A dimostrazione del fatto che le torture applicate sistematicamente dai militari
Usa e britannici ai prigionieri in Iraq rientrano nella "normale amministrazione",
va ricordato che da tempo è noto che anche in Afghanistan tale procedura
è stata attuata sin dall'inizio dell'occupazione Usa, così come
esistono denunce riguardanti innumerevoli casi di scomparsa.
Infatti oltre ai detenuti nel campo di Guantanamo Bay è risaputa l'esistenza
di strutture concentrazionarie analoghe in Afganistan, Pakistan, Egitto e altre
località segrete in Arabia Saudita e negli Emirati Arabi.
I catturati all'estero rimangono sempre, in una prima fase, sotto detenzione
statunitense, anche se i luoghi di detenzione sono dislocati su territori formalmente
sovrani. Questo permette agli agenti della Cia, dell'Fbi e delle altre agenzie
di sicurezza - anche private - di violare legalmente le leggi americane e, al
tempo stesso, di far credere ai prigionieri di essere sotto custodia dei servizi
di sicurezza arabi che notoriamente non vanno per il sottile. Delegando gli
"interrogatori" agli aguzzini locali, gli agenti Usa possono inoltre
evitare di sporcarsi troppo le mani, limitandosi ad un ruolo di registi dando
suggerimenti e registrando confessioni.
In Afganistan e in Pakistan, secondo le denunce e le inchieste dell'organizzazione
Human Rights Watch e della Afghan Independent Human Rights Commission, le peggiori
strutture carcerarie sono quelle che avvengono nella base di Bagram, a Kandahar,
a Gardez, a Ghazni, a Jalalabad, a Asadabad, dove "ci sono prove evidenti
che mostrano che il personale statunitense ha commesso atti contro i detenuti
che equivalgono a tortura o trattamento crudele, inumano, degradante",
rendendosi responsabile anche di alcune morti accertate, dato che gli stessi
medici legali Usa che ne hanno eseguito le autopsie hanno ammesso trattarsi
di omicidio.
A Kandahar esiste un campo di detenzione allestito nella base dell'aeroporto
internazionale, simpaticamente denominato "il campo delle sberle",
dove le torture rientrano nel regime carcerario e vengono usati i cani per aggredire
i malcapitati. A poca distanza da Kandahar vi è anche un altro campo
famigerato presso la base militare Usa di Grishk, dove i prigionieri arrivano
nudi, ammanettati e incappucciati e quindi lasciati così all'aperto per
giorni. Analoghe le denunce riguardanti il campo di prigionia nella base militare
di Bagram - utilizzata anche da reparti italiani partecipanti ad Enduring Freedom
- dove ex-prigionieri hanno riferito di aver ricevuto maltrattamenti fisici
e psicologici, quali forzate posizioni dolorose, privazione del sonno, temperature
estreme. Secondo Emergency, molti prigionieri vi vengono abitualmente trasportati
dentro container in condizioni aberranti; d'altronde le stesse autorità
Usa hanno ammesso di recente la morte di alcuni prigionieri in seguito a torture.
Tutte cose note da almeno un anno, eppure sottaciute anche da quelle forze politiche
che si sono indignate per le fotografie degli orrori nel carcere iracheno di
Abu Ghraib; quelle stesse forze politiche "di sinistra" che in Italia
chiedono il ritiro dei militari italiani dall'Iraq ma non dall'Afganistan, oppure
che in Spagna, dopo la vittoria di Zapatero, accettano l'annunciato trasferimento
del contingente spagnolo dall'Iraq all'Afganistan.
In attesa che salti fuori qualche fotografia oscena proveniente da Kabul.