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La Cbs trasmette il video-diario di una soldatessa

Corriere della Sera, 13 maggio 2004

Il racconto: «Abbiamo sparato a due detenuti. Uno forse è morto». Si vede una vipera e lei che dice a un detenuto del carcere di Camp Bucca: «Se ti muovi ti morde e muori in sei ore».

WASHINGTON - Lo scandalo delle torture si allarga sempre più. Nuove fotografie, rivelazioni, filmati, stanno mettendo in ginocchio la credibilità dell'intera struttura militare americana. Una nuova spallata a quella struttura viene dall'ultimo video trasmesso dalla Cbs. Si vede il viso sempre offuscato, perchè non sia riconoscibile; si sente la voce da ragazzina; le immagini un po' mosse. La televisione ha trasmesso nel suo newsmagazine «60 Minutes-Two», il video-diario di una soldatessa di 20 anni in servizio, un anno fa, a Camp Bucca, che fu uno dei primi campi di prigionia allestiti dagli americani in Iraq e che fu già teatro di violenze contro i detenuti. Il montaggio del video-diario dura pochi minuti, inframmezzati da interviste a protagonisti di abusi sugli iracheni denunciati già un anno fa: una donna e un uomo, entrambi accusati di avere percosso detenuti, negano l'addebito (la donna è quella cui sono state attribuite violenze su un prigioniero che lei riteneva avesse violentato Jessica Lynch).

LA TIVÙ - La Cbs è la tv americana che per prima diffuse, alla fine di aprile, le foto degli abusi inflitti da militari americani a detenuti iracheni, all'origine dello scandalo in atto. Nel suo video-diario, la ragazza soldato, che non viene identificata e che, come tanti altri suoi commilitoni, dice di essersi arruolata per pagarsi le spese dell'università, racconta la vita a Camp Bucca, si lamenta perchè i prigionieri mangiano meglio di lei e mostra di non avere considerazione per la loro vita. A un certo punto, la ragazza inquadra una vipera. «Se ti morde, muori in sei ore. Ha morso due detenuti e sono morti. Ma chi se ne importa? Due in meno di cui mi devo occupare». La ragazza e altri intervistati lamentano le condizioni di vita a Camp Bucca, dove c'erano una cinquantina di guardie per 7.000 prigionieri, dove ci furono rivolte e dove lo staff di comando sarebbe stato latitante.

SPARARE AI DETENUTI - A un certo punto del video-diario, la soldatessa racconta: «Oggi, abbiamo sparato a due detenuti: uno l'abbiamo colpito al petto, l'altro al braccio. Non sappiamo se quello colpito al petto sia già morto». Nello stesso servizio, la Cbs ha riproposto estratti dell'intervista già diffusa a Lynndie England, che dice che, nella prigione di Abu Ghraib, «c'era di peggio» di quello che s'è visto nelle foto rese pubbliche. «Facevamo quelle cose non perchè ce le immaginavamo noi, ma perchè avevamo ordini» di farle, ha in sostanza spiegato.