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Enduring Freedom: abusi delle forze Usa in Afghanistan

Enrico Piovesana

PeaceReporter, 9 marzo 2004

Arresto arbitrario di civili, tortura e uccisione di detenuti, uso ingiustificato della forza militare contro obiettivi civili. Sono le gravissime accuse mosse alle forze Usa operanti in Afghanistan dalla nota associazione americana di difesa dei diritti umani, Human Rights Watch.
Il portavoce delle forze Usa in Afghanistan, il colonnello Bryan Hilferty, ha dichiarato: “Questo rapporto mostra una mancanza di comprensione delle leggi di guerra e dell’ambiente in cui ci troviamo ad operare”. Un'implicita ammissione che quanto scritto nel rapporto è tutto vero

Il voluminoso rapporto di Human Rights Watch intitolato “Enduring Freedom: abusi delle forze Usa in Afghanistan”, basato su indagini condotte tra la fine del 2003 e l’inizio del 2004 e pubblicato ieri, punta il dito innanzitutto sul modo in cui le forze armate Usa operanti nel paese, circa novemila uomini in tutto, conducono le loro operazioni dirette alla cattura di sospetti militanti appartenenti alla resistenza talebana o alla rete di Al Qaeda.
Secondo Hrw i militari americani ricorrono all’uso ‘letale’ della forza in maniera del tutto ingiustificata, cioè in assenza di provocazioni o di condizioni di oggettiva pericolosità, in aree civili residenziali, causando perdite tra la popolazione.
Emblematico il regolare impiego degli elicotteri da combattimento che, con le loro mitragliatrici pesanti, aprono il fuoco su abitazioni e obiettivi civili in aree non ritenute ‘combat zone’, a scopo intimidatorio e non i risposta a minacce oggettive, violando ogni regolare regola d'ingaggio.
Circostanze, queste, confermate tra l’altro dalle ricorrenti stragi di civili accadute nei mesi scorsi.
Durante molte operazioni di cattura sarebbero avvenuti anche episodi di saccheggio e devastazione di abitazioni ad opera dei militari afgani che agiscono con il supporto e il coordinamento delle forze Usa.
Il risultato di queste operazioni, afferma Hrw, è l’arresto arbitrario di civili del tutto estranei alla resistenza anti-americana, semplici contadini, commercianti, artigiani catturati sulla base di errate e approssimative informazioni d’intelligence. Solitamente vengono fatte prigionieri tutti i maschi in età militare sorpresi nella zona delle operazioni o in luoghi in cui sono appena avvenuti attacchi contro le forze Usa. Altre volte vengono arrestate persone solo per scopi d'intelligence, cioè capi tribali o religiosi locali che si suppone possano fornire informazioni utili alla cattura di esponenti talebani.
I prigionieri vengono poi reclusi in luoghi segreti e per periodi indefiniti, senza accuse, senza possibilità di difesa, senza un regolare processo.

E qui arriva l’accusa più grave e inquietante, quella che riguarda il trattamento dei prigionieri, oltre un migliaio in tutto, distribuiti in varie strutture di detenzione allestite presso le basi militari Usa di Bagram, Kandahar, Jalalabad e Asadabad.
Secondo molte testimonianze raccolte da Hrw interrogando persone rilasciate, in queste prigioni i militari americani infliggono ai detenuti ogni sorta di maltrattamento.
Vengono brutalmente picchiati, costretti per lunghi periodi in posizioni che provocano dolore, privati del sonno per giorni e giorni, ‘lavati’ con acqua gelida e poi esposti alle estreme temperature dell’inverno afgano. Sono tenuti sempre in catene, anche durante la notte. Solo durante gli interrogatori vengono liberati dai ceppi. Interrogatori che spesso vedono i detenuti denudati, incappucciati e maltrattati.
Tali maltrattamenti, considerati da Hrw come vere e proprie forme di tortura psico-fisica, conducono spesso alla morte dei detenuti.
Ma questi casi poi, accusa Hrw, vengono coperti e insabbiati dalle autorità militari Usa.
Gli unici casi trapelati sono stati quelli di tre prigionieri deceduti nel dicembre 2002 durante la loro permanenza a Bagram e Adadabad: l’esercito Usa si è sempre rifiutato di aprire un’inchiesta su questi fatti e nessun ufficiale americano ha mai dato spiegazioni in merito.

“Il Pentagono deve smetterla di costruire muri intorno a queste morti e a queste accuse di maltrattamenti e torture – ha affermato Bred Adams, direttore del dipartimento Asia di Hrw –. Gli Stati Uniti hanno il dovere di indagare e perseguire coloro che hanno violato la legge.
Ma purtroppo non c’è alcun segnale positivo in questo senso.
In Afghanistan gli Usa stanno dando un esempio terribile in tema di pratiche detentive. Torture, trattamenti crudeli, disumani e degradanti sono una pratica comune e diffusa. Oltre a questo i prigionieri sono tenuti in un buco nero giuridico, senza tribunali, difensori e garanzie legali di base. Queste pratiche violano il diritto internazionale umanitario e gli standard minimi dello stato di diritto. Con questo comportamento, e con il rifiuto di sanzionarlo, il governo americano sta adottando un doppio standard, dato che le pratiche da esso usate sono le stesse condannate come tortura quando si parla di altri paesi. Così facendo gli Usa stanno erodendo gli standard legali internazionali, perché ora ogni governo autoritario del mondo può prendere ad esempio la condotta delle forze americane in Afghanistan per dire 'Se loro possono violare i diritti umani senza conseguenze, possiamo fare lo stesso anche noi'”.

L’amministrazione Bush ha sempre respinto questo genere di accuse, impedendo al contempo ogni indagine indipendente. Nessun osservatore è stato mai ammesso all’interno delle prigioni Usa in Afghanistan.
Ma questa volta, la reazione ufficiale al rapporto è stata diversa, nel senso che non solo le autorità hanno negato le accuse, ma hanno contrattaccato difendendo il loro operato e criticando la solitamente stimata e rispettata associazione Hrw.
Il portavoce delle forze Usa in Afghanistan, il colonnello Bryan Hilferty, ha dichiarato: “Questo rapporto mostra una mancanza di comprensione delle leggi di guerra e dell’ambiente in cui ci troviamo ad operare”.
Un'implicita ammissione che quanto c'è scritto nel rapporto è tutto vero.