clicca qui per andare al sito Filiarmonici, per un mondo senza galere

I carcerieri: «Ci avevano ordinato di creare un inferno»

E. Mol.

Avvenire, 9 maggio 2004

I militari: «Dovevamo ammorbidire i detenuti per gli interrogatori». Nuove foto di un iracheno ucciso a colpi di karate dai marines in una cella a Nasiriyah. La soldatessa Lynndie incriminata, è incinta.

I protagonisti delle foto della vergogna non ci stanno ad essere chiamati mostri. Siamo dei capri espiatori, dicono i sette secondini di Abu Ghraib incriminati per i loro abusi ai danni di detenuti inermi. E, uno a uno, partono all'attacco.
Dopo Ivan Frederick, il sergente del braccio A1 di Abu Ghraib, a descrivere una prigione senza regole e in mano ai servizi segreti è Sabrina Harman, l'agente dai capelli rossi il cui sorriso dietro la piramide di iracheni nudi è tristemente indimenticabile.
Harman è accusata anche di aver costretto uno dei prigionieri a stare in piedi su una scatola di cartone con gli elettrodi attaccati alle dita. La sua difesa, trasmessa in una e-mail al Washington Post, è che i maltrattamenti facevano parte degli ordini dei superiori di «far patire l'inferno» ai detenuti per ammorbidirli prima degli interrogatori.
Gli agenti dei servizi militari e della Cia, sostiene la Harman, «ci portavano uno o più prigionieri alla volta già incappucciati e ammanettati. Il nostro compito era di tenerli svegli e di fargli provare l'inferno, in modo che parlassero». Non solo. Nel racconto della soldatessa, lei i suoi colleghi erano tenuti ad obbedire anche agli impiegati civili delle aziende private per la sicurezza, assunti dal Pentagono per "dare una mano" negli interrogatori.
La descrizione dell'ex pizzaiola cresciuta alle porte di Washington contiene alcune similitudini con il rapporto del generale Antonio Taguba, che parla di guardie carcerarie male addestrate, di ordini di "tenere svegli" i detenuti e della presenza di agenti dei servizi nel carcere. Ma ieri il Pentagono non ha voluto commentare le dichiarazioni della Harman, e la questione di chi era al comando nel carcere in Iraq resta aperta, anche se un generale dell'aviazione, Lance Smith, ha detto al Congresso che Abu Ghraib era passata sotto il controllo dell'intelligence militare a novembre.
Intanto è scattata la procedura d'incriminazione nei confronti di Lynndie England, la giovane soldatessa della West Virginia immortalata con un iracheno al guinzaglio, che, si apprende, è incinta di 5 mesi. Ogni giorno di più sembra che non fosse un segreto per nessuno che la prigione alle porte di Baghdad non era un modello di civiltà. Abu Ghraib fu teatro il 24 novembre scorso di una violenta rivolta che portò alla morte di tre iracheni. E anche allora una relazione redatta sempre da Taguba parlò di mancanza di addestramento militare e di ordini confusi. Ma il penitenziario per ora resta aperto, nonostante lo stesso Donald Rumsfeld avesse definito "una buona idea" raderlo al suolo. Lo ha detto il capo del carcere, generale Geoffrey Miller, promettendo però di liberare altri 350 iracheni nei prossimi giorni.
E Abu Ghraib forse non è l'unica prigione degli orrori. Nuove fotografie apparse ieri nel sito della rete Abc, mostrano il corpo senza vita di un uomo nella prigione gestita dai Marine a White Horse, vicino Nasiriyah, ucciso nel giugno scorso a colpi di karate dopo tre giorni di interrogatori. Anche in questo caso, i riservisti dei marines accusati hanno detto di aver ricevuto ordine di «ammorbidire» i detenuti.