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Iraq e Afghanistan: 25 prigionieri morti in tortura

Corriere della Sera, 4 maggio 2004

Lo ammette il Pentagono. Il rapporto Taguba descrive ciò che avveniva nella prigione di Abu Ghraib e definisce le testimonianze «credibili».

Sono 25 i prigionieri in mano americana morti sotto tortura tra Iraq e Afghanistan. Lo ha ammesso il Pentagono, secondo il quale i casi accertati di tortura sono in tutto 35, dei quali 25 hanno portato a un esito fatale. Il dato è il frutto delle inchieste condotte a partire da dicembre nei due Paesi. Il generale Donald Ryder ha precisato che i morti comprendono due presunti omicidi di prigionieri da parte di soldati, l'uccisione di un detenuto che tentava di scappare e dieci altri casi che sono al centro di un'inchiesta. Ryder ha precisato che l'origine di dodici altri casi di morte tra i prigionieri resta al momento indeterminata.

IL RAPPORTO TAGUBA - Il rapporto sulle torture e gli abusi commessi da militari Usa nei confronti di prigionieri iracheni nel carcere di Abu Ghraib è stato redatto dal generale Antonio Taguba e completato lo scorso 3 marzo. «Fra l'ottobre e il dicembre 2003 ad Abu Ghraib (Bccf) furono inflitti a diversi detenuti numerosi abusi sadici, clamorosi e sfacciatamente criminali perpetrati da diversi membri della forza di polizia militare». Il rapporto descrive nel dettaglio alcuni abusi che definisce «credibili»: «Rottura di lampade chimiche con il fosforo che veniva versato sui prigionieri; minacce con pistole; getti d'acqua fredda su detenuti nudi; percosse con manici di scopa o con una sedia: minacce di stupro ai danni di prigionieri maschi; sutura di ferite provocate facendo urtare con violenza il detenuto contro le pareti della cella; prigionieri sodomizzati con lampade chimiche o con manici di scopa; (...) prigionieri obbligati a stare in piedi su una cassetta, incappucciati con un sacchetto, con fili collegati a dita delle mani dei piedi e al pene, simulando la tortura dell'elettroskock; fotografie di militari mentre hanno rapporti sessuali con detenute; fotografie di prigionieri con catene e collari da cani attorno al collo; fotografie di prigionieri morti».

RUMSFELD: INACCETTABILE - «Totalmente inaccettabili e non americani»: così Donald Rumsfeld ha definito gli abusi commessi da militari americani ai danni di prigionieri iracheni, definite «profondamente inquietanti». Ma in una conferenza stampa al Pentagono, il segretario alla Difesa ha difeso il modo in cui l'amministrazione Bush ha affrontato la questione, ed ha sottolineato che nelle incriminazioni si parla di abusi e non di torture. «Noi stiamo prendendo e prenderemo tutte le misure necessarie per punire quelli che possono aver violato le regole della condotta militare e tradito la fiducia che gli americani avevano riposto in loro» ha detto Rumsfeld.