In 24 pagine la Croce Rossa aveva denunciato gli abusi nelle carceri irachene. Accuse contenute anche in un dossier di Human Rights Watch per l'Afghanistan. Ecco i documenti.
PRIGIONI
La Croce Rossa accusa le forze alleate di una serie di violazioni nelle carceri
i Contro i detenuti che l'intelligence riteneva utili i «maltrattamenti
erano sistematici», a volte delle «vere torture» Analoghe
violazioni denunciate da Human Rights Watch nei confronti dei reclusi a Kabul
«La Croce Rossa richiama l'attenzione delle Forze della coalizione a un
numero di serie violazioni della legge umanitaria internazionale. Queste violazioni
sono state documentate, e a volte osservate, durante le visite ai prigionieri
di guerra, detenuti civili e altre persone protette dalla convenzione di Ginevra...».
Inizia così il rapporto che la Croce Rossa ha inviato in febbraio all'amministrazione
Bush ad altri governi della coalizione. 24 pagine, di cui la stampa sarebbe
dovuta rimanere all'oscuro, perché «i nostri rapporti sono strettamente
confidenziali, e destinati esclusivamente alle autorità preposte»,
dice il direttore operativo dell'organizzazione, Pierre Krähenbühl.
Perché è così che lavora, quest'autorevole «diplomazia
umanitaria» custode dei trattati di Ginevra: 469.638 detenuti visitati
nel 2003, in 1823 prigioni di 80 Paesi diversi. Seguono negoziati con i governi
e trattative con i massimi vertici nei vari Stati, come nel colloquio mercoledì
scorso tra il presidente Jakob Kellenberger a il segretario di Stato americano
Colin Powell (tema: la prigione di Abu Ghraib). Tutto succede al riparo dai
microfoni, «perché è questo l'approccio che abbiamo - dice
Krähenbühl - ed è certamente apprezzato da molte persone, soprattutto
da quelle che visitiamo». Però il rapporto sull'Iraq è uscito
(«e non ne siamo contenti», dice Krähenbühl), tanto che
alcuni estratti si possono leggere sul sito del Wall Street Journal.
L'INDAGINE
È il frutto di sei mesi di lavoro, dal marzo al novembre 2003, in nove
carceri gestite dalla Coalizione (non solo Abu Ghraib) e in alcune stazioni
della polizia irachena. L'elenco degli abusi è lungo. Parla di brutalità,
che hanno portato in alcuni casi a serie ferite e alla morte. Di assenza di
notifica dell'arresto alla persona e ai suoi familiari. Dell'uso sproporzionato
della forza. Di confisca di beni personali. Comportamenti, secondo la Croce
Rossa, tanto comuni «che sembrano riflettere un usuale modus operandi
di alcune unità di battaglia delle forze della coalizione».
DETENUTI «SPECIALI»
La Croce Rossa precisa che «il maltrattamento non era sistematico».
Tranne che «nei riguardi di persone sospettate di avere un "alto
valore" per l'intelligence». In questi casi, si legge nel rapporto,
«le persone private della loro libertà sotto la supervisione dell'intelligence
militare, erano ad alto rischio di subire una serie di duri trattamenti».
Si parla di insulti, minacce, umiliazioni, «che in alcuni casi erano vere
e proprio torture». Lo scopo? «Farli cooperare» con gli inquisitori.
Ecco i loro metodi, descritti dalla Croce Rossa.
CAPPUCCI
Un sacco nero o due sulla testa impedivano alle persone di vedere e di orientarsi.
Anche di respirare. A volte vi veniva aggiunta una benda elastica sugli occhi,
che poi scivolava sul naso. Spesso, i detenuti venivano percossi con il volto
incappucciato, perché il buio aumenta l'ansia: impossibile sapere da
dove verrà il prossimo colpo. Un accorgimento che permette all'aguzzino
di restare anonimo, e quindi impunito.
MANETTE
Le manette flessibili erano, a volte, talmente strette ai polsi, e usate per
periodi così lunghi, che provocavano lesioni alla pelle e danni seri:
alcuni prigionieri hanno subito danni permanenti ai nervi. PERCOSSE - Un repertorio
vastissimo. Percosse con i calci delle pistole o dei fucili. Schiaffi, pugni,
calci. Ginocchiate nelle gambe, negli stomaci. Anche stivali militari, che schiacciavano
a terra le teste dei prigionieri.
NUDI
Senza vestiti, i detenuti erano portati in parata fuori dalla loro cella. A
volte, con le mutandine femminili calate sulla testa. Così conciati,
venivano ammanettati alle grate, guardati anche dalla secondine donne, derisi.
A volte fotografati.
UN SISTEMA
A conclusione del rapporto si legge: «Questi metodi erano usati dall'intelligence
militare in un modo sistematico per ottenere confessioni o estorcere informazioni
da persone sospettate di reati legati alla sicurezza o ritenute di "un
alto valore" per l'intelligence». Per questo - ha scritto la Croce
Rossa all'amministrazione Bush - «il maltrattamento dei detenuti è
andato al di là di casi eccezionali e può essere considerato come
una pratica tollerata dalle forze della Coalizione».