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Le nuove foto: prigionieri torturati coi cani

Corriere della Sera, 10 maggio 2004

Il «New Yorker» denuncia l'uso degli animali e ricostruisce: «I vertici del Pentagono non potevano non sapere». Anche il rapporto del generale Taguba aveva parlato di detenuti minacciati e feriti con pastori tedeschi. «Un ufficiale del Pentagono mi ha detto che molti generali sono convinti che Sanchez e Abizaid abbiano tentato di insabbiare la vicenda».

L'orrore dura dodici minuti. Le immagini, in sequenza, non hanno bisogno di commenti. È il 12 dicembre del 2003. Siamo nella prigione di Abu Ghraib. Foto numero uno: un giovane soldato sorride davanti allo scatto. È nel corridoio della prigione. Dietro di lui due pastori tedeschi abbaiano ferocemente contro qualcuno e sono tenuti a bada da militari in assetto da combattimento. Foto numero due: un detenuto viene stretto in un angolo dai cani minacciosi. È completamente nudo, il terrore dipinto sul volto, le mani raccolte dietro la nuca come a gridare aiuto. Foto numero tre: il prigioniero è a terra, si contorce dal dolore, ha una gamba sanguinante. Un soldato è seduto sopra di lui, con il ginocchio premuto contro la sua schiena. Foto numero quattro: è un primo piano del detenuto dalla vita in giù. Sulla gamba destra un morso o un graffio profondo. Sulla sinistra una ferita piena di sangue. Rumsfeld l'aveva confessato davanti al Congresso: «C'è altro materiale. Il peggio deve ancora venire». E, ieri sul New Yorker, il giornalista investigativo Seymor M. Hersh ci ha dato un assaggio di cosa possa essere «il peggio». In un articolo dal titolo Catena di comando Hersh ha descritto le nuove foto scandalo, limitandosi però a pubblicarne una sola. Ecco alcuni stralci dell'articolo:

CANI ALL'ATTACCO
«La scorsa settimana mi sono state consegnate una serie di fotografie digitali. Erano nelle mani di un poliziotto militare del 320mo Battaglione di polizia militare. Le immagini sono state scattate da due diverse macchine fotografiche nell'arco di dodici minuti la sera del 12 dicembre 2003, due mesi dopo che la polizia militare era stata assegnata ad Abu Ghraib. In una delle nuove fotografie un giovane soldato è nel corridoio della prigione. Sullo sfondo due cani abbaiano ad un uomo. Altre fotografie mostrano cani che che tirano i guinzagli e ringhiano al prigioniero. In un'altra, scattata pochi minuti dopo, l'uomo è a terra. Il sangue che gli esce da una gamba. C'è un'altra testimonianza di come i cani dell'esercito siano stati usati per usare violenza. Ma non è successo ad Abu Ghraib. Cliff Kindy, una volontaria delle Christian Peacemaker Teams, un gruppo cristiano che monitora la situazione in Iraq, mi ha raccontato che lo scorso novembre i militari hanno scatenato i pastori tedeschi contro i civili iracheni durante una retata a Ramadi, trenta chilometri ad est di Falluja. All'inizio Kindy mi ha detto: "I soldati avevano setacciato le case e arrestato trenta persone. Gli iracheni furono spinti dentro una casa. I soldati a quel punto lasciarono liberi i cani e molte persone furono morse"»

IL PENTAGONO
«Un Ufficiale del Pentagono mi ha detto che molti generali sono convinti che Richardo Sanchez e John Abizaid, che è a capo del Centcom, hanno fatto di tutto per insabbiare lo scandalo nei primi mesi dell'anno. La catena ufficiale del Comando va dal generale Sachez, in Iraq, ad Abizaid, fino ad arrivare a Rumsfeld e al presidente Bush. "Uno deve far combaciare l'azione o l'inazione con i propri interessi - spiega l'ufficiale del Pentagono - Qual è il motivo per non essere aperti? Loro avevano previsto grossi problemi diplomatici". Ottimismo e riservatezza, secondo l'ufficiale del Pentagono, sono le caratteristiche principali dei comandi militari nell'era Rumsfeld, e in questo modo sono stati affrontati i rapporti da Abu Ghraib. "Vogliono sempre ritardare l'uscita di cattive notizie, nella speranza che succeda qualcosa di buono" spiega l'ufficiale».

FUORI DALLE REGOLE
«Le dichiarazioni di scusa e le spiegazioni della scorsa settimana non possono mascherare il fatto che, dagli attacchi dell'11 settembre, il presidente Bush e il suo entourage si sono sentiti coinvolti in una guerra contro il terrorismo in cui le vecchie regole non potevano valere. In privato, nel suo ufficio, Rumsfeld si è più volte scontrato con la riluttanza dei generali del Pentagono ad agire più aggressivamente. Subito dopo l'11 settembre, quando la guerra contro il terrore stava iniziando, Donald Rumsfeld ha espresso più volte il suo disprezzo per la Convenzione di Ginevra. Le lamentele sul trattamento dei prigionieri in America, ha detto Rumsfeld nel 2002, sono soltanto "sacche isolate di iperventilazione internazionale"».

GUANTANAMO
«Nell'estate del 2003 il generale Geoffrey Miller, allora comandante di Guantanamo, si recò in Iraq con un team di esperti per rivedere il programma dell'esercito. Le sue istruzioni furono radicali: le prigioni dell'esercito dovevano essere dedicate prima e soprattutto agli interrogatori e alla raccolta di informazioni necessarie per la guerra. Era d'accordo il generale Ricardo Sanchez, comandante delle forze Usa in Iraq, che due mesi dopo diede ordine formale 205ma Brigata dell'intelligence militare di prendere il controllo della prigione. Questa decisione, secondo il rapporto Taguba, di fatto esautorò la polizia militare, lasciando campo libero agli agenti della Cia e alle guardie private. Un agente della Cia è sotto inchiesta per la morte di un detenuto nel carcere di Abu Ghraib».

I CANI
In una delle nuove fotografie un giovane soldato è nel corridoio della prigione. Sullo sfondo due cani abbaiano ad un uomo. Altre fotografie mostrano cani che tirano i guinzagli e ringhiano al prigioniero. In un'altra, scattata pochi minuti dopo, l'uomo è a terra. Il sangue che gli esce da una gamba.

IL DOSSIER
L'uso dei cani militari era stato documentato anche dal generale Taguba, nel suo rapporto consegnato il 26 febbraio scorso al comando americano. «I soldati americani - aveva scritto il generale - usano i cani militari per spaventare e intimidire i detenuti con la minaccia di un attacco, e in un caso un prigioniero è stato effettivamente morso».

LA STRATEGIA
Ottimismo e riservatezza, secondo un ufficiale del Pentagono, sono le caratteristiche principali dei comandi militari nell'era Rumsfeld, e in questo modo sono stati affrontati i rapporti da Abu Ghraib. «Vogliono sempre ritardare l'uscita di cattive notizie, nella speranza che succeda qualcosa di buono» spiega l'ufficiale.

MORTE
Un agente della Cia è sotto inchiesta per la morte di un detenuto nel carcere di Abu Ghraib. La vittima sarebbe l'uomo dal corpo tumefatto, avvolto nel ghiaccio, ritratto in una delle immagini che hanno fatto il giro del mondo.