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La verità negata

Alessandro Ursic

PeaceReporter, 10 maggio 2004

È uscito il rapporto segreto del Comitato internazionale della Croce Rossa che documenta gli abusi nelle carceri irachene. Le violenze, scrive il documento, non erano opera solo di alcuni soldati depravati. Ma erano "parte del procedimento" usato per estorcere le confessioni. Gli Usa, la Gran Bretagna e le autorità della coalizione sapevano tutto da mesi.

Gli abusi contro i detenuti nelle carceri irachene non erano sporadici, ma costituivano “parte del procedimento” usato per estorcere le confessioni. Lo scrive il Comitato internazionale della Croce Rossa (Cicr), nel rapporto riservato concluso il 4 febbraio – tre mesi prima che le foto dello scandalo venissero pubblicate dai media – e consegnato subito dopo al capo dell’autorità provvisoria della coalizione, Paul Bremer e al comandante delle forze militari, il generale Usa Ricardo Sanchez.

Il dossier di 24 pagine, risultato di 29 visite in 14 centri di detenzione effettuate tra marzo e ottobre 2003, elenca “abusi diffusi” sui prigionieri. L’uso “eccessivo e sproporzionato” della forza ha causato in alcuni casi la morte dei detenuti oppure ha provocato gravi ferite. La coercizione fisica, fatta di “insulti, umiliazione fisica e psicologica” è stata a volte “equivalente alla tortura”. I prigionieri venivano “incappucciati fino a quattro giorni”, ammanettati dietro la schiena “per periodi lunghi causando danni alla pelle e ai nervi”, fatti sfilare nudi o coperti da indumenti femminili sotto gli occhi degli altri detenuti, picchiati “anche nei testicoli con calci, pugni, e oggetti duri come per esempio il calcio di un fucile”, tenuti “nudi e in isolamento in celle completamente buie”, “privati del sonno, dell’acqua e del cibo”. Molte delle persone intervistate dal Cicr hanno paragonato queste sevizie a quelle praticate sotto il regime di Saddam Hussein.

I funzionari della Croce Rossa, si legge nel rapporto, avevano più volte informato le autorità della coalizione che nelle carceri irachene venivano autorizzate pratiche che costituivano "gravi violazioni del diritto internazionale e umanitario". "Dopo aver testimoniato a questi casi, il Comitato internazionale della Croce Rossa ha interrotto le visite chiedendo una spiegazione alle autorità militari. L'ufficiale dell'intelligence responsabile degli interrogatori - racconta il documento - spiegò che il trattamento era parte del procedimento".

Il rapporto elenca anche i casi di morte sospetta nei centri di custodia, che riguardano anche la nuova polizia irachena e il contingente britannico di stanza a Bassora. In particolare, parla di un prigioniero morto in prigione nel settembre 2003. La Croce Rossa racconta che il detenuto, arrestato con altre otto persone in un albergo di Bassora, era stato costretto a "inginocchiarsi, faccia e mani contro il pavimento", nella stessa posizione in cui pregano i fedeli musulmani. "I soldati schiacciavano il collo" con i piedi "a chi alzava la testa". Nel suo certificato di morte si indicava l’infarto come causa del decesso. Ma "la descrizione del cadavere fornita al Cicr da un testimone oculare parlava di naso e diverse costole rotti, di lesioni sul viso riconducibili a percosse", dice il documento.