con brutale franchezza che la tortura è l'unico modo per sciogliere la lingua ai terroristi e catturare i capi prima che mettano a segno altri attentati contro i civili. Il Pentagono ha confermato che Saddam Hussein è stato catturato grazie alla «confessione non spontanea» di una guardia del corpo. L'informatore non riscuoterà la taglia: ha parlato soltanto perché costretto. La cattura di Saddam ha suscitato un tale entusiasmo in America che nessuno ha messo in discussione i metodi. Le foto mandate agli amici dal sergente Frederick e trasmesse dalla Cbs sono state ignorate o relegate nelle pagine interne dei giornali americani, ma riempiono gli schermi di Al Jazira e delle televisioni arabe. Abdel Bari Atwan, direttore di Al- Quds Al-Arabi, un quotidiano stampato a Londra, commenta: «Questa è la fine per l'America, è la goccia che fa traboccare il vaso. L'abuso sessuale è il peggiore oltraggio per un musulmano, quelle immagini infiammeranno le folle. Abbiamo sostituito un dittatore brutale con una superpotenza altrettanto brutale. L'America ha perso completamente la battaglia per le menti e i cuori degli iracheni».