Il «New Yorker» denuncia l'uso degli animali e ricostruisce: «I vertici del Pentagono non potevano non sapere». Anche il rapporto del generale Taguba aveva parlato di detenuti minacciati e feriti con pastori tedeschi. «Un ufficiale del Pentagono mi ha detto che molti generali sono convinti che Sanchez e Abizaid abbiano tentato di insabbiare la vicenda».
L'orrore dura dodici minuti. Le immagini, in sequenza, non hanno bisogno di commenti. È il 12 dicembre del 2003. Siamo nella prigione di Abu Ghraib. Foto numero uno: un giovane soldato sorride davanti allo scatto. È nel corridoio della prigione. Dietro di lui due pastori tedeschi abbaiano ferocemente contro qualcuno e sono tenuti a bada da militari in assetto da combattimento. Foto numero due: un detenuto viene stretto in un angolo dai cani minacciosi. È completamente nudo, il terrore dipinto sul volto, le mani raccolte dietro la nuca come a gridare aiuto. Foto numero tre: il prigioniero è a terra, si contorce dal dolore, ha una gamba sanguinante. Un soldato è seduto sopra di lui, con il ginocchio premuto contro la sua schiena. Foto numero quattro: è un primo piano del detenuto dalla vita in giù. Sulla gamba destra un morso o un graffio profondo. Sulla sinistra una ferita piena di sangue. Rumsfeld l'aveva confessato davanti al Congresso: «C'è altro materiale. Il peggio deve ancora venire». E, ieri sul New Yorker, il giornalista investigativo Seymor M. Hersh ci ha dato un assaggio di cosa possa essere «il peggio». In un articolo dal titolo Catena di comando Hersh ha descritto le nuove foto scandalo, limitandosi però a pubblicarne una sola. Ecco alcuni stralci dell'articolo:
CANI ALL'ATTACCO
«La scorsa settimana mi sono state consegnate una serie di fotografie
digitali. Erano nelle mani di un poliziotto militare del 320mo Battaglione di
polizia militare. Le immagini sono state scattate da due diverse macchine fotografiche
nell'arco di dodici minuti la sera del 12 dicembre 2003, due mesi dopo che la
polizia militare era stata assegnata ad Abu Ghraib. In una delle nuove fotografie
un giovane soldato è nel corridoio della prigione. Sullo sfondo due cani
abbaiano ad un uomo. Altre fotografie mostrano cani che che tirano i guinzagli
e ringhiano al prigioniero. In un'altra, scattata pochi minuti dopo, l'uomo
è a terra. Il sangue che gli esce da una gamba. C'è un'altra testimonianza
di come i cani dell'esercito siano stati usati per usare violenza. Ma non è
successo ad Abu Ghraib. Cliff Kindy, una volontaria delle Christian Peacemaker
Teams, un gruppo cristiano che monitora la situazione in Iraq, mi ha raccontato
che lo scorso novembre i militari hanno scatenato i pastori tedeschi contro
i civili iracheni durante una retata a Ramadi, trenta chilometri ad est di Falluja.
All'inizio Kindy mi ha detto: "I soldati avevano setacciato le case e arrestato
trenta persone. Gli iracheni furono spinti dentro una casa. I soldati a quel
punto lasciarono liberi i cani e molte persone furono morse"»
IL PENTAGONO
«Un Ufficiale del Pentagono mi ha detto che molti generali sono convinti
che Richardo Sanchez e John Abizaid, che è a capo del Centcom, hanno
fatto di tutto per insabbiare lo scandalo nei primi mesi dell'anno. La catena
ufficiale del Comando va dal generale Sachez, in Iraq, ad Abizaid, fino ad arrivare
a Rumsfeld e al presidente Bush. "Uno deve far combaciare l'azione o l'inazione
con i propri interessi - spiega l'ufficiale del Pentagono - Qual è il
motivo per non essere aperti? Loro avevano previsto grossi problemi diplomatici".
Ottimismo e riservatezza, secondo l'ufficiale del Pentagono, sono le caratteristiche
principali dei comandi militari nell'era Rumsfeld, e in questo modo sono stati
affrontati i rapporti da Abu Ghraib. "Vogliono sempre ritardare l'uscita
di cattive notizie, nella speranza che succeda qualcosa di buono" spiega
l'ufficiale».
FUORI DALLE REGOLE
«Le dichiarazioni di scusa e le spiegazioni della scorsa settimana non
possono mascherare il fatto che, dagli attacchi dell'11 settembre, il presidente
Bush e il suo entourage si sono sentiti coinvolti in una guerra contro il terrorismo
in cui le vecchie regole non potevano valere. In privato, nel suo ufficio, Rumsfeld
si è più volte scontrato con la riluttanza dei generali del Pentagono
ad agire più aggressivamente. Subito dopo l'11 settembre, quando la guerra
contro il terrore stava iniziando, Donald Rumsfeld ha espresso più volte
il suo disprezzo per la Convenzione di Ginevra. Le lamentele sul trattamento
dei prigionieri in America, ha detto Rumsfeld nel 2002, sono soltanto "sacche
isolate di iperventilazione internazionale"».
GUANTANAMO
«Nell'estate del 2003 il generale Geoffrey Miller, allora comandante di
Guantanamo, si recò in Iraq con un team di esperti per rivedere il programma
dell'esercito. Le sue istruzioni furono radicali: le prigioni dell'esercito
dovevano essere dedicate prima e soprattutto agli interrogatori e alla raccolta
di informazioni necessarie per la guerra. Era d'accordo il generale Ricardo
Sanchez, comandante delle forze Usa in Iraq, che due mesi dopo diede ordine
formale 205ma Brigata dell'intelligence militare di prendere il controllo della
prigione. Questa decisione, secondo il rapporto Taguba, di fatto esautorò
la polizia militare, lasciando campo libero agli agenti della Cia e alle guardie
private. Un agente della Cia è sotto inchiesta per la morte di un detenuto
nel carcere di Abu Ghraib».
I CANI
In una delle nuove fotografie un giovane soldato è nel corridoio della
prigione. Sullo sfondo due cani abbaiano ad un uomo. Altre fotografie mostrano
cani che tirano i guinzagli e ringhiano al prigioniero. In un'altra, scattata
pochi minuti dopo, l'uomo è a terra. Il sangue che gli esce da una gamba.
IL DOSSIER
L'uso dei cani militari era stato documentato anche dal generale Taguba, nel
suo rapporto consegnato il 26 febbraio scorso al comando americano. «I
soldati americani - aveva scritto il generale - usano i cani militari per spaventare
e intimidire i detenuti con la minaccia di un attacco, e in un caso un prigioniero
è stato effettivamente morso».
LA STRATEGIA
Ottimismo e riservatezza, secondo un ufficiale del Pentagono, sono le caratteristiche
principali dei comandi militari nell'era Rumsfeld, e in questo modo sono stati
affrontati i rapporti da Abu Ghraib. «Vogliono sempre ritardare l'uscita
di cattive notizie, nella speranza che succeda qualcosa di buono» spiega
l'ufficiale.
MORTE
Un agente della Cia è sotto inchiesta per la morte di un detenuto nel
carcere di Abu Ghraib. La vittima sarebbe l'uomo dal corpo tumefatto, avvolto
nel ghiaccio, ritratto in una delle immagini che hanno fatto il giro del mondo.